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Per le scuole riaperte 30 milioni di contatti L’ondata di ottobre spiegata dai numeri

I dati di ottobre mostrano che il movimento indotto dalla riapertura delle scuole in presenza non è gestibile nelle condizioni attuali Nelle prossime settimane i numeri degli infetti rimarranno molto alti Ma le misure dei nuovi Dpcm potrebbero innescare un cambio di tendenza

03/11/2020
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la Repubblica

di Roberto Battiston

Mezzi pubblici pieni e spostamenti di massa tra le cause dell’attuale aumento dei contagi

Una crescita velocissima durante il mese di ottobre che è appena terminato . Così come era successo all’inizio del lockdown del marzo scorso. L’epidemia da Covid-19 ha subìto brusche accelerazioni, come quella cui stiamo assistendo, e periodi in frenata. Lo mostra chiaramente l’analisi dei dati ufficiali della Protezione Civile, calcolando il tasso di crescita medio dal 24 febbraio in poi. Una analisi che può aiutarci a capire cosa ci attende nelle prossime settimane e forse anche come intervenire.

All’inizio l’epidemia aveva potuto svilupparsi liberamente e in modo quasi invisibile per qualche settimana raggiungendo un tasso di crescita altissimo. Il 10 marzo, il numero di infetti raddoppia in meno di una settimana, portando alla decisione di chiudere tutto il paese, unico modo ì riportare sotto controllo l’epidemia.

Ai primi di giugno, fine del lockdown, il tasso era negativo ed è rimasto tale fino al 20 luglio quando sono stati identificati numerosi focolai presso luoghi di lavoro, oppure comportamenti non protetti di gruppi più o meno grandi di persone di cui si è letto sui giornali. Si è trattato però di cose gestibili dal sistema sanitario anche grazie al sistematico tracciamento degli infetti: all’inizio di agosto il tasso di crescita mostrava ancora una epidemia in decrescita.

In agosto milioni di Italiani si sono messi in movimento. Sabato 8 agosto c’è il picco degli spostamenti: il tasso rimane costante per una settimana poi, dal 15 al 22 agosto, raddoppia. La concentrazione di ferragosto si rivela dopo una settimana, il tempo necessario ai sintomi per manifestarsi e per essere registrati dal sistema sanitario. Dal 16 agosto i numeri dei villeggianti cala: la riduzione del tasso di crescita si vede una settimana dopo, a partire dal 22 agosto.

Il tasso di crescita sembra seguire come un cronometro gli spostamenti di milioni di persone, con l’avvertenza di aggiungere 7-8 giorni per arrivare al momento in cui si vedono gli effetti sul numero degli infetti.

Agli inizi di settembre il tasso è piuttosto alto: l’economia si rimette comunque in moto. L’ottima notizia, di cui non si è parlato abbastanza, è che, il tasso ha continuato a diminuire per tutto il mese di settembre, nonostante la ripartenza. I dati dimostrano che, in opportune circostanze, l’attività produttiva può ripartire in Italia anche in presenza di una diffusione significativa dell’epidemia.

Il primo ottobre inizia però una crescita rapidissima: in tre settimane il tasso di crescita si quintuplica. A febbraio il tasso era anche più alto, ma c’erano solo poche centinaia di infetti. In ottobre c’erano invece circa 60.000 infetti registrati: tassi di crescita molto meno intensi che in febbraio hanno portato in poche settimane a 350.000 casi di infetti!

Si tratta di un tipico effetto non intuitivo della crescita esponenziale, che però ha implicazioni enormi per la società.

Cosa è successo una settimana prima del 1 ottobre ? Il 24 settembre ha riaperto il sistema scolastico: in realtà doveva riaprire in parte il 14 ed in parte il 24 settembre, ma le votazioni del 20-21 settembre e la partenza lenta in molte regioni hanno di fatto annullato questa differenza. Otto milioni di studenti e quasi un milione di docenti ed addetti scolastici, si sono messi improvvisamente in moto: qualcosa di simile a ferragosto, ma con una scala e per una durata di tempo molto maggiori. Non è tanto quello che accade nelle scuole in presenza la causa della ripartenza rapidissima del contagio, ma è tutto quello che accade al contorno: trasporti pubblici, attività sportive, attività sociali, attività familiari, fino a feste e incontri tra amici. Il sistema intero del paese viene messo alla prova dalla riapertura scolastica in presenza. Se contiamo anche i familiari, si superano abbondantemente i 30 milioni di persone che entrano in contatto in modo vario a causa della riapertura della scuola in presenza. I numeri della scuola rappresentano una grandissima parte della società, quello che accade attorno alla scuola accade alla società nel suo insieme. Il “resto della società” di fatto non esiste, con buona pace di Arcuri e di Azzolina.

Mentre i dati di settembre mostrano che le attività lavorative nel nostro paese possono riprendere, con le dovute cautele, i dati di ottobre mostrano che il movimento indotto dalla riapertura delle scuole in presenza, specie delle superiori, non è gestibile nelle condizioni attuali di funzionamento delle infrastrutture sociali ad esso collegate e occorre ricorrere per un po’ di tempo alla DAD.

Cosa è opportuno fare adesso?

Il secondo grafico presente in questa pagina (Il tasso di crescita) mostra il dettaglio dell’ ultimo mese e mezzo. Il Dpcm del 12 ottobre non ha provocato, una settimana dopo, effetti apprezzabili. Il Dpcm del 25 ottobre, quello che ha richiesto la riduzione al 25% delle attività in presenza nelle scuole superiori, potrebbe dare effetti di contenimento a partire da questa settimana. Anche in questo caso, per varie settimane, i numeri di nuovi infetti rimarranno molto alti, ma assisteremmo almeno a una inversione di tendenza ed inizieremmo a vedere la luce in fondo al tunnel. L’epidemia deve essere raffreddata, il tasso di crescita nazionale deve scendere quanto più possibile e andare sotto lo zero, cosa che corrisponde a Rt <1: questa è la priorità assoluta: per fare questo è importante distinguere tra cause ed effetti, capire le priorità è assegnare di conseguenza le risorse.


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