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Premi Erc, i ricercatori italiani secondi in Europa

Gli studiosi nazionali hanno ottenuto cinquanta riconoscimenti europei, ma soltanto venti sono frutto di un lavoro realizzato nelle università e negli enti di ricerca del Paese. L'Istituto italiano di tecnologia ne prende cinque, due al Politecnico di Milano e all'Università di Bologna

04/09/2020
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la Repubblica

Corrado Zunino

 L'Italia della scienza torna ad affermarsi in Europa, nel prestigioso passaggio stagionale degli Erc, i premi continentali gestiti dal Consiglio europeo della ricerca, prima emanazione scientifica dell'Unione. Dopo il forte arretramento della scorsa stagione, il nostro Paese risale in classifica ottenendo venti premi (compresi tra 1,5 milioni e 2,5 milioni di euro l'uno) con le università e gli istituti di ricerca nazionali e arrivando a cinquanta grants attraverso i nostri ricercatori oggi stanziati all'estero: all'Università tecnica di Monaco, all'Università di Bruxelles, all'Istituto di tecnologia di Zurigo, all'Accademia delle scienze d'Austria.

La questione si ripete con cadenza annuale: abbiamo studiosi di prima fila, quindi ben formati dalle nostre università, che, spesso, sono richiamati con successo da grandi accademie internazionali o, peggio, da noi faticano a realizzare i loro progetti.


La diaspora dei cervelliLa diaspora dei cervelli italiani si allarga. Con i 50 riconoscimenti ad personam, l'11,5 per cento del totale, il nostro Paese è il secondo in Europa per teste premiate: lo stesso risultato del 2018. Siamo dietro la Germania, sempre più locomotore della ricerca europea, davanti alla crescente Olanda, alla Francia e alla Svizzera. Di questi cinquanta progetti nazionali scelti, il numero più alto dal 2016 ad oggi, solo venti sono frutto, tuttavia, di ricerche realizzate nel nostro Paese. In questa classifica - progetti realizzati in Italia da studiosi italiani - siamo solo decimi (dodicesimi l'anno scorso), al seguito di nazioni con Pil inferori al nostro: Israele, Svezia, Belgio.  

Delle venti realtà nazionali premiate, si assiste all'exploit dell'Istituto italiano di tecnologia (Iit): nel 2020 prende cinque premi e con i quarantacinque vinti dalla sua fondazione si afferma come primo centro di ricerca italiano. L'Iit, che ha la sua base scientifica sulla Collina degli Erzelli di Genova e gestisce undici centri nelle maggiori università del Paese, ha ricevuto in queste stagioni un forte finanziamento pubblico, oggetto di critiche da parte del restante mondo scientifico. Oggi con questa affermazione dimostra che la concentrazione di risorse, e l'allargamento delle collaborazioni, produce risultati nella competizione internazionale. 

Due premi sono andati all'Università di Bologna (la calligrafia cinese nel campo delle arti visive e performative e le frontiere della fisica delle particelle, i temi sviluppati). Dice il rettore Francesco Ubertini: "E' un risultato che premia l'impegno dell'Alma Mater, impegno che in questi ultimi anni ha portato in ateneo oltre venti ricercatori e progetti Erc di altissimo prestigio internazionale".

Il bacino milanese resta centrale per la ricerca italiana. Due premi sono andati al Politecnico di Milano, uno alla Statale, uno alla Bocconi. Gli altri grantssono stati assegnati al Politecnico di Torino, all'Università di Trieste, all'Università di Trento, all'Università di Padova, all'Università di Parma, all'Università Federico II di Napoli, quindi all'Istituto nazionale di Fisica nucleare e all'Imt di Lucca.
 

Il prorettore Bocconi: "Più finanziamenti"

Francesco Billari, prorettore dell'Università Bocconi (un premio quest'anno per l'ateneo), in passato ha ottenuto il riconoscimento europeo lavorando all'Università di Oxford. A proposito dei cervelli italiani che portano lustro e finanziamenti ad altri centri europei, dice: "E' indubbio che esiste un problema del sistema di ricerca nazionale, gli Erc sono un indicatore della capacità competitiva del Paese. Il fatto che sono tanti gli italiani assegnatari di questi progetti dovrebbe spingere le istituzioni italiane ad andare a riprendersi i talenti emigrati. Bisogna creare università accoglienti per ricercatori internazionali, strutture con laboratori e strumenti innovativi per la raccolta di informazioni, ma anche città aperte alle famiglie degli studiosi. Londra con la Brexit lo è meno, e infatti il Regno Unito arretra nell'assegnazione degli Erc. Tutta la Germania è tornata a esserlo e così la nostra Milano. La prossima sfida del ministro Gaetano Manfredi sarà quella di far partire davvero l'Agenzia nazionale per la ricerca e, soprattutto, di garantire ai bandi nazionali un abbondante ed esplicito finanziamento. I nostri Prin sono selettivi e interessanti, ma offrono borse di valore modesto per i bandi di ricerca nazionali". 

La Bocconi, che mostra 36 Erc nel suo palmarès, quest'anno ha vinto con un progetto di computer science firmato da Dirk Hovy: intelligenza artificiale e linguaggio. "La nostra missione è sempre più mirata a tenere insieme le discipline economiche e l'analisi dei dati", ancora il prorettore.

In generale, su 3.272 proposte sottoposte da 25 Paesi europei sui tre grandi rami della conoscenza - Scienze della vita, Scienze sociali e Scienze fisiche e Ingegneria - 436 hanno ottenuto successo (il 13,3 per cento) per 677 milioni di euro di finanziamento totale. Sono stati premiati 273 maschi e 163 femmine appartenenti a quaranta nazionalità.


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