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"Non basta, servono regole chiare Gli alunni più deboli sono penalizzati"

Ormai è tardi, sapere se ci sono prove scritte o colloqui è fondamentale

07/04/2020
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La Stampa

Roberta Fontana, dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo Frosinone 3, dopo molti giorni di incertezza il governo ha finalmente approvato il decreto. C'è la chiarezza di cui aveva bisogno la scuola?
«Non mi sembra. C'è il rinvio a ordinanze ministeriali per provvedimenti specifici come la valutazione e l'esame di stato. Era necessario invece un intervento normativo primario per disciplinare questi aspetti. È lo stesso approccio seguito finora: abbiamo assistito a provvedimenti inseriti in dispositivi generali che non sono stati di aiuto per noi che lavoriamo nella scuola. È necessaria una regolamentazione specifica».
Perché?
«Nel decreto del governo si prefigurano due scenari possibili sulla base di un rientro o meno a scuola entro il 18 maggio. Non sono sufficienti a dare una sicurezza ai ragazzi e alle famiglie. A essere penalizzati sono innanzitutto i più deboli, quelli con bisogni educativi speciali. In un clima di incertezza generale hanno maggiore necessità di definire un percorso ancorato a procedure sicure».
Purtroppo il governo in questo momento non può dare maggiori certezze. Il futuro dipende dall'evoluzione dell'epidemia e delle terapie per sconfiggerla o almeno per capirla.
«Me ne rendo conto ma abbiamo bisogno di un piano strategico che riordini la didattica a distanza. Non bastano le risorse che sono state destinate alle scuole per i ragazzi in condizione di svantaggio socio-economico. E ci vuole un piano di formazione importante per i docenti: da quello che si capisce leggendo l'intervento normativo, la didattica a distanza sarà una modalità che ci porteremo dietro anche oltre settembre. Non basta fare con un altro strumento quello che si fa nella didattica in presenza: si tratta di una didattica completamente diversa che richiede una formazione specifica per gli insegnanti».
Nello scenario più probabile, quello in cui non si torna a scuola, l'esame di terza media viene sostituito dalla presentazione di una tesina e la maturità si trasforma in un colloquio. Che ne pensa?
«Sono provvedimenti di buon senso ma manca un intervento specifico che faccia capire che lo scenario più probabile è che non si torni a scuola e manca la certezza di un provvedimento specifico sulla valutazione e su come gestire la prova. L'esame di terza media dà minore preoccupazione ma per il secondo ciclo la questione è più complessa. Siamo alla vigilia delle vacanze di Pasqua. Manca un mese e mezzo di scuola: sapere se ci sono due prove e un colloquio orale, o solo un colloquio, implica un percorso del tutto diverso da seguire e strutturare rispetto ai documenti da produrre e all'impegno dei ragazzi». f. ama.


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