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Prof, addio tirocinio per salire in cattedra basterà la laurea

La riforma in Legge di bilancio. Bussetti: avremo docenti under 30 Il mondo della scuola si ribella: così si torna indietro di vent’anni

10/11/2018
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la Repubblica

Laurea, concorso, cattedra. In un fiato. « Avremo docenti under trenta » , assicura il ministro Bussetti, ministro dell’istruzione. Lo aveva annunciato il 12 settembre scorso al videoforum di Repubblica Tv, ora è tutto in Legge di bilancio. Il Miur a trazione leghista cancella i percorsi di abilitazione post- laurea, quelli che da Luigi Berlinguer fino alla Legge 107 passando per Mariastella Gelmini erano diventati necessari per «imparare a insegnare». Vent’anni di arruolamento specializzato. Niente: « Basta brevetti infiniti » , dice il ministro: « C’è bisogno di docenti giovani che diano forza alla scuola italiana, laureati subito in ruolo. Serve semplificazione e un ordine».

Il problema è che la semplificazione porta con sé un abbassamento della formazione degli insegnanti e, appunto, la fine del concetto che dopo il diploma di laurea ( con 24 crediti in materie psico- pedagogiche, in questo caso) per formarti alla cattedra serva una scuola speciale (si chiamavano Siss, dal 1999 al 2010, e i suoi cicli duravano due stagioni) o un Tirocinio formativo attivo lungo un anno ( il Tfa, costava in media 2.500 euro). Con la semplificazione e l’ordine di Bussetti esce di scena anche il Fit, Formazione iniziale e tirocinio, allestito dall’ex ministra Valeria Fedeli per recuperare precari e creare un percorso che in tre anni ti portava a imparare a tenere una lezione e una classe. Ad essere valutato. Tutto cancellato. La riforma dello staff Bussetti mantiene in vita solo un anno di valutazione, all’interno della scuola. Se hai appena vinto il concorso per docenti, ecco, potresti scoprire solo in aula che non sai spiegare il Risorgimento.

Marco Campione, suggeritore delle politiche della Buona scuola prima con l’ex sottosegretario Davide Faraone e poi con la Fedeli, dice adesso: «Ventiquattro crediti sono pari a quattro esami e non sono certo paragonabili a un ciclo di avvicinamento al mestiere, a seconda delle stagioni, di uno, due o addirittura tre anni. Mi sembra chiaro: avremo docenti forse più giovani, ma sicuramente meno preparati. Per introdurre il nuovo sistema di arruolamento è stato rallentato il concorso per abilitati, ancora in itinere, ed è stata cancellata la prova per non abilitati. Tutto questo ha portato una crescita dei supplenti nella scuola».

Emma Villani, Coordinamento nazionale delle scienze della formazione primaria, dice: «La fine delle specializzazioni post-laurea per l’insegnamento alle medie e alle superiori va in parallelo con il concorso non selettivo già voluto dal Governo per assumere le diplomate magistrali per l’infanzia e la primaria. Quell’atto di fatto fa fuori noi, giovani, laureate e pluriformate». Il concorso-sanatoria regalerà alle "diplomate", tra l’altro, il certificato B2 nelle lingue straniere anche se non prevede prova scritta.

Il mondo del precariato scolastico, al quale è stato tolto l’ultimo approdo alla stabilità (il Fit per non abilitati, appunto), è in un’agitazione allo zenit. «Se il Governo avvierà una tornata di concorsi per la campagna elettorale di marzo senza aver prima stabilizzato chi lavora da anni boicotteremo le attività didattiche, bloccheremo gli scrutini e ci renderemo irreperibili per gli esami di Stato», scrive il sindacato dei precari Anddl. La Uil fa notare che il concorso subito dopo la laurea rischia di scavalcare tutti gli iscritti alle graduatorie pre-ruolo non ancora assorbiti: duecentomila, almeno.

Negli ultimi giorni sono scesi in piazza gli studenti della Link con i dottorati di Adi e i lavoratori della conoscenza della Cgil: «La semplificazione delle procedure, non può andare a scapito della qualità dell’insegnamento».


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