FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3947873
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Pensioni, doccia fredda per cinquemila prof: «A casa un anno dopo»

Pensioni, doccia fredda per cinquemila prof: «A casa un anno dopo»

E' questa la beffa che stanno vivendo circa 5mila docenti della scuola, alle prese con il nuovo conteggio degli anni di servizio, passato dalle mani degli uffici scolastici regionali a quelle dell'Inps

12/07/2018
Decrease text size Increase text size
Il Messaggero

ROMA Erano pronti ad andare in pensione, per godersi il meritato riposo, e invece rischiano di restare in cattedra per un altro anno. E' questa la beffa che stanno vivendo circa 5mila docenti della scuola, alle prese con il nuovo conteggio degli anni di servizio, passato dalle mani degli uffici scolastici regionali a quelle dell'Inps. Come è possibile? La differenza è da calcolare tra l'anno solare, calcolato con 12 mesi da 30 giorni ciascuno, e quello commerciale, adottato dall'Inps, di 52 settimane, pari quindi a 364 giorni. Qualche giorno di differenza ogni anno che, sommati sui 41 anni di servizio necessari per andare in pensione, diventano anche 200. Praticamente un altro anno di lezione. 
IL NODOSu questa discrepanza si stanno giocando le sorti di circa 5mila docenti che, rispetto ai 25mila che hanno fatto domanda di pensione, equivalgono al 20%. Uno su 5, quindi, resta in cattedra beffato all'ultimo minuto. A questi si aggiunge anche la quota del personale ata, tra cui sono compresi segretari, bidelli e tecnici: se la proporzione è la stessa, degli 8mila che hanno chiesto di mettersi a risposo restano incastrate a lavoro per un altro anno circa 1.600 persone. Tra le differenze di calcolo tra quello degli ex provveditorati e quello attuale, affidato all'Inps, c'è da tenere presente anche un'altra fondamentale differenza: il sistema scolastico è profondamente diverso rispetto a quello di altri settori perché i docenti possono andare in pensione solo dal 1 settembre, altrimenti andrebbero ad abbandonare l'anno scolastico in corso e non sarebbe possibile, mentre gli altri lavoratori vanno in pensione non appena hanno maturato il tempo necessario. Per questo per i docenti è stato sempre considerato l'effettivo anno di servizio, ai fine della pensione. Un bel pasticcio che, oltretutto, deve essere risolto in tempi brevi. Perché se i docenti non vanno in pensione, non possono essere sostituiti. 
LA LISTA DI ATTESAQuindi ci sono migliaia di precari in attesa del ruolo che, calcolando il turn over con i grandi numeri del 2018, hanno creduto fino all'ultimo di poter ottenere l'agognata assunzione. Ed ora la vedono sfumare senza preavviso. Per il 2018 si parla di grandi numeri per la pensione visto che, con gli effetti della riforma Fornero, si è registrato un incremento notevole di domande rispetto al passato, un aumento che potrebbe ripetersi nei prossimi tre anni per poi scemare. Basti pensare che quest'anno, in tutto, hanno presentato richiesta di pensione 33300 persone, tra cui 25mila docenti, 8 mila ata, tra cui bidelli, tecnici e amministrativi, e circa 300 presidi. Nel 2017 ci furono poco più di 25mila domande, tra cui 20mila insegnanti e 5mila ata circa. Le aspettative per i supplenti quindi erano decisamente alte, secondo i calcoli sarebbero dovuti entrare in ruolo quasi 35mila persone. Ma così non sarà. E la questione dell'anno in più non è l'unico problema da risolvere. «Purtroppo non esiste solo il problema di far restare un altro in più i docenti denuncia Anna Fedeli, segreteria nazionale Flc Cgil ci sono ancora tante persone che hanno difficoltà a raccogliere i documenti per la pensione. Ci sono problemi per la ricostruzione della carriera, soprattutto per le carriere fatte da anni di precariato e contratti sempre diversi. Non possiamo arrivare al 31 agosto per dare una risposta a queste persone». 
IL PERICOLOIl rischio infatti è che sia troppo tardi, non solo per le nuove assunzioni ma anche per i trasferimenti: per chiedere di essere spostati da una scuola all'altra, infatti, è necessario sapere prima dove sono libere le cattedre. Ed anche questo passaggio è fermo. Per il ministero però i tempi sono stretti e così il ministro all'istruzione Bussetti, da settimane, si è attivato con l'Inps chiedendo di velocizzare le tempistiche ed ha assicurato che i numeri iniziali, sui problemi incontrati dai vari casi, sono notevolmente diminuiti. 
Lorena Loiacono


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL