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Potenziare l'autonomia, margini stretti

Il dl semplificazioni ha escluso nuovi organici. Timori per la gestione

21/02/2012
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ItaliaOggi
 
di Giovanni Scaminaci

Potenziamento dell'autonomia di gestione, anche mediante l'organizzazione in rete; organico funzionale; regole contabili più semplici. Sono questi i principi cui dovrà attenersi il ministro dell'istruzione, unviersità e ricerca, Francesco Profumo, per «consolidare e sviluppare» l'autonomia scolastica (art. 50 del decreto legge n. 9 febbraio 2012, n. 5). Dovrà farlo entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, verosimilmente dunque entro la prima decade giugno. A ridefinire la nuova identità delle istituzioni scolastiche, quindici anni dopo l'approvazione della legge delega che ha avviato il processo dell'autonomia, si provvederà con un decreto del Miur, di concerto con l'Economia e sentita la Conferenza Unificata. Non ci si può aspettare molto, perché su tutto si impone il rispetto degli organici, che restano quelli stabiliti dalla legge 133/2008. Né il ministro Profumo potrà ignorare le leggi vigenti, che qualificano l'autonomia scolastica come «funzionale», essenzialmente declinata nelle forme dell'autonomia didattica e organizzativa. Riuscirà sicuramente a semplificare le norme di bilancio, togliendo i vincoli ancora esistenti. Potenzierà le reti, già previste dall'art. 7 del dpr n.275/1999, cui saranno affidati compiti di gestione delle «risorse umane, strumentali e finanziarie». Creerà l'organico funzionale di scuola e un organico di rete, ma in questo non sarà aiutato dal vincolo di lasciare immutati gli organici.

Nell'art. 50 c'è, come si vede, qualche novità e qualche spazio di manovra per il ministro. Sapremo fra qualche mese in che misura lo utilizzerà. Le scuole si aspettano che lo faccia nella misura massima, e soprattutto che eviti di complicare ulteriormente la gestione. Timori di questo genere derivano dal fatto che sicuramente bisognerà inventare qualche organo di gestione delle reti territoriali di scuole. E sarebbe singolare se si dovesse appesantire la situazione esistente ricorrendo a una legge sulla semplificazione. Realisticamente, dunque, il «decreto semplificazioni» aggiungerà poco al profilo attuale dell'autonomia scolastica: maggiore libertà contabile, organico funzionale di scuola e di rete, ma questa sarà probabilmente, visti i vincoli di organico, solo una norma programmatica. Le scuole continueranno, quindi, a lamentare l'esistenza di organi collegiali obsoleti, non adeguati alla gestione di un'istituzione autonoma.

Resterà inoltre irrisolta la questione della creazione delle figure di sistema, il middle management, di cui si discute da almeno dieci anni, e che diventa di sempre maggiore attualità oggi che le scuole tendono ad assumere connotazioni sempre più complesse: hanno infatti più alunni, più plessi, spesso ubicati in due o più paesi.

Mancano i quadri, presenti in tutte le altre organizzazioni, che non possono essere surrogati con i due collaboratori del dirigente, che agiscono su delega, quando questa viene concessa.

Nella scuola, infine, è sempre presente il timore che l'autonomia venga compressa con interventi legislativi che tendono a prescrivere tutto. È successo con il governo precedente, che ha dovuto fare marcia indietro solo perché contestato dai giudici. Il Governo Berlusconi ha registrato un rilievo del Consiglio di Stato relativo alle bozze della riforma Gelmini (parere del 26 novembre 2009), che introducevano l'articolazione del collegio dei docenti in dipartimenti e l'istituzione del comitato scientifico. Il Consiglio di Stato ha osservato che è «più coerente con l'obiettivo di realizzare l'autonomia lasciare alle istituzioni scolastiche la scelta in ordine all'opportunità di istituire tali organi nello specifico contesto in cui operano».

Nella versione definitiva, la riforma ha lasciato libere le scuole di istituire tali organismi. Un altro rilievo è stato formulato dalla Corte dei conti (delibera n. 12/2009/P del 2 luglio 2009) in sede di registrazione del Regolamento che prevede l'introduzione del maestro unico. Tale scelta andrebbe lasciata alle scuole autonome, non prescritta per legge. Anche in questo caso c'è stata una retromarcia del Governo, il quale ha chiarito che l'organizzazione con il maestro unico non va considerata prescrittiva.

 

 


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