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Nuova maturità 2018, per essere ammessi basta la media del sei

Le novità rispetto a oggi sono tre: per essere ammessi all’esame di Stato bisognerà aver partecipato alle prove Invalsi (che sbarcano così ufficialmente in quinta superiore); aver svolto l’alternanza obbligatoria; e aver ottenuto una votazione non inferiore alla meda dei sei decimi, condotta inclusa (non sarà dunque più richiesta la sufficienza in tutte le discipline). Resta invece immutato il requisito generale della frequenza delle lezioni

18/01/2017
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Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Diventano sempre più nitidi i contorni della nuova maturità che dovrebbe debuttare nel 2018. Le novità rispetto a oggi sono tre: per essere ammessi all’esame di Stato bisognerà aver partecipato alle prove Invalsi (che sbarcano così ufficialmente in quinta superiore); aver svolto l’alternanza obbligatoria; e aver ottenuto una votazione non inferiore alla meda dei sei decimi, condotta inclusa (non sarà dunque più richiesta la sufficienza in tutte le discipline). Resta invece immutato il requisito generale della frequenza delle lezioni: i maturandi per sedersi agli esami dovranno essere stati in classe «per almeno tre quarti del monte ore annuale» (come già previsto dall’attuale normativa).

Il Dlgs sulla valutazione 
Il restyling dell’esame di Stato è contenuto nella schema di Dlgs attuativo della legge 107 sulla valutazione, trasmesso dal Miur alle Camere. In pratica, se si avrà otto in Latino e quattro in Matematica al quinto anno, si potrà essere ammessi alla maturità 2018. Per chi dovrà affrontare l’esame di Stato il prossimo giugno valgono invece le regole attuali: la sufficienza in tutte le materie.

Nessuna novità sul fronte commissioni 
Se resta immutata la composizione delle commissioni d’esame (tre commissari interni, tre commissari esterni e un presidente), novità della futura Maturità è la previsione di una formazione ad hoc per i Presidenti di commissione, che verranno pescati da una sorta di Albo istituito presso l’Ufficio Scolastico Regionale.

Le prove 
Quanto alle prove d’esame il restyling non riguarda soltanto il numero delle prove. La prima verifica, quella di italiano, consisterà nella redazione di un testo di tipo argomentativo riguardante temi di ambito artistico, letterario, filosofico, scientifico, storico, sociale, economico e tecnologico, con la possibilità di strutturare la prova in più parti, «anche per consentire la verifica di competenze diverse, in particolare la comprensione degli aspetti linguistici, espressivi e logico-argomentativi, oltre la riflessione critica da parte del candidato». La seconda prova ha per oggetto una o più discipline caratterizzanti il corso di studio ed è intesa ad accertare le conoscenze, le abilità e le competenze attese dal profilo educativo culturale e professionale dello studente dello specifico indirizzo. Un quizzone sotto mentite spoglie? Niente affatto. Il ministro continuerà a scegliere, entro gennaio, la materia - sempre una dunque - della seconda prova, ma l’intento è quello di non creare compartimenti stagni: se “uscirà” Fisica per i licei scientifici, ad esempio, sarà meglio per i maturandi non accantonare il libro di Matematica perché magari per svolgere il compito sarà utile conoscere i principi della fisica ma anche ricordare una tal formula matematica. Se per il Classico, la contaminazione Greco - Latino è più ardua, per gli istituti professionali la contiguità di parecchie materie consente di vagliare con relativa facilità - ne sono convinti a viale Trastevere - la capacità dei ragazzi di utilizzare le competenze acquisite durante l’intero percorso scolastico. Superati gli scritti, si passerà al colloquio. E qui scompare la “tesina”. Sarà la commissione a proporre un punto di partenza (testo, documento, progetto, argomento) da cui desumere le competenze dello studente e le sue conoscenze disciplinari. Uno specifico elaborato o relazione verrà, invece, richiesto sull’esperienza svolta in alternanza scuola lavoro.


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