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Priorità alla scuola, da oggi a domenica sit-in e lezioni all’aperto contro la Dad

Miozzo( Cts): «Avevamo chiesto di intervenire sui trasporti già il18 aprile, Dalla didattica a distanza gravi danni per gli studenti. Mi auguro che l'autorevolezza dei prefetti aiuti a risolvere i problemi da qui al 7 gennaio per il rientro nelle scuole". Strada in salita con quella alcuni chiamano "terza ondata" e la sconcertante disorganizzazione del governo e delle regioni

11/12/2020
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il manifesto

Roberto Ciccarelli

Continua la mobilitazione per il rientro al 100% a scuola con le lezioni in presenza e in sicurezza dentro e fuori le classi. Da oggi a domenica il movimento «Priorità alla scuola» ha convocato presidio lezioni all’aperto a Faenza, Firenze, Perugia, Torino, Milano, Napoli, Salerno, Mantova, Verona, Vicenza, Mestre, Padova, Treviso. E oggi il movimento parteciperà a un convegno del Cesp (Centro Studi per la Scuola Pubblica) a cui sono iscritti oltre mille docenti. Sarà trasmesso in diretta Facebook dalle 9 alle 13 ed è organizzato dai Cobas Scuola: «La situazione è desolante – sostengono gli attivisti del movimento, genitori, docenti e studenti – Caos a livello regionale, ricorsi a ripetizione ai Tar, ordinanze difformi dai Dpcm. Chiediamo il potenziamento dei trasporti e i servizi di medicina scolastica, vanno concluse le nomine deiscenti precari per garantire la didattica in continuità». Non sarà facile con la terza ondata del virus in arrivo e la disorganizzazione dicui ha dato prova il governo.

«La scuola è un ambiente protetto, siamo preoccupati per la Dad, in alcune regioni ci sono state lezioni in presenza solo per 2-3 settimane [la Campania, ad esempio, ndr] – ha detto ieri Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico-scientifico in un’audizione i alla commissione istruzione del Senato – Sin dal 18 aprile abbiamo suggerito al governo una serie di indicazioni, che riguardavano tutti gli ambiti, incluso il problema dei trasporti. E nei mesi estivi abbiamo dato tutte quelle indicazioni per le strutture locali, per adattarsi a quelle indicazioni. Il Cts non è stato investito del tema della Dad non ne ha valutato appropriatezza e criticità. In altri paesi a noi vicini e analoghi per diffusione del virus e contesto sociale, La scuola o non è stata chiusa o lo è stata per un periodo brevissimo; poi è stata riaperta e lo è tutt’oggi: il mondo scolastico italiano soffre di una politica di distrazione storica e ha affrontato la tragedia del coronavirus con tanti limiti. Mi auguro che l’autorevolezza dei prefetti porti a una soluzione» entro il prossimo 7 gennaio.«Siamo mettendo tanta enfasi al tema del rientro a scuola ma il problema non è la data in cui tornare ma di fare sì che la scuola del futuro non sia la riproposizione di quella che si aveva prima del covid» ha detto in un’altra audizione Patrizio Bianchi, già coordinatore della task-force al Ministero dell’Istruzione.

È stata pubblicato ieri dall’Indire un’indagine sulle pratiche didattiche durante il lockdown dello scorso anno scolastico da marzo a giugno 2020. Dalle risposte di 2842 docenti è emerso che hanno svolto circa otto ore di didattica a distanza settimanale, ma il dato va relativizzato sia rispetto al campione, una minoranza, sia rispetto a un periodo in cui la Dad non era ancora formalizzata. Il gruppo dei docenti analizzati si è diviso tra chi ha dimostrato maggior confidenza con gli strumenti online e altri che hanno replicato le modalità della lezione frontale in presenza. Dall’indagine è emersa la necessità di comprendere l’estensione del lavoro necessario per insegnare: oltre alla preparazione delle lezioni, ai colloqui e alle riunioni va considerata anche la formazione al digitale