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Privati in campo per l'edilizia

Il sottosegretario Reggi: apriamo ai fondi previdenziali. Domani al consiglio dei ministri il piano Renzi: 2,5 miliardi subito, la regia a Palazzo Chigi

11/03/2014
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

È un lavoro a tappe. Domani al consiglio dei ministri la prima: sblocco dei fondi già disponibili, da fonti statali ed europei, per l'edilizia scolastica e immediata esecutività dei progetti pronti. Interventi che potrebbero aggirarsi sui 2,5 miliardi di euro e più: al momento non c'è contezza della effettiva entità delle risorse disponibili.

E poi una cabina di regia presso la presidenza del consiglio dei ministri per semplificare le procedure di intervento e suggerire modelli di «rigenerazione» delle stesse scuole. «Nessun accentramento però dei poteri in materia», assicura Roberto Reggi, sottosegretario all'istruzione, ex sindaco di Piacenza, tra i renziani doc del governo. «Piuttosto bisogna evitare trasferimenti farraginosi e troppi enti intermediari e responsabilizzare i sindaci, che rispondono alla comunità locale». E poi liberare i vincoli che i comuni hanno per spendere i soldi che hanno già a bilancio. Insomma, «allentare il patto di stabilità», dice Reggi. Per reperire risorse aggiuntive, si dovranno però coinvolgere anche i privati. Ma la scuola è fatta dalle persone. Per cui, conferma Reggi, nell'agenda di governo grande spazio sarà dato alla «lotta alla dispersione scolastica, all'utilizzo degli strumenti digitali, alla formazione continua, fino ad arrivare a un riconoscimento diverso per i docenti, a livello di stipendio e dignità«.

Domanda. Quali sono le risorse per l'edilizia e che copertura hanno?
Risposta. É difficile sapere l'esatto ammontare delle risorse disponibili...Circa 1,2 miliardi fanno capo a provvedimenti vecchi e non sono stati spesi dai vari ministeri competenti. Un altro miliardo e 300 milioni deriva da disposizioni più recenti, dalla Legge del fare a Destinazione Italia. Ma poi ci sono i fondi europei della coesione che molte regioni non stanno spendendo e che invece vanno rendicontati entro il 2015. Per evitare che vadano persi ci sarà una riprogrammazione.

D. Certo non sapere neanche dove sono e quanti sono i soldi...
R. Purtroppo ogni ministero ha il suo report, non c'è una centrale unica che consenta di avere informazioni certe.

D. Si parla anche dell'allentamento del patto di stabilità per i comuni.
R. La ricetta su cui si esprimerà il Consiglio dei ministri sarà varia, l'allentamento del patto di stabilità è un'ipotesi probabile, vedremo in quale forma si concretizzerà.

D. Perché i fondi disponibili non sono stati spesi? Incomprensibile in tempo di crisi e di tagli ai bilanci.
R. Ci sono trasferimenti farraginosi, a volte troppe intermediazioni prima che siano utilizzabili, molti attori in campo. Una procedura da semplificare. Ecco perché serve un coordinamento centrale, una sorta di struttura di missione presso la presidenza del consiglio dei ministri.

D. Per superare lacci e lacciuoli, furono dati poteri straordinari alla Protezione civile. Qualcosa di simile?
R. Assolutamente no, non vogliamo riaccentrare nulla. La competenza è degli enti locali nella gestione delle risorse, ed è giusto che sia così. I sindaci rispondono ai loro elettori, che conoscono le reali e esigenze del territorio. Non ci sarà un commissario nazionale.

D. Per mettere in sicurezza tutte le 40 mila sedi scolastiche servirebbero 13 miliardi.
R. Il nostro è un lavoro necessariamente a tappe. Siamo convinti che debbano essere reperiti finanziamenti anche presso altre fonti. Per esempio offrendo ai comuni strumenti di partenariato pubblico-privato.

D. La misura sarà già nel pacchetto del prossimo consiglio dei ministri?
R. Non so se il premier Matteo Renzi porterà altro oltre ai dettagli dei meccanismi di spesa dei fondi subito utilizzabili, ma sicuramente quella del reperimento di ulteriori risorse è una partita parallela che andrà avanti.

D. Chi può avere interesse a investire nella ristrutturazione di una scuola?
R. Per esempio un fondo previdenziale, una cassa professionale in cambio di un buon rendimento. Gli enti locali possono conferire gli edifici scolastici a un fondo immobiliare per un congruo arco temporale, in cambio si impegnano a pagare un canone. Concessioni e gestione funzionano bene. E lo stato può fare la sua parte, dando un finanziamento a fondo perduto per iniziare le rigenerazione degli istituti.

D. Rigenerazione?
R. La metà delle scuole italiane è assai vecchia. Edifici costruiti con idee obsolete e materiali non sicuri. Si parla non a caso di rigenerazione, ovvero di intervenire sulle strutture portanti dell'edificio .

D. Una scuola non è solo questione di sicurezza.
R. É vero, i progetti dovranno essere ispirati anche dalla didattica, che è cambiata in questi anni e che deve guardare al futuro. L'idea è di sviluppare dal livello centrale un modello di riferimento per gli edifici scolastici che sia coerente con il modello didattico.

D. In che tempi? Una legge prevedeva l'istituzione dell'Osservatorio sull'edilizia scolasticapresso il Miur ben 18 anni fa. L'osservatorio sta per vedere la luce solo adesso.
R. Tempi veloci. Sappiamo che dobbiamo recuperare tutto il tempo perduto. 


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