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Paritarie, scontro Lega-M5s sui fondi E Bussetti congela il costo standard

I 5stelle: meglio tagliare. il ministro: premiamo le migliori

07/08/2018
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Addio costo standard per le paritarie. In arrivo, invece, nuovi criteri per il riconoscimento della parità scolastica e per la distribuzione delle risorse agli istituti paritari, che però non vedranno aumentati gli attuali finanziamenti. Prende forma la mediazione pentaleghista del governo Conte sulla parità scolastica, argomento su cui Lega e M5s hanno posizioni divergenti tanto da non essere entrato nel contratto di governo. Secondo quanto risultata ad ItaliaOggi, infatti, l'ipotesi del debutto del costo standard nella scuola italiana in tempi brevi è congelato. Come il gruppo di lavoro plurale sulla definizione del costo standard di sostenibilità per studente, avviato a dicembre dall'ex ministra dell'istruzione Valeria Fedeli e coordinato da Luigi Berlinguer, il padre da ministro della legge 62/2000 sulla parità scolastica. Non ci sarebbe, infatti, nessuna possibilità neppure di convocarlo. Una doccia fredda per la scuola paritaria. Sebbene l'intenzione di Bussetti sia di garantire il rispetto della legge sulla parità scolastica.

Intanto, la crisi delle paritarie non si arresta. Tanto che tra il 2009 e il 2016 si sono persi 135mila studenti e negli ultimi 5 anni si sono chiude 580 scuole, scendendo a quota 13.267. Quasi tutte scuole d'infanzia (586.442). Così l'Agesc, che rappresenta i genitori delle cattoliche, incontrando la scorsa settimana il ministro al Fonags (Forum delle associazioni genitori presso il Miur), lo ha invitato proprio «a valutare l'applicazione del costo standard anche nella scuola», oltre ad auspicare «lo stanziamento di maggiori risorse per le scuole paritarie che consentano il mantenimento della pluralità di scelta educativa, una maggiore possibilità di inclusione, la riduzione del peso economico per le famiglie, oltre a garantire un risparmio notevole per lo Stato, che ammonta ogni anno ad oltre 5 miliardi di euro», spiega il presidente Giancarlo Frare.

Del resto, sulle scuole paritarie Bussetti aveva glissato presentando le linee programmatiche del suo dicastero. Per poi indicare alcuni orientamenti. «È mia intenzione rivedere il meccanismo di erogazione delle risorse oggi destinate in maniera inversamente proporzionale alla retta», ha annunciato. «Utilizzerò criteri basati sulla qualità didattica del servizio. Le scuole paritarie, oltre a garantire la pluralità di scelta educativa, assicurano un servizio che consente di risparmiare risorse finanziarie, per servizi educativi che dovrebbero essere erogati dallo stato».

Dunque, «più fondi a quelle scuole che hanno una retta più bassa e una qualità migliore del servizio». Il ministro è poi tornato sul tema in settimana, sottolineando che parlare di «autonomia economica è eccessivo: già le scuole statali non ce l'hanno». Piuttosto, i fondi già stanziati a sostegno paritarie, 552 milioni di euro, «devono essere ridistribuiti con criteri diversi». Quindi, nessun aumento dei finanziamenti. Ma neppure tagli, come lascerebbero intuire alcuni parlamentari cinquestelle. Con Lucia Azzolina che sostiene che i fondi usati per «la scuola paritaria «possono essere usati per la scuola pubblica». In particolare «per tutto il personale docente e per tutto il personale Ata».

Mentre l'attuale presidente della Commissione Cultura della Camera Luigi Gallo (M5s), già il 27 marzo, ha presentato un disegno di legge sul finanziamento delle «scuole private paritarie» che ne dispone l'abolizione a primarie, medie e superiori. Salvando solo gli asili, poiché «lo stato non è oggi in grado di offrire coperture adeguate attraverso l'esclusivo utilizzo di proprie strutture».

La tensione sulle paritarie nella maggioranza gialloverde scende di livello quando si parla della «lotta ai diplomifici» che Bussetti dichiara «proseguirà sicuramente» e «forte». Una battaglia che nelle ultime due legislature aveva iniziato a dare i primi risultati grazie a un'apposita task force del Miur, che nel primo anno aveva previsto nelle 1.700 scuole non statali superiori circa 600 ispezioni. Delle prime 228 visitate nel 2016, avevano ricevuto il decreto di revoca della parità, per gravissime carenze, 27 scuole, cioè l'1,6%.


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