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Insegnanti italiani sempre più poveri. Ma in Europa gli stipendi crescono

Secondo un report di Eurydice le indennità dei docenti di materna, elementare e media italiani, dal 2009 al 2014, hanno perso l'8 per cento del loro potere d'acquisto

01/11/2014
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la Repubblica

di Salvo Intravaia

La crisi economica fa scivolare verso la povertà un italiano su quattro. E una famiglia su due tira avanti con meno di duemila euro al mese. A certificarlo, ieri, l'Istat. Mentre gli insegnanti nostrani sono sempre più poveri. A decretarlo, questa volta, è la Commissione europea che attraverso il suo braccio operativo in materia di istruzione  -  il portale Eurydice  -  ha studiato la situazione dei salari degli insegnanti in Europa nell'anno appena trascorso: il 2013/2014. Per chi sta dietro una cattedra, per la verità, questa è solo la conferma matematica di uno stato di cose di cui maestri e professori nostrani si erano già accorti da tempo: la difficoltà di arrivare alla fine del mese e la necessità di richiedere aiuto alle famiglie di origine, quando a portare a casa lo stipendio è solo un docente. Secondo il report di Eurydice, gli stipendi  -  e le indennità  -  degli insegnanti di scuola materna, elementare e media italiani, dal 2009 al 2014, hanno perso l'8 per cento del loro potere d'acquisto.

I salari dei prof di scuola superiore sono rimasti quasi invariati, ma decrescono anche questi: dell'1 per cento appena. "In quasi tutti i paesi europei  -  spiegano da Bruxelles  -  i salari degli insegnanti sono cresciuti". In Italia no. Blocco del contratto, scaduto nel 2009, congelamento degli scatti stipendiali e taglio alle risorse per le attività aggiuntive hanno prodotto un calo dello stipendio reale dei docenti italiani di cui, probabilmente, chi è in servizio non ricorda precedenti.

E il pericolo, annunciato dalla Uil scuola, che la situazione di blocco degli stipendi possa perdurare fino al 2019 non fa altro che peggiorare una situazione che vedrà il culmine con le mini-pensioni  -  il 60/70 per cento dell'ultima retribuzione  -  di cui si dovranno accontentare i docenti in servizio che hanno meno di cinquant'anni, quando andranno in pensione. Così, i 148mila precari della scuola che Renzi si appresta ad assumere sono destinati ad allungare le fila dei nuovi poveri del Belpaese? Sembra proprio di sì. E il rischio che alla gioia dell'immissione in ruolo si sostituiranno presto le difficoltà di arrivare alla fine del mese è tutt'altro che campato in aria. Illudersi infatti di potere campare, oggi, con moglie e figli col solo stipendio di insegnante appena assunto, in Italia, è una pura follia. Specialmente al Nord. Basta infatti confrontare le soglie di povertà assoluta pubblicate lo scorso mese di luglio dall'Istat per le famiglie italiane con gli stipendi di professori e maestri appena assunti per avere un quadro abbastanza chiaro della situazione.

I numeri del resto lasciano spazio a poche speculazioni. Perché dopo anni di automatismi stipendiali bloccati e col contratto scaduto dal 2009, lo stipendio degli insegnanti italiani  -  tra i più bassi d'Europa  -  sta per trasformarsi in un sussidio. Per questa ragione, i sindacati hanno appena raccolto 300mila firme per richiedere il rinnovo del contratto. Del resto, le storie di insegnanti costretti a farsi aiutare dalle famiglie di origine per tirare avanti o obbligati a inventarsi un secondo lavoro non si contano più. Meglio un lavoro sottopagato che non averlo proprio, un lavoro, diranno le migliaia di disoccupati anche non più giovanissimi. Ma l'idea che lo stipendio degli statali - e quindi anche degli insegnanti - possa subire un altro blocco fino al 2018 prefigura un futuro di stenti per la categoria che ha in mano il futuro delle nuove generazioni.

Un professore di scuola media o superiore appena immesso in ruolo con moglie e due figli - uno di 3 e l'altro di 11 anni  -  guadagna 1.429 euro netti al mese. Ma con quel nucleo familiare a Milano occorrono almeno 1.677 euro per galleggiare sopra la soglia di povertà assoluta. E all'appello mancano ben 248 euro al mese. Situazione che non cambierebbe molto in un piccolo comune dell'Italia centrale, dove con moglie e due figli occorrono almeno 1.442 euro per evitare di stare nel club dei poveri. Ventitré euro in più al mese basteranno a evitare i disagi della povertà?

Soltanto in un piccolo comune del meridione lo stipendio del nostro prof sarebbe sufficiente: per campare occorrerebbero 1.212 euro al mese.  Ma poi, spesso, la realtà è un'altra cosa e anche al Sud le cose si complicano. E non poco. Antonia, insegnante di scuola dell'infanzia in servizio a Palermo, è originaria di un paese della provincia. E non ha difficoltà ad ammettere che "ogni mese i miei mi mandano un aiuto economico". Mentre una sua collega è in cerca di una casa più piccola, quella che abita non se la può permettere più.

Già perché una maestra appena assunta, magari separata, guadagna 1.22 euro al mese. E anche al Sud è difficile arrivare a fine mese con quella cifra. Le cose vanno meglio se la famiglia con prof capofamiglia ha un solo figlio di età compresa tra zero e 3 anni. Per cavarsela a stento occorrono 1.274 euro al mese in una metropoli del Nord, 1.162 euro in un grande comune del centro e 942 in un grande comune del Sud. E con lo stipendio di 1.375 euro al mese ci si può riuscire a cavarsela. Ma basta un imprevisto per complicare le cose. L'Istat, infatti, considera "quasi poveri" tutti i nuclei famigliari che guadagnano al massimo il 20 per cento in più della soglia di povertà assoluta. Una famiglia monoreddito composta da mamma, papà e piccolo di cinque anni è considerata "quasi povera" in un comune abbastanza grande del centro Italia se riesce a raggranellare meno di 1.502 euro al mese. E con lo stipendio di 1.375 euro l'ingresso nel  club dei "quasi poveri" è assicurato.


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