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«Nuova maturità, non c’è il 6 politico Correggiamo gli errori della destra»

Francesca Puglisi, responsabile Pd per la scuola: è un criterio più trasparente, le insufficienze peseranno nella valutazione

24/01/2017
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Corriere della sera

Egregio direttore, 
quando un Paese si appassiona a discutere di educazione è sempre una buona notizia. I decreti legislativi della buona scuola dalla prossima settimana saranno esaminati dalle commissioni istruzione di Camera e Senato e saranno una nuova occasione di ascolto e confronto con il mondo della scuola. Colpisce però il dibattito che si è aperto sulla nuova maturità che entrerà in vigore dal 2018, definita da alcuni editorialisti una maturità «buonista» o del «6 politico». 

In verità il cosiddetto «6 politico» è stato imposto dalla precedente riforma voluta dalla destra. Il Ministro Gelmini aveva stabilito che il voto di condotta facesse media con gli altri e che bastasse una sola insufficienza per non essere ammessi all’esame. La forzatura è chiara negli esiti dello scorso anno: il 96% degli studenti è stato ammesso all’esame di Stato, ma il 20% di loro aveva insufficienze in una o più discipline, sanate in seguito dal consiglio di classe durante gli scrutini, trasformando le insufficienze in 6. E’ una scelta di buon senso non far perdere l’anno ad un ragazzo che ha un’insufficienza ma che va bene in tutte le altre discipline, ma un’ingiustizia vera per quei compagni di classe che quel 6 se lo erano meritato, invece di vederselo attribuire dal consiglio di classe. Cosa cambia con la nuova maturità? La pagella riporterà con chiarezza l’eventuale insufficienza, il credito sarà dato dalla media dei voti e peserà di più sul voto finale. Un criterio dunque senz’altro più trasparente per certificare conoscenze, abilità e competenze dei ragazzi. Penso comunque che la responsabilità del consiglio di classe nella valutazione e nella decisione sull’ammissione o meno degli studenti possa essere meglio chiarita. Sarà inoltre obbligatorio fare il test Invalsi in Aprile per esser ammessi all’esame e l’esito certificherà le competenze in Italiano, Matematica e Inglese.

Riusciremo forse ad evitare così le polemiche che ogni anno ritornano sulla generosità con cui si distribuiscono i 100 nel Mezzogiorno. A chi invoca una moratoria dei cambiamenti all’esame di maturità, vorrei ricordare che la legge 107 ha introdotto molte novità importanti per i giovani del nostro Paese, come l’alternanza scuola lavoro e il curriculum dello studente con il potenziamento delle arti, del diritto e dell’economia. Se queste innovazioni rimanessero estranee alla valutazione degli studenti, verrebbero considerate attività marginali dalle scuole e non motore di una vera innovazione didattica.


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