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Non possiamo più sbagliare

La scuola che riparte

07/09/2020
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la Repubblica

Linda Laura Sabbadini

Oggi è il primo giorno di scuola per una parte degli studenti.

È un grande giorno. La maggioranza inizierà tra una settimana. Il primo giorno di scuola è solitamente un momento emozionante, lo ricordo per me, per le mie figlie. Un misto di felicità di rivedere i propri compagni, tensione emotiva, ansia a volte per l’avvio di un nuovo percorso scolastico, timori.

Figuriamoci oggi, dopo l’assenza a causa del virus. Come lo vivranno i nostri bambini e ragazzi? Certamente, non vedranno l’ora di ritrovarsi con i loro compagni. Come lo vivranno i loro genitori? E gli insegnanti? Incertezza, timori, paure accompagneranno questa riapertura.

Il diritto all’apprendimento è un diritto costituzionale come il diritto alla salute. È un bene che il governo abbia deciso di riaprire le scuole, pur essendo una situazione difficile e complessa da gestire. Ma non ci si può permettere di sbagliare.

Sui bambini e sui ragazzi e il loro futuro non si scherza. Come verrà gestita la riapertura rappresenterà un importante test per il governo. E allora va bene parlare di distanze di sicurezza, di mascherine, di banchi, di turni, è fondamentale. Ma attenzione, non basta. Non si può sbagliare sulle misure anti Covid, ma neanche sulle strategie educative.

Sei mesi di assenza dalla scuola soprattutto per i più piccoli sono stati negativi dal punto di vista dello sviluppo intellettuale ed emotivo, per tutti e soprattutto per i più disagiati. La scuola è il luogo dove si combatte in trincea contro le disuguaglianze e la povertà educativa. In questi sei mesi non lo è stato fatto abbastanza, perché non tutti i bambini e ragazzi sono stati raggiunti adeguatamente dalla didattica a distanza. Il 20% dei minori al Sud non aveva un pc in casa, il 13% nell’intero Paese, il 41% viveva in case sovraffollate. È vero siamo stati colti alla sprovvista, ma ora bisogna darsi una strategia adeguata di risposta. Ci sono state tante esperienze educative di grande interesse nelle scuole, maggiore collaborazione tra insegnanti e anche tra insegnanti e genitori. Tante esperienze di didattica a distanza anche prima del lockdown.

E qui è il punto. Perché non si fanno circolare? Perché gli avanzamenti di alcuni non diventano patrimonio di tutti? Sono state analizzate approfonditamente le difficoltà degli insegnanti nel gestire la didattica a distanza? Che risposte sono state date?

È necessario che il governo si doti di una vera e propria strategia educativa che faccia sì che il ritorno a scuola non sia un ritorno al passato, ma un balzo verso il futuro. No al tutto come prima. Sì alla capacità di integrare diversi modelli di didattica. Lo sappiamo, potranno esserci momenti di tensione. Il virus non è scomparso, avremo situazioni a macchia di leopardo e dovremo essere in grado di gestirle in modo flessibile. Sarà necessario un forte investimento in formazione degli insegnanti sulle modalità più avanzate di didattica a distanza in relazione alle proprie materie. Ce ne è bisogno perché non tutti hanno a disposizione o conoscono le grandi potenzialità della didattica via web. E in passato questo aspetto non è stato particolarmente attenzionato. È necessario un forte sviluppo della comunicazione e interazione tra insegnanti e genitori. C’è bisogno di un vero e proprio patto per la scuola che raccordi tutti i soggetti in campo. Insegnanti e famiglie dovranno imparare a vivere in un mondo nuovo, ma sono le istituzioni e il governo che dovranno creare le condizioni perché tutto ciò sia possibile.

Abbiamo perso sei mesi. Non possiamo perdere neanche un altro giorno.

Linda Laura Sabbadini è direttora centrale Istat. Le opinioni qui espresse sono esclusiva responsabilità dell’autrice e non impegnano l’Istat