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Precari a corsia preferenziale

DELEGHE/Chi è ammesso al percorso triennale farà subito le supplenze. Intanto, parte il Tfa

17/01/2017
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Probabilmente la delega più complessa, per le ricadute che avrà sul variegato mondo del precariato, sempre in ebollizione, e sulla tenuta del sistema scolastico dove ci sono regioni come il Veneto che lamentano, a dispetto del mega piano assunzionale della Buona scuola, che mancano 7 mila docenti, 22 mila tra Lombardia, Friuli e Liguria. La strada scelta dalla ministra dell'istruzione Valeria Fedeli è di provare a chiudere con le graduatorie del passato avviando al tempo stesso un nuovo meccanismo di selezione.

Partiamo da quello che sarà il sistema a regime, così come descritto dal decreto delega attuativo della legge 107/2015. Si tratta di uno degli otto decreti approvati sabato scorso al consiglio dei ministri, nell'ultimo giorno utile prima che la delega scadesse. Non ha visto la luce (ItaliaOggi del 14 gennaio) il decreto sul testo unico, che è rinviato ad un apposito disegno di legge.

A regime chi vorrà fare l'insegnante dovrà, dopo una laurea specialistica, partecipare al bando di selezione, che si terrà a livello regionale. Ci saranno due scritti e una prova orale, quest'ultima è la simulazione della lezione già scelta per l'ultimo concorso. Ancora da definire se ci sarà una quota di idonei di riserva rispetto ai posti programmati, lo si farà con successivo regolamento. Si accede a un percorso triennale: il primo anno sarà essenzialmente formativo, ed equivale all'attuale Tfa. Seguirà un secondo anno a metà tra formazione e tirocinio e un ultimo anno di prova in classe.

Ma già nei precedenti due anni l'aspirante docente potrà, magari affiancato dal proprio tutore, essere impiegato per supplenze brevi presso la scuola di assegnazione. Tre anni dunque di studio e di lavoro, che prevedono anche una sorta di rimborso spese per il lavoro prestato. Sarà un successivo contratto a decidere i compensi. Il primo bando dovrebbe vedere la luce nel 2018.

Intanto però ci sono i precari già abilitati che spingono per entrare, quelli delle seconde fasce di istituto. E pure chi vuole abilitarsi nel frattempo. Per questi ultimi, sarà bandito quest'anno un nuovo Tfa solo però per le classi di concorso esaurite.

Anche loro potranno poi accedere come i primi alla cosiddetta fase transitoria: basterà superare la simulazione della lezione per accedere al secondo anno del percorso triennale. Almeno stando alle indiscrezioni della vigilia che dovranno essere confermate dal testo definitivo atteso per oggi, dopo la vidimazione della Ragioneria generale dello stato, alle camere. L'obiettivo è chiudere le graduatorie senza avere nessuno che vi stazioni. Tra nuovo Tfa e II fascia, si stima che possano essere circa 60 mila i candidati.

Intanto si continuerà ad assumere per metà da gae e per metà dal concorso svolto lo scorso anno. Il sistema dovrebbe consentire nelle regioni dove ci sono ancora graduatorie di smaltire di andare avanti e di avviare nel frattempo la nuova selezione.

Si tratta di articolati tutt'altro che bilndati. I testi dei decreti delegati passeranno al vaglio delle commissioni competenti di camera e senato per il parere. Poi, tra tre mesi, l'ok definitivo da parte del governo Gentiloni.

In questi tre mesi sarà portata avanti dalla ministra quell'opera di ricucitura con il mondo della scuola che dovrebbe segnare il passo dell'attuale governo rispetto all'esecutivo Renzi. L'impegno con i capigruppo di maggioranza nelle commissione istruzione e cultura di Montecitorio e Palazzo Madama è di dare grande spazio e peso alle audizioni di tutti i soggetti interessati in stretta sinergia con lo stesso ministero, che poi dovrà recepire le indicazioni che giungeranno dal parlamento. L'auspicio formulato dai sindacati in coro, Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals-Confsal, ma anche dalle associazioni è che questa volta il mondo della scuola venga ascoltato per davvero.


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