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Ottanta prof di tutto il mondo contro i Test Ocse-Pisa

La lettera è stata pubblicata sul “Guardian” e inizia a essere dibattuta anche da noi.

26/05/2017
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la Repubblica

Corrado Zunino

Ottanta “prof” di tutto il mondo – New York e Arizona, Londra, Oxford e Leeds, Stoccolma, persino la Nuova Zelanda – hanno scritto al responsabile dei Test Ocse-Pisa, Andreas Schleicher, direttore tra l’altro del comparto Educazione dell’Organizzazione dei paesi industrializzati, e gli hanno sottoposto tutti i loro dubbi (e le nette avversità) sulla test-mania che dopo tredici anni di applicazione coinvolge sessanta paesi nel mondo e ne orienta le politiche educative. La lettera è stata pubblicata sul “Guardian” e inizia a essere dibattuta anche da noi. Gli Invalsi, i Test Invalsi, in Italia si sono appena chiusi – in attesa della prova a crocette dell’esame di Terza media - e proprio i test Invalsi nutrono, per quanto riguarda l’Italia, il rapporto triennale Ocse-Pisa che tanto spaventa.

Gli ottanta docenti universitari, docenti e dirigenti di scuola evidenziano una serie di derive educative legate alla “testizzazione” delle scuole nel mondo che si possono riassumere in otto punti. Dicono i critici, innanzitutto, che l’uso della valutazione a risposta multipla – la “x” su quattro domande – ha favorito un’esplosione di insegnamenti con i test per studenti, insegnanti e amministratori di scuole. In particolare negli Stati Uniti. Questa quantificazione continua dei risultati è imperfetta e non può guidare le politiche scolastiche di sessanta paesi che in quelle prove si riconoscono. La Finlandia, che non li usa, e ha una scuola riconosciutamente funzionante, è scesa nelle classifiche Ocse-Pisa. Per dire. Le valutazioni dell'organizzazione guidata da Schleicher ogni tre anni creano un’attesa spasmodica e una conseguente pressione su governi, autorità scolastiche, media – compresi quelli italiani - e poi offrono indicazioni di breve periodo. “L’istruzione ha bisogno di medio-lunghi periodi per realizzarsi, realizzare le proprie riforme e quindi i test danno alla scuola un’accelerazione eccessiva e controproducente”. Ancora, i risultati Ocse-Pisa, mettendo l’accento così forte su quello che è misurabile, “rendono invisibile ciò che misurabile non è”. A scuola sono importanti anche lo sviluppo fisico, morale, civico e artistico di ogni ragazzo. E per queste discipline non esiste, sostengono i docenti, un test che certifichi la crescita del ragazzo.

C’è un altro aspetto, che viene messo in discussione. E ha a che fare con l’Ocse, organizzazione per natura favorevole alla preparazione economica degli studenti. Questa, la preparazione economica, non è la missione più importante per la scuola: “Uno studente deve essere preparato alla partecipazione democratica, alle azioni morali, allo sviluppo di sé, alla crescita e al benessere personale”. Inoltre, l’Ocse “non ha alcun mandato pubblico per influenzare così tanto le politiche educative del mondo”. Si nota una degenerazione, avvertono gli ottanta, nello sviluppo e nelle funzioni dell’organizzazione: “La struttura Pisa dell’Ocse per realizzare il proprio lavoro ha abbracciato multinazionali profit. Diverse di queste hanno interessi nelle scuole americane e in quelle africane”, dove si vogliono allargare i test a partire da quest’anno.

Ecco, il “Pisa regime” (lo chiamano così i docenti critici) impoverisce le nostre classi, toglie autonomia ai docenti e alza il livello di stress di scuole già molto stressate. Nessun test, è la conclusione, il punto otto appunto, dovrebbe ignorare la situazione economica dei Paesi in cui viene somministrato: “Negli ultimi quindici anni, a partire dagli Stati Uniti, la disuguaglianza economica è cresciuta e questo ha fatto crescere il gap di istruzione tra ricchi e poveri”.

Per evitare un “colonialismo culturale dell’Ocse” sui paesi più poveri, il gruppo di docenti propone di affiancare a chi costruisce i lavori Pisa – oggi statistici ed economisti – genitori, educatori, amministratori di scuole, leader di comunità, studenti provenienti da discipline come antropologia, sociologia, storia, filosofia, linguistica, arti. Quindi, inserire nella valutazione delle classi e delle scuole i concetti di benessere, salute, sviluppo umano e felicità degli studenti e degli stessi prof. Domande ad hoc. Quindi, rendere pubblico il costo dei Test Pisa (e degli Invalsi) “in modo che le amministrazioni possano decidere se continuare a spendere milioni di dollari ed euro in questo modo o virarle altrove”. Infine, accettare che strutture indipendenti valutino come sono organizzate le prove e dare conto in maniera dettagliata del ruolo delle multinazionali che affiancano Ocse-Pisa.


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