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Per i presidi aumenti in busta paga

Ci sono 200 milioni sul piatto per premiare gli insegnanti più capaci. Ma il rischio è che quando si siederanno a tavola troveranno solo le briciole lasciate dai collaboratori dei dirigenti scolastici

14/03/2015
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Il Messaggero

LA RIFORMA
ROMA Ci sono 200 milioni sul piatto per premiare gli insegnanti più capaci. Ma il rischio è che quando si siederanno a tavola troveranno solo le briciole lasciate dai collaboratori dei dirigenti scolastici. Il Ddl della “buona scuola” punta a premiare i docenti più meritevoli. I quali però dovranno dividere la torta degli stanziamenti predisposti da Palazzo Chigi con il mentore e con gli staff destinati a guidare la vita delle scuole nei prossimi anni. Si tratta di uomini di fiducia dei presidi che appaiono chiaramente in pole position dal punto di vista delle potenziali gratifiche economiche. Lo schema di riforma messo a punto dal governo prevede infatti che questi collaboratori potranno arrivare fino 15% dell’organico complessivo nazionale ed avranno diritto ad un aumento di stipendio non inferiore al 10% della retribuzione base.
LA RIPARTIZIONE

Così, fatti alcuni rapidi calcoli, 100mila docenti sui circa 600 mila attualmente in attività potranno entrare a far parte dello staff. Con quali costi per le casse del bilancio pubblico? Considerando un aumento della retribuzione di 170 euro lorde in rapporto ai 1.700 percepiti in media attualmente, fanno 2mila euro lordi all’anno. Moltiplicati per i 100 mila docenti che potrebbero entrare a far parte dello staff, la spesa complessiva si aggira intorno a 200 milioni di euro. Vale a dire, appunto, tutta la posta a disposizione. Con buona pace degli insegnanti che aspirano a vedersi riconoscere il merito guadagnato nella aule durante le ore di lezione. La riforma prevede che al 5% di loro spetterà, a partire dal 2016, il neo nato “bonus annuale delle eccellenze”. Un premio che il dirigente scolastico, sentito il Consiglio di istituto, indirizzerà ai professori più bravi per qualità dell’insegnamento, capacità di utilizzare metodi didattici innovativi e per il contributo offerto al miglioramento complessivo della scuola. In linea teorica correranno in 30 mila per tagliare questo traguardo. Ma alla fine della corsa il premio potrebbe essere una vigorosa pacca sulla spalla o poco più. Magari solo spiccioli. Fonti del ministero del Tesoro rassicurano che i soldi basteranno per tutti in quanto la quota parte della dotazione organica del mentore e dei docenti con le funzioni di staff sarà distribuita tra le regioni, le province e le istituzioni scolastiche in proporzione al numero degli alunni.
GLI 80MILA COLLABORATORI

Il che, viene sottolineato, significherà distribuire le risorse in modo tale da assegnare più soldi dove c’è maggior bisogno. Ma resta il fatto che su 40 mila scuole distribuite sul territorio nazionale e con una media di almeno 2 persone di collaboratori per ciascuna, gli uomini di staff reclutati dai dirigenti non potranno essere meno di 80 mila. E questo vuol dire, sottratti i 160 milioni loro destinati, che sul tavolo resterebbero appena 40 milioni. Con il risultato finale che i 30 mila insegnanti modello si metterebbero in tasca 1.300 euro ciascuno. E cioè poco più di un centinaio di euro al mese. Molto meno rispetto ai 4 mila e 300 euro annui che, dal 2016, entreranno nelle tasche dei presidi ai quali il governo ha promesso 35 milioni come premio di merito. Anche se non è stato ancora chiarito se la dotazione cadrà a pioggia gratificando tutti gli 8 mila presidi.
Michele Di Branco


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