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Repubblica-La fretta del fare

. LA FRETTA DEL FARE da La Repubblica Sabato, 12 Gennaio 2002 LA FRETTA DEL FARE MIRIAM MAFAI Doveva essere un clamoroso successo, la prova della concretezza e della efficienza d...

12/01/2002
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la Repubblica

. LA FRETTA DEL FARE
da La Repubblica
Sabato, 12 Gennaio 2002
LA FRETTA DEL FARE

MIRIAM MAFAI

Doveva essere un clamoroso successo, la prova della concretezza e della efficienza del ministro Moratti, della sua capacità di avviare in tempi brevi una nuova riforma della scuola. E, infatti, in pochi mesi, Letizia Moratti, dopo avere bocciato la riforma dei cicli e il prolungamento dell'obbligo scolastico già decisi dal precedente governo di centrosinistra, aveva preparato un nuovo disegno di legge, condensato in soli otto articoli, che ieri ha sottoposto al Consiglio dei ministri, sicura di una immediata approvazione. Che, invece, non c'è stata.

Come spesso accade ai tecnici, a quelli che Berlusconi definisce orgogliosamente gli "uomini del fare", la Moratti ha ignorato o sottovalutato le riserve e le resistenze degli alleati di governo che hanno imposto un rinvio e un riesame di quel progetto. Una pausa di riflessione, come si usa dire, la richiesta di un approfondimento, anche in rapporto agli impegni di spesa relativi.
Il disegno di legge del ministro Moratti è caratterizzato da una precoce separazione dei percorsi scolastici, da una separazione rigida tra l'istruzione superiore (i vari tipi di liceo) e la formazione professionale con il passaggio di questa, e il relativo corpo insegnante, dallo Stato alle Regioni. Si tratta di scelte discutibili, che avevano provocato proteste e riserve non solo da parte dei sindacati e degli insegnanti ma anche da ambienti della Confindustria (per non parlare delle manifestazioni degli studenti). Scelte discutibili, anche perché notevolmente innovative rispetto all'impianto attuale della nostra scuola e a quello ipotizzato dai ministri Berlinguer e De Mauro, ma che il ministro, nonostante la convocazione dei cosiddetti "Stati generali" del dicembre scorso, non aveva voluto sottoporre a nessun serio confronto con le varie forze politiche e sociali, i sindacati, gli studenti, gli insegnanti.
Come molti "uomini del fare", anche Letizia Moratti ama lavorare in splendida solitudine, rifiuta la strada della ricerca delle mediazioni e del consenso. E' possibile '#8211; anche se non ne sono certa '#8211; che sia questo il metodo di lavoro dei grandi dirigenti d'azienda. Ma la gestione della cosa pubblica richiede anche altro, una certa dose di flessibilità, una diversa capacità di ascolto, e, se del caso, di revisione delle proprie posizioni. La maggioranza di governo, del resto, nonostante la netta prevalenza di Forza Italia e la capacità di comando di Berlusconi, è una maggioranza composta da forze che provengono da diverse storie politiche e culture, ed è apparsa spesso divisa nelle ultime settimane e su problemi di primaria importanza.
L'opposizione non deve sopravalutare questi segnali, immaginare crisi della maggioranza e sognare imboscate parlamentari e spallate. Ma dovrebbe, se ne ha la capacità, indicare in modo molto chiaro ed efficace quali sono, su ognuno dei problemi aperti, le sue concrete proposte alternative. Anche sulla scuola, per intenderci. E convincere della bontà delle sue proposte anche coloro che, il 13 maggio, hanno votato per Berlusconi.
Che la nostra scuola abbia bisogno di una buona dose di innovazione è fuori dubbio. Per carità di patria non ricorderemo qui i dati recentemente diffusi dall'Ocse a testimonianza del modestissimo livello dei nostri quindicenni in tema di competenze linguistiche, matematiche e scientifiche. Quei dati, confrontati con quelli degli anni precedenti, provano un costante calo della qualità dei nostri studenti sullo scacchiere europeo: un dato che non può non preoccupare la pubblica opinione, il Parlamento e chi dirige oggi il ministero.
Voglio pensare che da questa preoccupazione e dal proposito di superare questo divario, dalla preoccupazione cioè di migliorare il livello della nostra scuola nascano i propositi del ministro. Ma innovare in una materia così complessa, sulla quale convergono tanti interessi e spinte contrastanti, è estremamente difficile. Se la Moratti intende portare a buon fine il suo disegno sarà bene quindi che tenga conto non solo delle opinioni e delle riserve che sono già state espresse ieri da esponenti della stessa maggioranza di governo ma anche delle osservazioni e delle critiche della opposizione.

MIRIAM MAFAI


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