«Non ho i prof per dividere le classi troppo numerose»
Cristina Costarelli, preside del liceo scientifico Newton a Roma


Valentina Santarpia
«Sembra un gioco enigmistico da risolvere: come sistemare 1.100 studenti divisi tra due plessi, per garantire il distanziamento?». Cristina Costarelli, preside del liceo scientifico Newton a Roma, è alle prese con l’applicazione delle linee guida. «Sono trop-po generiche — premette —. Va bene l’autonomia, ma dovevano darci delle opzioni precise». I tempi sono stretti e Costarelli ha un «carnevale di soluzioni» da valutare: «Entro qualche giorno avrò i dati esatti del rapporto tra alunni, aule e locali a disposizione. Ma intanto stiamo facendo simulazioni: se abbiamo classi di 28 studenti, dobbiamo ad ogni lezione toglierne dieci e spostarli altrove. I primi 20, poniamo, fanno lezione, gli altri un’esercitazione. A turno, per non “condannare” sempre gli stessi, i gruppi si alternano. Ma ci vuole un docente che tenga il gruppo che esce, e non è detto che gli 8 del potenziamento bastino. In questo caso, dovrò prevedere un 10% di lezioni a distanza, diciamo 3 ore su 27: l’idea che si possa tornare a orario completo in presenza è una pia illusione. Potremmo far stare un’intera classe un giorno alla settimana a casa. Sto valutando la possibilità di dividere le palestre con pannelli mobili per destinarle a uso didattico, facendo educazione fisica all’esterno. Non credo che manderò studenti in giro, avrei bisogno di altro personale. I banchi? Li ho chiesti, nessuna risposta. Alla fine li comprerò coi fondi del ministero, poi mi rimarrà poco». E gli enti locali? «Chi li ha sentiti?».
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