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Pas e Scienze della Formazione Scuola, nuova guerra tra precari

Che questo caos non sia più ammissibile lo crede con forza anche l'Flc-Cgil che cerca di tenere la barra dritta

05/02/2014
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l'Unità

Chiara Affronte

Da un lato ci sono gli insegnanti precari da anche 10 anni, ma non abilitati, dall'altro i neolaureati o aspiranti tali che hanno frequentato la facoltà di Scienze della Formazione primaria convinti di prepararsi pedagogicamente a lavorare con i bambini, ma anche sicuri del fatto che i i loro studi sarebbero valsi come abilità alla professione di insegnante.

E' l'ennesima battaglia della scuola, frutto dell'avvicendamento dei governi che o affossano l'istruzione o tentano di trovare soluzioni al “male” del precariato adottando in ogni legislatura modalità diverse - e tra loro spesso contrapposte - di abilità alla professione.

«Intervenga il ministro Carrozza – l'allarme della Gilda –, alla scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione ai Pas si brancola ancora nel buio e la confusione regna sovrana».

Che questo caos non sia più ammissibile lo crede con forza anche l'Flc-Cgil che cerca di tenere la barra dritta: «Se finalmente si riuscisse a stabilizzare quella enorme sacca di precariato, pari al 30% del totale degli insegnanti, non assisteremmo più queste battaglie che fanno solo male alla scuola», attacca la segretaria emiliano-romagnola Raffaella Morsia. Che scandisce: «Solo nella nostra regione sono quasi 4.500 gli insegnanti che aspettano l'attivazione dei Pas ed è anche grazie al loro contributo che la scuola è andata avanti in questi anni. Come si può fare finta di niente? E' necessario che si individui un nuovo sistema di reclutamento ma prima bisogna tamponare la situazione: per questo noi chiediamo la copertura con contratti a tempo indeterminato di tutti i posti vacanti».

Se in Emilia-Romagna si parla di più di 4mila persone ina tetsa di abilitazione, su tutto il terriorio nazionale il numero è esorbitante: «Sono 64mila i prof che aspettano l'attivazione dei Pas, 24mila solo nella scuola primaria», spiega Anna Fedeli della Flc-Cgil nazionale. Che aggiunge: «Non si possono illudere gli studenti ma non si può neanche lasciare a spasso gente che lavora da dieci anni e che ha anche dei mutui da pagare, accesi con la convinzione di avere garantito un contratto».

A Roma, dall'altra parte della barricata, intanto si sono riuniti oggi per manifestare e bloccare l'attivazione di questi nuovi percorsi abilitanti gli studenti di Scienze della formazione: «Finalmente la scuola selezionava e formava personale con solide basi metodologiche e psicopedagogiche – attaccano i ragazzi – e adesso di finisce per tornare ad un sistema ingiusto e non meritocratico».

In questa guerra c'è un terzo attore: gli atenei. Sono loro i soggetti individuati dal ministero dell'Istruzione per attivare e realizzare nella pratica questi corsi abilitanti. Ma ciò non sta accandendo. L'autonomia permette loro di non farlo, ma una strada deve essere trovata. E c'è chi – tra i prof in attesa - sostiene che l'ostruzionismo delle Università sarebbe in qualche modo interessato: attivare i Pas significa riconoscerne un valore e distogliere i futuri studenti dall'idea di iscriversi alla facoltà di Scienze della formazione


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