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"Rendiamo il Coronavirus una risorsa. Studenti a casa? Sperimentiamo una scuola smart"

Paolo Fasce, dirigente dell’Istituto “Nautico San Giorgio” - Genova e Camogli, ha diramato una circolare in cui ha chiesto ad alunni e insegnanti di tentare la strada dello “smart teaching” e dello “smart learning”

27/02/2020
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L'Huffington Post

Ilaria Betti

La sua scuola ha chiuso i battenti a causa del coronavirus, ma lui non si arrende. Paolo Fasce, dirigente dell’Istituto “Nautico San Giorgio” - Genova e Camogli, ha diramato una circolare in cui ha chiesto ad alunni e insegnanti di non abbandonare i libri, ma di tentare la strada dello “smart teaching” e dello “smart learning”. Insegnare e imparare da remoto, dunque: ma come? Tramite registro elettronico, audiolezioni in podcast, videolezioni caricate su Youtube, classi virtuali su Skype, programmi gratuiti come la community di apprendimento open source Moodle o Google Classroom, che mira a semplificare la creazione e la distribuzione di materiale didattico, l’assegnazione e la valutazione di compiti online. “Credo fermamente che si possa trasformare il problema in una risorsa. Sono convinto che passata questa emergenza saremo più forti, più preparati su molti fronti - spiega Fasce ad HuffPost -. D’altronde questa situazione ci offre la possibilità di sperimentare come mai prima d’ora”.

Quasi quattro milioni di alunni in Italia sono costretti a casa, il 44% dell’intera popolazione scolastica del nostro Paese, e non è ancora possibile prevedere quando riprenderanno le attività scolastiche in molte città e paesi. La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha annunciato che si sta attivando per la didattica da remoto, così come da tempo ha fatto la Cina, dove circa 50 milioni di studenti su 200 milioni stanno ricevendo formazione a distanza. D’altra parte, come riporta Fasce nella circolare, non è necessario avere grosse attrezzature: basta avere a disposizione un calcolatore personale dotato di connessione a internet e di una cuffia/microfono.

“Negli ultimi dieci anni è cambiato moltissimo l’approccio alla tecnologia. Siamo nel bel mezzo del Piano nazionale scuola digitale - aggiunge Fasce - e ormai gli insegnanti hanno confidenza con gli strumenti tecnologici. Le classi sono dotate di Lim, di registro elettronico. Ma dovrebbe essere fatto un piccolo sforzo in più. Per quanto riguarda le videolezioni, ad esempio, non ci sono precedenti. Nessuno, almeno nella nostra scuola, ha mai detto: ‘Ragazzi, sintonizziamoci tutti sulla piattaforma alle 10 per la lezione’. Il problema della lezione online è che tutti devono collegarsi alla stessa ora e le modalità devono essere chiare. Eppure non è impossibile, anzi”.

È necessario, come scrive il preside nella circolare, passare “dai massimi sistemi alle aule”: “Ricordo che la nostra scuola è all’avanguardia sul tema del digitale in classe, sia per gli strumenti che fisicamente vi sono allocati, sia per i progetti che ruotano attorno alla medesima (penso alle sinergie con Scuola di Robotica, all’ECDL e a Future Labs) - si legge nel documento - e pertanto il passaggio dai massimi sistemi alle aule e al lavoro quotidiano sarebbe senz’altro un segnale di osmosi tra i diversi ambiti che attraversano la nostra istituzione scolastica autonoma. Buon smart working a tutti”.

Ma seguire una lezione da remoto, per un teenager, non potrebbe essere fonte di distrazione? Secondo Fasce, rendere la scuola più smart non farebbe altro che migliorare l’esperienza degli studenti: ”Siamo nel mondo del lifelong learning, l’apprendimento permanente o continuo. I nostri ragazzi frequentano la scuola per tredici anni della loro vita, ma non smettono di imparare una volta usciti. Dal momento che usano quotidianamente rete e tecnologia sarebbe bene che la scuola insegnasse loro ad usarle nel modo giusto affinché possano essere accompagnarli nella loro vita di adulti”. “Io mi auguro che - conclude il professore - passata l’emergenza, il discorso sul digitale nelle scuole venga inserito nei piani e che venga messo a punto un protocollo affinché tutti ne possano giovare”.


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