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«Quale scuola dopo le medie? Decidano i prof, non i genitori»

Oliva: vanno ridotti gli abbandoni

11/04/2019
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

Tempo lungo a scuola dai 3 ai 14 anni; educazione civica anche alle superiori; sport, musica e altre attività per tutti; meno insegnanti e più figure professionali per guidare gli studenti nei pomeriggi scolastici; orientamento e scelta della scuolasuperiore a carico del consiglio di classe (senza lasciare spazio ai genitori); valutazione dei docenti. Ci sono molte proposte e alcune provocazioni nel Quaderno dell’associazione Treellle che è appena stato pubblicato e che ha l’ambizione di provare a dare consigli per cambiare il sistema educativo (si intitola infatti «Il coraggio di ripensare la scuola»).

L’idea che ispira Attilio Oliva e Antonino Petrolino è quella di recuperare il gap di efficacia ed efficienza del sistema scolastico italiano rispetto agli altri sistemi europei oltre a garantire a tutti i ragazzi, anche a quelli che provengono da famiglie disagiate, le stesse opportunità. «Cosa che oggi ancora non avviene perché in questi decenni non abbiamo fatto altro che provare a trasformare una scuola pensata per pochi in una scuola per tutti, senza cambiare niente o quasi», secondo le parole di Oliva.

L’obiettivo del piano di Treellle è quello di ridurre la dispersione scolastica, che in Italia fatica a scendere e che anzi negli ultimi due anni è tornata a salire dal 13,8 del 2016 al 14,5 dell’anno scorso. Nel breve periodo Oliva suggerisce di rendere più vincolanti le regole per la scelta delle scuole superiori. Non solo come avviene oggi con l’orientamento, la presentazione dei diversi indirizzi e il documento del consiglio di classe che suggerisce il tipo di scuola più indicato per lo studente. Secondo Treellle i professori delle medie dovrebbero prendersi la responsabilità di «decidere» autonomamente e senza dar voce ai genitori: ciò ridurrebbe gli abbandoni, «troppo spesso — si legge nel progetto — dovuti alle valutazioni errate di ragazzi e famiglie».

Una proposta più costosa (diversi miliardi secondo i primi calcoli) è invece quella del ripensamento dell’organizzazione scolastica, dei suoi tempi, dei suoi curricoli e delle sue pratiche didattiche: ci vuole, si legge nel Quaderno 2019, una scuola con tempo lungo obbligatorio dai 3 anni, con uscita a metà pomeriggio. Servirebbe non solo a sollevare le famiglie ma proprio a ridurre il peso dei condizionamenti ambientali e familiari sui ragazzi, ridurrebbe il «tempo vuoto» speso davanti a tv e videogiochi. «La stessa offerta di tempo lungo, facoltativo, andrà proposta agli studenti delle secondarie (15-19 anni)», si legge nelle tesi di Oliva. Ore in più — otto al giorno in totale — per fare che cosa? Non certo altre lezioni, ma «attività formative attrattive, motivanti e socializzanti, con molte opzioni», nelle quali gli studenti saranno accompagnati nono dai professori ma da co-educatori con contratti a tempo determinato, insomma da giovani precari


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