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Perugia e Trento da 110 e lode: i voti alle università migliori

La classifica Censis. Ma la vera sfida si giocherà sulle iscrizioni del dopo-pandemia. "C’è chi vorrà restare vicino a casa per paura di un nuovo lockdown. E chi punterà su atenei forti nella didattica online. Il rischio è il crollo delle matricole"

13/07/2020
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la Repubblica

Iaria Venturi

Chi sceglierà l'ateneo sotto casa perché "più sicuro", soprattutto al Sud. Chi punterà sulle università più attrezzate nella didattica digitale in caso di un nuovo lockdown. Molti guarderanno alle politiche del diritto allo studio, agli esoneri dalle tasse. E ci sarà anche chi rinuncerà a proseguire gli studi dopo la Maturità, almeno per un anno. Il virus spariglia la scelta degli studi universitari. E in questa decisione giocherà nel ceto medio anche il fattore paura, ovvero l'incertezza sul domani a cui ci ha costretto la pandemia.

"Si prevede un crollo delle immatricolazioni, è un timore realistico ed è un rischio da scongiurare perché i giovani sono già le vittime dirette di questa nuova crisi" osserva Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis che oggi esce con la ventesima edizione della classifica delle università italiane. Solo che stavolta la premessa al ranking non può ignorare l'emergenza sanitaria che ha travolto anche le università. "Prevediamo comportamenti a geometria variabile, percorsi più accidentati: chi si fermerà, chi rimanderà di uno o due anni gli studi universitari se la famiglia è in difficoltà. E si potrà fare meno affidamento sulla componente degli studenti esteri".

LEGGI Università, il Sud aiuta chi resta. Ira del Nord a caccia di matricole

L'effetto sulle immatricolazioni della crisi scoppiata nel 2008, ricorda il Censis, causò una riduzione di 25mila neo iscritti nel giro di sei anni, con un tonfo solo nel primo anno pari a meno 4%. Per questo si teme il peggio. Già i dati provvisori del 2019-20 attestano una contrazione dello 0,7% che interrompe l'andamento positivo degli ultimi cinque anni. "Questa però è una crisi diversa dal 2008, perché è molto concentrata. Per questo nel sostenere un figlio negli studi può scattare il ragionamento: aspettiamo un anno per vedere cosa succede" mette in guardia Valerii che invoca misure fiscali per sostenere gli studi universitari. La spesa pubblica in università è l'1% del Pil, peggio di noi la Grecia, la Bulgaria e la Romania. "È il momento di pensare a un investimento sociale sull'istruzione, a una vera e propria ricostruzione".

 
I rettori e il rischio crollo matricole

Un'indagine diretta ai rettori, svolta a maggio scorso dal Censis, rivela che sui 61 che hanno risposto 42 hanno offerto didattica a distanza entro una settimana dal lockdown. Per 38 rettori poi la flessione delle immatricolazioni sarà "contrastabile solo con misure pubbliche di supporto". C'è chi considera l'ipotesi inevitabile, residuali sono gli ottimisti.

 
Il ranking

La classifica, su dati pre-Covid, misura gli atenei su sei voci: i servizi (mense e alloggi), le borse di studio, le strutture (aule, biblioteche, laboratori), la comunicazione e i servizi digitali, i laureati occupati dopo un anno, l'internazionalizzazione. Il risultato? Stabile, tutti i primi posti sono riconfermati: Bologna, Perugia, Trento, Camerino, politecnico di Milano e Bocconi guidano come l'anno precedente la corsa nelle rispettive categorie definite per numero di iscritti.

Chi sale e chi scende
 

I mega atenei (oltre 40mila iscritti). Nelle prime quattro posizioni si mantengono stabili, rispettivamente, l'università di Bologna, prima con un punteggio complessivo pari a 91,5, inseguita come lo scorso anno da Padova, con un punteggio pari a 88,5, poi al terzo e al quarto posto Firenze e La Sapienza di Roma, con i punteggi complessivi di 86,2 e 85,7. Bologna stacca di quasi 19 punti l'ultima, la Federico II di Napoli. In mezzo sale di una posizione Pisa.
 
I grandi atenei (da 20.000 a 40.000 iscritti). Sale di due posizioni Pavia (90,3), che passa dal quarto al secondo posto, incrementando di 9 punti l'indicatore relativo alle strutture, di 6 quello della comunicazione e dei servizi digitali e di 7 quello dell'occupabilità, compensando il minor punteggio per le borse di studio e gli altri servizi in favore degli studenti (-7 punti). Arretra di due posizioni l'Università della Calabria, preceduta da Parma che con 90 punti si conferma in terza posizione. Guadagna quattro posizioni Cagliari grazie a un sensibile incremento dell'indicatore delle borse di studio e degli altri interventi a favore degli studenti. Segue al sesto posto Milano Bicocca, che con un punteggio complessivo di 87,7 avanza di due posizioni, precedendo Modena e Reggio Emilia (87,5 punti) e Salerno (87,3 punti), che scivolano, rispettivamente, dal quinto al settimo e dal sesto all'ottavo posto. New entry è Ferrara.
 
I medi atenei (da 10.000 a 20.000 iscritti). Sassari sorpassa Siena, Trieste perde una posizione, Udine tre. Stabile, quinta in graduatoria, l'Università Politecnica delle Marche, che vede crescere i valori di tutti gli indicatori tranne l'internazionalizzazione.
 
I piccoli atenei (fino a 10.000 iscritti). Si distingue l'università Mediterranea di Reggio Calabria: incrementa di 20 punti l'indicatore delle strutture e scala così quattro posizioni sorpassando così l'Università di Foggia, quest'anno terza in classifica con 83,7 punti. Sale di una posizione l'Università di Teramo, che con 82,3 punti si posiziona quarta. Stabile in quinta posizione l'Università dell'Insubria (81,0 punti), incalzata dall'Università di Cassino e del Lazio Meridionale (80,8 punti), che rispetto allo scorso anno perde tre posizioni, scendendo dal terzo al sesto posto.
 
I politecnici. La classifica anche quest'anno è guidata dal Politecnico di Milano (con un punteggio complessivo di 94,3 punti), vede al secondo posto lo Iuav di Venezia (91,2 punti), che fa retrocedere in terza posizione il Politecnico di Torino (89,5), seguito dal Politecnico di Bari (83,0).
 
Atenei non statali. Tra i grandi atenei (oltre 10.000 iscritti) è in prima posizione anche quest'anno la Bocconi (98,2 punti), seguita dall'Università Cattolica (81,8). Tra i medi è quest'anno prima la Luiss (94,6), seguita dalla Lumsa (89,2), mentre lo Iulm (82,0 punti) continua a collocarsi al terzo posto. Tra i piccoli la Libera Università di Bolzano continua a occupare il vertice della classifica (101,4), seguita dall'Università Roma Europea (90,6), che sorpassa la Liuc-Università Cattaneo (90). Chiude la Lum Jean Monnet, preceduta da Roma Link Campus.


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