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Prof e genitori in piazza per la ripresa Maggioranza divisa sulle assunzioni

Cresce il pressing per il rientro a settembre. Ma non c'è intesa su come arruolare i docenti

24/05/2020
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La Stampa

maria rosa tomasello
ROMA
Il tempo per decidere come sarà la scuola prossima ventura sta per scadere, ma nelle ore in cui genitori, insegnanti e studenti scendono in piazza per chiedere che a settembre si torni «tutti in classe» perché «la scuola a distanza è scuola d'emergenza», la maggioranza trova un nuovo motivo di divisione. La tensione si alza sulla decisione più urgente, ovvero come selezionare gli insegnanti precari da immettere in ruolo con concorso straordinario in base alla legge 159 del 2019: 24mila docenti con almeno tre anni di anzianità a cui si aggiungeranno altre 8 mila delle ulteriori 16 mila assunzioni previste dal decreto Rilancio, per un totale di 32 mila. Dovrà essere un test a crocette con 80 quesiti, da svolgere in presenza tra luglio e agosto, come chiede la ministra Lucia Azzolina che, appoggiata dall'inedito fronte Cinquestelle– Italia Viva, rimarca la necessità di far prevalere il merito? Oppure una graduatoria per titoli e servizi, come prevedono gli emendamenti di Pd e Leu (sostenuti dai sindacati) anche per evitare rischi in una fase di emergenza sanitaria?
Via Twitter, Azzolina prova intanto a rassicurare i manifestanti che in 16 città, da Milano a Torino fino a Roma e Napoli, hanno risposto all'appello del comitato "Priorità alla scuola" invocando il ritorno alla didattica in presenza: «A settembre, a ben sei mesi dalla chiusura, non si potrà più parlare di emergenza» sottolineano i promotori. Nei giorni scorsi i sondaggi l'avevano chiarito: ai ragazzi non piace la didattica mediata da uno schermo. E ieri nei sit-in convocati in tutta Italia, rigorosamente protetti da mascherine, l'hanno ripetuto urlando i loro slogan e innalzando cartelli colorati: «Finché c'è il pc noi rimaniamo qui» e «La scuola dimenticata in piazza è tornata». «Condivido la necessità di quanti chiedono di tornare tra i banchi a settembre – risponde la ministra – È una priorità per il governo. Siamo al lavoro con il Comitato tecnico-scientifico per la ripresa delle lezioni in presenza e in sicurezza».
Ma il faro della politica è puntato altrove. Dopo una serie di incontri infruttuosi – ultimo il vertice di venerdì tra il premier, la ministra e i capigruppo – le divisioni che minano la maggioranza hanno rimesso la palla nelle mani di Giuseppe Conte. Spetterà dunque al presidente del Consiglio trovare una mediazione. Le lancette corrono verso martedì, quando il decreto Scuola approderà in commissione al Senato: il termine per sbrogliare la matassa è domani, e un nuovo confronto convocato dal premier è in vista già oggi. Conte dovrà ragionarne anche con se stesso: la sua posizione iniziale coincideva infatti con quella di Azzolina, ma ora più che difendere convinzioni bisogna evitare spaccature. La "clausola di emergenza" messa in campo dalla ministra – niente concorso se la situazione epidemiologica precipita – non è stata presa in considerazione dagli alleati, mentre il M5s ha lanciato l'hastag #lascuolachemerito. «No ai ricatti, no concorsi per soli titoli», ha twittato il vice ministro a Stefano Buffagni.
Una via mediana potrebbe essere quella indicata dal capogruppo Pd in Senato Andrea Marcucci: immissione in ruolo degli insegnanti precari a settembre, e prova concorsuale a fine anno «senza rinunciare al merito e alla selezione». «Su questa base è possibile un accordo, purché la selezione sia davvero meritocratica» replica la capogruppo del M5s in commissione Istruzione Bianca Laura Granato, che sottolinea però: «Indisponibili a derogare su questi principi». Le posizioni quindi restano divergenti anche perché, come dice il senatore dem Francesco Verducci, confermando il «no ad una prova in presenza in emergenza con rischi incalcolabili», la qualità di competenze e insegnamento «non si misurano con quiz a crocette».
Per Francesco Sinopoli, segretario Flc Cgil, « il dibattito su un test a crocette per gente che insegna da anni è surreale – dice – Non comprendo la posizione del M5s con la caricatura di un sindacato che vuole la sanatoria: è falso e offensivo. Ricordo che quest'anno partirà già con 200 mila supplenze, quindi quelli che non passeranno la selezione li si ritroverà comunque a insegnare. Il nostro obiettivo è avere il maggior numero di docenti a settembre serve la strada più veloce e sensata: una selezione per titoli e poi definire con decreto qual è la prova che i docenti dovranno sostenere a fine anno». 


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