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Numero chiuso alla Statale di Milano, l'università sospende i test ma annuncia: "Ricorso al Consiglio di Stato"

Decisione dopo l'ordinanza del Tar contro il numero chiuso nelle facoltà umanistiche. Niente selezione per il momento, ma ancora non è chiaro come definire l'iscrizione ai corsi. Gli studenti: "No al ricorso, rettore si adegui alla decisione del Tar"

02/09/2017
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la Repubblica

L'università Statale di Milano sospende le prove d'ingresso per i corsi di laurea umanistici e nello stesso tempo annuncia di voler fare ricorso al Consiglio di Stato. E' la decisione comunicata oggi dall'ateneo agli studenti in seguito all'ordinanza del Tar del Lazio che ha annullato l'efficacia delle delibere approvate dal Senato accademico a maggio, in cui si introduceva la soglia agli accessi per sei corsi di laurea: Lettere, Storia, Filosofia, Geografia, Scienze dei Beni Culturali e Lingue. L'annuncio è del rettore della Statale Gianluca Vago: "Ricorreremo al Consiglio di Stato, chiedendo una decretazione d'urgenza che sospenda il giudizio del Tar, poi ricorreremo anche contro il giudizio di merito del Tar, che però deciderà nel 2018. Siamo convinti della ragionevolezza della nostra decisione".

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L'università di via Festa del Perdono aveva previsto il numero chiuso per questi corsi, scatenando le proteste degli studenti e generando il ricorso al Tar dell'Udu, l'unione degli universitari. Ma il pronunciamento del tribunale amministrativo ha di fatto obbligato l'ateneo a fare un passo indietro. Per gli oltre 4mila iscritti alle prove, quindi, non ci sarà la temuta selezione: resta da capire come gli studenti potranno perfezionare la loro iscrizione ai corsi di laurea scelti. Attualmente tutti gli studenti che si sono iscritti al test devono considerarsi "ammessi con riserva" in attesa della decisione del tribunale amministrativo.

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"Non sono d'accordo - ha sostenuto Vago - con la decisione del Tar, anzi se devo essere sincero, anche alla luce delle richieste di iscrizione, continuo a ritenere che la nostra ipotesi fosse un'ipotesi di buon senso necessaria per rispondere a quanto il ministero ci chiede". Il rettore si è detto non d'accordo "col riferimento che il Tar fa alla legge 264 del 1999 che era nata per il numero chiuso a Medicina. Lì, infatti, c'era una previsione per cui non sarebbe stato possibile introdurre il  numero chiuso in corsi dove non erano previsti laboratori. A nostro parere quella normativa è stata abbondantemente integrata e superata dai dispositivi di legge previsti dalla legge 240 e dai successivi decreti legislativi che sono stati alla base della nostra decisione". Secondo questi decreti, infatti, ci deve essere una certa proporzionalità tra gli studenti di un corso di laurea e i docenti e questo è una condizione necessaria per l'accreditamento dei corsi.

"Al momento - ha aggiunto Vago - è come se fossimo commissariati perché da un lato il Tar ci dice di prendere tutti gli studenti che fanno domanda, dall'altro dobbiamo rispondere a una legge che impone di prendere un certo numero di docenti per far partire quel corso". La "situazione paradossale" in cui ci si potrebbe trovare è che "o non facciamo partire il corso" perché non si possono garantire le assunzioni necessarie oppure "non potremo attivare altri corsi di laurea perché la normativa ci dice che se siamo fuori dal criterio di accreditamento per un solo corso non possiamo aprirne altri". I sei corsi di laurea per i quali è stato introdotto il numero programmato hanno avuto 4200 domande, di cui il 15% sono domande multiple su più corsi. I posti a disposizione sono 3050, "per cui probabilmente non sarebbe rimasto fuori nessuno", ha commentato Vago. "Io - ha proseguito - ho già contattato il ministero e lo farò anche formalmente perché è importante avere elementi su come intende affrontare la questione". Il rettore è "d'accordo con la linea che ha seguito il ministero in questi anni per garantire la qualità di insegnamento in tutti i corsi di laurea. Se si vuole aumentare il contingente di studenti occorre prima garantire quei criteri di qualità che il Ministero ha introdotto. Trovo paradossale che si faccia riferimento a un dispositivo di legge che non tiene conto di questi parametri".Da parte loro gli studenti chedono che l'università faccia un passo indietro. "Chiediamo al rettore Vago di non fare ricorso perché non si gioca sulla pelle degli studenti. Deve adoperarsi subito per adempiere a quanto deciso dal Tar e da domani aprire immediatamente le facoltà a chi si vuole iscrivere", hanno detto i rappresentanti dell'associazione studentesca Udu, che stanno pensando a chiedere un risarcimento per gli iscritti al test.