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Precari CNR: la legge prevede i fondi per stabilizzarli, ma l’ente non li usa

Molti lavoratori precari hanno visto già scadere il proprio contratto, e almeno altri 250 lo vedranno scadere entro il 2019. Il 30% circa del personale avente diritto rischia di perdere il lavoro e il CNR non sta adempiendo alle disposizioni di legge.

14/04/2019
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ROARS

Il 22 giugno 2017 entra in vigore la legge Madia che, all’articolo 20, detta le linee guida per il superamento del precariato storico anche negli Enti pubblici di ricerca. Questa la situazione attuale: 40 milioni (governo Gentiloni) + 21 (cofinanziamento CNR) + 34,6 (fondi “ex premiali” vincolati dalla commissione Cultura del Governo in essere) = 95,6 Milioni. Attualmente il CNR ha cofinanziato le stabilizzazioni attingendo il cofinanziamento di 21 mln dai 34,6 mln “ex premiali”. Pertanto, sono stati utilizzati solo 61 mln dei 95,6 mln e mancano ancora 34,6 mln da utilizzare, ovvero manca l’assunzione di oltre 700 unità di personale. Inoltre, come previsto dalla Legge Madia, il CNR deve garantire la continuità contrattuale di tutti gli aventi diritto alla stabilizzazione, procedendo ai rinnovi di contratto in scadenza. Molti lavoratori precari hanno visto già scadere il proprio contratto, e almeno altri 250 lo vedranno scadere entro il 2019. Il 30% circa del personale avente diritto rischia di perdere il lavoro e il CNR non sta adempiendo alle disposizioni di legge. Appare evidente la presenza di un progetto amministrativo ben delineato, che prevede il ripianamento dei conti dell’Ente a dispetto dei lavoratori precari, utilizzando i fondi a loro dedicati sia dalla recente legge di bilancio che da quella precedente.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera sul problema del precariato nel CNR. 

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La proprietà commutativa è una caratteristica speciale delle addizioni (e delle moltiplicazioni): essa stabilisce che cambiando l’ordine degli addendi (o dei fattori), il risultato non cambia. Non per il CNR a quanto pare.

Era il 2016 quando l’allora governo Renzi, nella figura della Ministra Marianna Madia, aveva iniziato a lavorare ad un decreto legge che prevedesse le modifiche al precedente D.Lgs. 165/2001 riguardante la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. Tra le varie tematiche affrontate dal futuro D.Lgs. ci sarebbe dovuto essere un intero articolo dedicato al superamento del precariato storico negli Enti Pubblici di Ricerca (EPR).

Contemporaneamente, al CNR iniziava a farsi strada un sentimento di lotta e di rivendicazione da parte del personale precario, principalmente quello storico, con casi di anzianità anche superiori a 15 anni, maturati con svariate tipologie di contratti flessibili. Da tutta Italia si iniziarono ad organizzare gruppi di lavoratori precari pronti a portare avanti, attraverso forme di lotta variegate e di mobilitazioni ripetute, le legittime istanze di stabilizzazione del posto di lavoro.

Era la nascita dei Precari Uniti CNR.

Il 22 giugno 2017 entra in vigore il tanto agognato D.Lgs. 75/2017 (legge Madia) che, all’articolo 20, detta le linee guida per il superamento del precariato storico anche negli EPR.

Finalmente il CNR avrebbe potuto sanare una problematica lunga decenni, nata con i tagli lineari alla ricerca, proseguita con il blocco del turn over e definitivamente naufragata con una gestione faziosa delle risorse a disposizione.

Tutti gli addendi sembra(va)no finalmente iniziare a mettersi al loro posto.

Nel corso del 2018 il CNR ha provveduto ad assumere a tempo indeterminato circa 1350 unità di personale avente diritto alla stabilizzazione (secondo i requisiti della “Legge Madia”), utilizzando a tale scopo i 40 milioni di euro vincolati dalla Legge di Bilancio 2017 più circa 21 milioni di cofinanziamento, come richiesto dall’Articolo 1, commi 668, 670 e 671, della legge n. 205 del 2017- DPCM 11 Aprile 2018.

Sono ancora precari, ad oggi, oltre 1000 lavoratori AVENTI DIRITTO, per la stabilizzazione dei quali sono necessari circa 50 milioni di euro per il solo CNR.

L’attuale governo (Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera) ha ulteriormente vincolato alle stabilizzazioni 34.6 milioni di euro (ex fondi premiali): fondi dedicati al personale da assumere in regime di stabilizzazione e distinti dal cofinanziamento richiesto all’Ente nella Legge di Bilancio del 2017, come da richiesta della Commissione.

Rif.: Schema di decreto ministeriale per il riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca per l’anno 2018 (atto n.28) del 18/07/2018 Allegato 1

Il CNR avrà inoltre in dotazione, senza vincolo per le stabilizzazioni (come da legge di bilancio del 30/12/2018):

  • 30M € ogni anno per il decennio 2019 – 2028;
  • ed una parte (da definire) dei 10M€ previsti dall’incremento del FOE per gli enti pubblici di ricerca.

QUESTA LA SITUAZIONE ATTUALE

40 (governo Gentiloni) + 21 (cofinanziamento CNR) + 34,6 (fondi “ex premiali” vincolati comm. Cultura Governo in essere) = 95,6 Milioni

Attualmente il CNR ha cofinanziato le stabilizzazioni depredando dai 34,6 mln “ex premiali” i 21 mln. A conti fatti, sono stati utilizzati solo 61 mln dei 95,6 mln.

QUELLO CHE MANCA

Mancano quindi ancora 34,6 mln da utilizzare,ovvero manca l’assunzione di oltre 700 unità di personale 

Manca una programmazione certa delle risorse da turn over, dai pensionamenti previsti di legge e da quelli relativi alla ‘quota 100’ inserita nell’ultima manovra di governo. A fronte delle risorse economiche mancanti da utilizzare e a fronte del piano di turn over del personale entro il 2020, è fondamentale che il CNR stili un piano temporale per le stabilizzazioni di tutti gli aventi diritto per garantire che le procedure vengano concluse.

Inoltre, come previsto dalla Legge Madia D.Lgs.75/2017 al comma 8, il CNR deve garantire la continuità contrattuale di tutti gli aventi diritto alla stabilizzazione, procedendo ai rinnovi di contratto in scadenza. Molti lavoratori precari hanno visto già scadere il proprio contratto, ed una ulteriore grande fetta (da una stima per difetto, circa 250) vedrà scadere il proprio contratto entro il 2019. Il 30% circa del personale avente diritto rischia di perdere il lavoro e il CNR non sta adempiendo alle disposizioni di legge.

Gli addendi sono stati ben mescolati nel corso degli ultimi mesi, tuttavia, come dicevamo, nel “caso CNR” il risultato cambia. E cambia anche di molto.

Appare evidente la presenza di un progetto amministrativo ben delineato, che prevede il ripianamento dei conti dell’Ente a dispetto dei lavoratori precari, utilizzando i fondi a loro dedicati sia dalla recente legge di bilancio che da quella precedente.

Questo è lo stato dell’arte. Questa è l’arbitraria riscrittura, da parte del CNR, delle più elementari proprietà algebriche.

Quel che chiediamo oggi, come Precari Uniti CNR, è il completamento delle procedure di stabilizzazione per tutti gli aventi diritto. Non è eticamente accettabile, né economicamente logico, che tali e tante risorse investite in capitale umano, formato per lunghi anni, vengano disperse in tal modo, privando il nostro Paese di ricercatori e di figure professionali con competenze altissime.

Precari Uniti CNR


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