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Nuova didattica per l'online

Ecco i punti di forza e debolezza della scuola 3.0 nell'analisi dell'Indire di 381 casi

31/03/2020
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ItaliaOggi

La scuola 3.0 fa bene alla pagella. È quanto emerge da un'indagine condotta dall'Indire sulle scuole innovative italiane, in collaborazione con Simone Borra, docente di statistica all'università Tor Vergata di Roma, in corso di pubblicazione. Analizzando un campione di 381 classi sparse in tutta Italia, che hanno adottato alcune delle metodologie didattiche delle Avanguardie Educative e raffrontando i risultati degli studenti nelle prove Invalsi rispetto a quelli degli alunni che seguono una didattica tradizionale.

Il 68% delle classi più digitali ha un ottenuto un punteggio medio in italiano superiore alla media delle classi tradizionali che si trovano in contesti con lo stesso livello socio-economico. Dato che è pari al 61,6% per matematica. Percentuali che variano a seconda del grado scolastico. I maggiori benefici, infatti, si ottengono alle superiori, dove le percentuali salgono al 71,9% per italiano e al 65,7% per matematica. In terza media si arriva al 58,3% per italiano e 62,5% per matematica.

Mentre alla primaria il 65,4% degli alunni di V ottiene in italiano risultati superiori ai compagni che seguono metodologie didattiche tradizionali, così come accade per il 48,7% in matematica. Dunque, debate, flipped classroom, fablab, cooperative learning e altre metodologie didattiche innovative sembrano premiare l'apprendimento. Insomma, la scuola digitale funziona se si adottato reali metodologie didattiche digitali che comprendono una seria e solida formazione dei docenti. Miglioramenti evidenti anche dal punto di vista geografico, in una scuola italiana malata di divari territoriali.

Così, ad esempio, più della metà delle classi delle primarie che nel Centro-Sud hanno adottato le Avanguardie educative vanno meglio in italiano della media delle calssi tradizionali. Stessi miglioramenti alle superiori in tutta la Penisola, isole escluse. Mentre per matematica svettano le classi del Nord-Est, per tutti i gradi di istruzione, un'area geografica che però già normalmente primeggia nelle prove Invalsi, tuttavia le metodologie innovative mettono il turbo anche a questi studenti. Dati su cui riflettere in questo periodo di emergenza da coronavirus che ha costretto il Miur ad accelerare sulla didattica a distanza.

Per funzionare, infatti, occorrono metodologie didattiche digitali e docenti formati in queste. Anche perché, come ricorda spesso l'Indire, una trasmissione del sapere fondata soprattutto sulla lezione frontale, sull'ascolto e sull'utilizzo dei libri di testo è un modello in difficoltà in tutti i Paesi europei. Trasformare il modello trasmissivo, smontandolo. Smontare il tempo, lo spazio e la didattica. «Il coronavirus», osserva il presidente dell'Indire Giovanni Biondi, «ha colto alcune scuole impreparate, altre invece non hanno interrotto le attività nemmeno un giorno, perché già usavano “classi virtuali”, erano abituate alle attività. Anche chi si è dovuto adattare, però, lo ha fatto trovando soluzioni poco a poco, e oggi si è messo in modo».


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