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«Per l’intelligenza artificiale 4 milioni di fondi in dottorati»

Il ministro Bussetti: puntiamo a una formazione di altissimo livello

02/04/2019
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Corriere della sera

Roma «L’Italia deve puntare sull’intelligenza artificiale».

Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, Marco Bussetti, dice che per il nostro Paese questa è la vera sfida da affrontare, «un tema del quale finora si è parlato troppo poco».

Perché è così importante?

«Perché l’intelligenza artificiale è il pilastro della nuova rivoluzione industriale, che cambierà in profondità la nostra società e la nostra economia. Perché consentirà di migliorare la qualità della vita per esempio sulle grandi sfide che riguardano la salute, l’ambiente e il cibo. E perché sintetizza in modo automatico l’informazione dei Big data affiancando il lavoro intellettuale umano e consentendo quindi maggiore efficienza al sistema della conoscenza».

Su questo tema avete costituito un comitato presso il Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche. Cosa dovrà fare?

«Dovrà sviluppare una strategia italiana sulla Intelligenza artificiale, in stretto raccordo con il capo dipartimento del ministero Giuseppe Valditara, coordinando il meglio della ricerca italiana, che è di altissimo valore ma che si è fin qui mossa senza un disegno unitario».

Ci saranno dei dottorati di ricerca dedicati a questo tema?

«La definizione di nuovi percorsi di dottorato in Intelligenza Artificiale sarà uno dei passaggi cruciali. Si tratta di uno sforzo a livello nazionale e quindi sono coinvolti diversi atenei. L’idea di base è quella di offrire una formazione di altissimo livello in questo campo».

Oltre ai dottorati pensate a corsi specifici nelle università?

«Per quanto riguarda i corsi specifici è stata istituita presso il Dipartimento Alta formazione e ricerca del ministero una commissione che si sta occupando di proporre i curricula delle lauree triennali e magistrali allo scopo di poter definire la formazione ideale per lo studente. Il tema dell’intelligenza artificiale è per definizione interdisciplinare e di conseguenza sarà necessario definire una classe di laurea ad hoc che ne permetta lo sviluppo e la realizzazione. Molto importante sarà anche l’approvazione di una legge che autorizzi la frequenza contemporanea a due corsi di laurea consentendo fra l’altro la creazione di percorsi misti sul tipo di ingegneria e medicina, giurisprudenza e informatica, abrogando un vecchio divieto che risale al lontano 1933».

Quanti soldi ci saranno per l’intelligenza artificiale nel prossimo Foe, il Fondo per il funzionamento ordinario degli enti pubblici di ricerca?

«Prevediamo lo stanziamento di 4 milioni di euro per finanziare nuovi dottorati».

Su un tema strategico come questo si stanno muovendo anche altri Paesi. Questa partita l’Italia ha intenzione di giocarla da sola oppure siamo alla ricerca di alleanze e collaborazioni?

«Come ministero abbiamo lanciato il tema della diplomazia della ricerca. Stiamo realizzando diversi accordi con Paesi europei ed extraeuropei proprio sul tema, per dare un ruolo centrale al nostro Paese in Europa e nel mondo. Faremo nei prossimi mesi a Trieste una importante iniziativa coinvolgendo alcuni Paesi europei con cui stiamo avviando tavoli bilaterali di consultazione e di progettazione congiunta».

Un’ultima cosa, ministro. La sua presenza a Verona, al Congresso mondiale delle famiglie, ha suscitato polemiche. La Cgil le ha scritto una lettera per invitarla a non andare. Tornando indietro rifarebbe la stessa scelta?

«Non sono andato a parlare in nome della scuola. Ho soltanto esposto le mie idee. E, in particolare, una cosa a cui tengo molto. E cioè che i rapporti scuola-famiglia vanno necessariamente rafforzati, rilanciati, se vogliamo stare davvero accanto ai nostri ragazzi e accompagnarli durante la loro formazione. Per il resto ho ascoltato. Quando si va a un convegno non si devono condividere per forza tutte le posizioni espresse. Ma sono una persona abituata al confronto».


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