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Nuovo esame terza media e maturità: ma senza più rischi che esame è?

In base alla riforma della Buona Scuola nel calcolo del voto finale il curriculum pesa quanto le prove scritte e orali . Ma in questo modo si snatura l’essenza stessa dell’esame come prova inevitabilmente soggetta a un margine di aleatorietà

29/06/2018
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Corriere della sera

Orsola Riva

Si ha un bel dire che i genitori di oggi sono iperprotettivi, costantemente preoccupati di eliminare ogni possibile inciampo dal cammino dei loro ragazzi. E che così finiscono per fargli un gran danno perché non gli insegnano l’arte più importante che c’è, che è quella di sbagliare, di andare avanti per tentativi ed errori. Ora ci si mette anche la scuola. Nella carriera scolastica dei ragazzi italiani c’erano finora due prove fondamentali: la prima in realtà non ha mai contato granché, almeno non in passato. Parliamo dell’esame di terza media che i nostri genitori non tenevano in alcun conto ma che oggi è vissuto come una specie di piccola maturità. La seconda è la maturità con la emme maiuscola, vero e proprio topos psicoanalitico della scuola italiana (chi non ha sognato almeno una volta di doverla rifare?). Ebbene d’ora in poi questi due esami saranno un po’ meno esami di prima. Così hanno deciso tecnici ed esperti del ministero che hanno messo mano alla riforma di entrambi questi riti di passaggio in attuazione alle legge 107, la cosiddetta Buona Scuola varata dal governo Renzi. La nuova terza media è decollata già quest’anno, per la nuova Maturità bisognerà aspettare il 2019. Ma una cosa si è già capita: e cioè che in entrambi i casi si è voluto ridimensionare il peso delle prove d’esame rispetto al curriculum e alla storia dello studente.

Il peso (eccessivo) del curriculum

Finora infatti il voto finale di terza media si calcolava sommando il voto di ammissione a quello dei 5 scritti (prove Invalsi, italiano, matematica, inglese, seconda lingua comunitaria (francese, tedesco o spagnolo), e dell’orale e dividendolo per sette. Da quest’anno invece il voto si calcola facendo prima la media fra i tre scritti (tanti ne sono rimasti: italiano, matematica e una prova unica per inglese e francese) e l’orale. E poi sommando la media così ottenuta con il voto di ammissione e dividendo per due. Detto altrimenti: il curriculum scolastico finora pesava per un settimo adesso peserà per metà del voto. Un modo – si suppone – per rendere il voto finale meno aleatorio e più «giusto» nel senso di più corrispondente all’impegno profuso fino a quel momento da ciascun alunno. Sarà così anche nella nuova maturità. Dall’anno prossimo infatti la media dei voti ottenuti dai maturandi nel triennio peserà quasi il doppio di prima: fatto 100 il massimo dei voti, prima pesava fino a 25, dal prossimo anno peserà fino a 40 punti. Ma in quale esame, in quale prova mai della vita le cose vanno così? Che se hai la sfortuna che ti fanno una domanda su quell’unica pagina che non hai letto, se ti viene un crampo a 10 metri dal traguardo dopo aver corso una mezza maratona, il giudice di gara viene da te e ti aiuta ad alzarti? E soprattutto: siamo sicuri che in questo modo, mettendo il coprispigoli all’esame di terza media e di maturità, non rischiamo di procurare ai nostri ragazzi delusioni ben peggiori nel loro futuro universitario e lavorativo?