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Ocse: la crisi abbassa i voti scolastici

L'ultimo rapporto ocse pisa ha evidenziato una relazione tra i due fenomeni

16/02/2016
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Sotto il livello minimo in matematica, lettura, scienze. Lo sono in almeno una di queste tre materie circa 13 milioni di studenti 15enni dei 64 paesi Ocse che hanno partecipato al Rapporto Pisa 2012. Una questione che ha importanti effetti economici. Infatti, se nel 2030 tutti gli studenti di 15 anni avessero raggiunto la sufficienza nelle tre materie Pisa, il Pil di quel paese nel 2095 potrebbe essere fino al 18% superiore.

A spiegare che i guadagni della lotta agli scarsi rendimenti scolastici superano di gran lunga i costi del miglioramento è l'ultimo rapporto Ocse-Pisa sugli studenti 15enni low performer, cioè a basse prestazioni scolastiche, presentato mercoledì e basato sui dati delle indagini Pisa 2012 (Pisa Low performing students, www.oecd.org/education).

Più di uno studente su 4 non raggiunge la sufficienza in almeno uno delle competenze di base: in matematica il 25%, in comprensione della scrittura e scienze il 20% ciascuno. «Non solo questi ragazzi rischiano di lasciare la scuola prima di finirla», spiega il direttore dell'Education and Skills dell'Ocse Andreas Schleicher. «Una popolazione senza competenze di base rischia di compromettere anche l'intero sistema economico e la crescita del proprio paese» a lungo termine. Infatti, sottolinea il rapporto, «le perdite economiche derivanti dall'attuazione di politiche inadeguate e le pratiche educative lasciano molti Paesi in quello che potrebbe essere definito uno stato di recessione economica permanente». Una recessione che «potrebbe anche essere più ampia e più profonda che a quella a seguito della recessione finanziaria dei primi anni 2000 e da cui molti paesi stanno ancora lottando per uscire».

È urgente agire. Come hanno fatto 9 paesi che sono riusciti a diminuire le percentuali di studenti insufficienti in matematica tra Pisa 2013 e Pisa 2012. In 4 di questi, Brasile, Messico, Tunisia e Turchia, il miglioramento ha diminuito gli alunni che raggiungono il livello 1. Mentre per gli altri 5, Germania, Italia, Russia, Polonia e Portogallo, hanno ridotto contemporaneamente al percentuale di alunni al livello 1 e al di sotto di questo.

Nel caso italiano, in particolare, nel 2012 erano circa 140 mila gli studenti scarsi in matematica, il 25% del totale, e oltre 67 mila, il 12% quelli scarsi in tutti e tre i campi esaminati dal test Pisa. Tuttavia l'Italia «ha ancora davanti molte sfide». Infatti, la percentuale dei low performer in matematica è superiore di 2 punti alla media Ocse, sebbene calata di 7 punti in dieci anni.

Anche per le altre materie la percentuale di allievi in difficoltà è scesa negli ultimi anni: 4 punti in meno per la lettura dal 2013 al 2012, 7 per le scienze dal 2006 al 2012. Entrambe restano però superiori alla media Ocse del 18%, rispettivamente al 20% e 19%.

«Tutti i paesi possono migliorare le prestazioni dei loro studenti a condizione che adottino misure appropriate e abbiano volontà di attuarle», conclude l'Ocse. Cause e fattori di rischio sono spesso interdipendenti. Ad esempio, le basse performance scolastiche sono più diffuse tra gli studenti in condizioni socio-economiche svantaggiate, il 38% contro il 12% per gli alunni di famiglie agiate, e tra gli allievi delle scuole professionali, con il 34%, contro 15% per i liceali. I ragazzi con risultati scarsi, inoltre, sono quelli che saltano più giorni di scuola, passano meno tempo a fare i compiti (5,6 ore a settimana, contro 9,7 per gli studenti con livello sufficiente o superiore). Occorre, quindi, «un approccio multidimensionale».

Nella ricetta dell'Ocse, tra l'altro, la creazione di incentivi per ambienti di apprendimento scolastico che offrono agli studenti il supporto necessario; proporre il più presto possibile l'assistenza agli studenti; promuovere il coinvolgimento di genitori e comunità locali; fornire un sostegno mirato alle famiglie e alle scuole svantaggiate. E ancora, proporre programmi specifici per gli studenti immigrati, ridurre le disuguaglianze nell'accesso all'istruzione della prima infanzia. Combattere contro gli stereotipi di genere e aiutare i genitori single.


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