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Pensiero, libertà inviolabile

Le senatrici Cattaneo e Segre sul caso di Rosa Maria Dell’Aria e degli alunni che paragonarono leggi razziali e decreto Sicurezza

27/12/2020
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Corriere della sera

Queste feste natalizie, più di altre, hanno bisogno di buone notizie. Una di queste è arrivata da Palermo. La scorsa settimana, la professoressa Rosa Maria Dell’Aria dell’Istituto tecnico Vittorio Emanuele III ha vinto la sua battaglia di libertà e dignità. Lunedì 14 dicembre, infatti, il giudice del lavoro ha dichiarato illegittima la sanzione disciplinare irrogata alla professoressa, riconoscendole anche il diritto allo stipendio non corrisposto nei 15 giorni di allontanamento dall’insegnamento. La sentenza è arrivata a un anno e mezzo dalla sospensione per «omessa vigilanza» su una ricerca dei suoi giovani alunni realizzata per la Giornata della Memoria, in cui veniva fatto un raffronto tra le leggi razziali e il decreto Sicurezza varato dal governo di allora.

Il 31 maggio del 2019, quando il «caso» dei ragazzi di Palermo e della loro professoressa conquistò i titoli dei giornali, trascinato nel dibattito politico, abbiamo voluto accoglierli in Senato, per offrire loro un’occasione di riconciliazione con le istituzioni e di riflessione sui valori fondanti della nostra Costituzione. «Indimenticabile», «straordinaria», «incredibile» gli aggettivi che i ventuno alunni della professoressa usarono per descrivere quella giornata in cui, tra l’altro, ricevettero anche il saluto e i complimenti «per il forte senso della memoria e della storia» del presidente emerito Giorgio Napolitano, eccezionalmente presente all’incontro, accompagnati all’invito ad approfondire le differenze tra i momenti storici evocati dai ragazzi. Noi non potemmo che condividere quei sentimenti e quelle emozioni. In una sala del Senato, i ragazzi si esprimevano sulla fortuna di vivere oggi in un Paese che riconosce e difende le libertà fondamentali della persona, la libertà di pensiero, l’uguaglianza e il rispetto reciproco. Diritti umani inviolabili validi per tutti, anche per i migranti, i richiedenti asilo, gli ultimi d’ogni epoca. La libertà di pensiero, declinata con spontaneità e innocenza dai ragazzi, ha trovato piena dignità, riconoscimento e protezione con la decisione del giudice che ha ritenuto di annullare ogni effetto della sanzione comminata alla professoressa che li aveva accompagnati nel loro percorso didattico.

Oggi possiamo rallegrarci per il lieto fine che tutti aspettavamo, ma crediamo sia nostro dovere anche chiederci perché si sia dovuto attendere tanto. Il giorno precedente l’incontro in Senato con i ragazzi, si era diffusa la notizia che l’illegittimità del provvedimento sarebbe stata riconosciuta direttamente dal Ministero dell’Istruzione. Da allora, non sono bastati quasi due anni e tre ministri dell’Istruzione diversi per evitare che dovesse essere un magistrato, e non l’amministrazione che aveva adottato la sanzione, a scrivere la parola «fine».

Quale che sia la ragione tecnica dell’impasse politico-amministrativa di questa vicenda, interroga tutti noi la circostanza per cui lo «Stato», incapace di autocorreggersi, abbia dovuto fare affidamento sull’iniziativa della stessa insegnante, «rea» di aver svolto con passione il proprio lavoro, di rivolgersi alla giustizia per difendersi da una sanzione unanimemente riconosciuta ingiusta. Il «regalo» arrivato per via giudiziaria il 14 dicembre ha sicuramente rasserenato le festività della professoressa Dell’Aria in un anno così doloroso per tutti.

Pochi giorni dopo, venerdì 18 dicembre, il Senato ha approvato la modifica a quegli stessi decreti Sicurezza oggetto del video dei suoi studenti, in particolare per gli aspetti relativi alla disciplina del diritto d’asilo, in accordo con i puntuali rilievi formulati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non lasciamo al caso e all’oblio questa felice concomitanza, ma facciamone occasione per dare la giusta considerazione a quel che troppo spesso diamo per scontato: il valore del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali sancite dalla nostra Costituzione.


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