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Nomine in ruolo, un vero flop. Il reclutamento dei docenti va rivisto

di Francesco Sinopoli, segretario generale FLC CGIL

04/09/2018
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ItaliaOggi

Vi sono alcune emergenze, vecchie e nuove, che segnano l'apertura anche di quest'anno scolastico.

Il completamento delle nomine in ruolo dei docenti è indubbiamente una delle emergenze. A fine agosto la copertura dei posti non raggiungeva il 50%. E il divario tra organico di diritto e organico di fatto è un problema annoso: un esempio significativo riguarda il sostegno, dove sono circa 50 mila le cattedre in deroga. È chiaro, come abbiamo già fatto presente al ministro Bussetti, che il sistema di reclutamento nella scuola va risistemato in modo definitivo, adesso siamo in una babele di situazioni derivanti da sistemi che si sono confusamente susseguiti. La materia è complessa, il sindacato è disponile a sedersi a un tavolo per trovare delle soluzioni, al centro delle quali sta ovviamente il concorso che dovrà avere una periodicità definita.

Molte scuole ancora saranno date in reggenza, visto che il concorso per dirigenti scolastici non è ancora concluso, e mancano i direttori dei servizi amministrativi, quelli che coordinano il lavoro delle segreterie e il personale Ata, anche qui sostituiti da assistenti amministrativi facenti funzione, i quali aspettano ancora di ricevere un'adeguata indennità. Indubbiamente le scuole scontano anni precedenti di definanziamento con tutte le conseguenze in termini anche di organizzazione.

I problemi sono di breve e di lungo periodo. A breve vanno conclusi alcuni impegni presi in sede contrattuale. L'abbiamo detto più volte che quello rinnovato ad aprile scorso era una sorta di contratto-ponte, importante perché ha interrotto 9 anni di assenza di negoziato, ma non esaustivo di tutte le questioni aperte.

Due esempi: gli stipendi e la valorizzazione professionale.

Intanto la prossima legge di bilancio dovrà prevedere il finanziamento della prossima tornata contrattuale, dove gli stipendi di docenti e Ata dovranno essere all'altezza di una professione che include grosse responsabilità, oltre che altissime competenze. Andranno ridisegnati i profili Ata e definita una progressione economica più favorevole per i docenti che attualmente raggiungono la fascia stipendiale più alta dopo 35 anni di servizio. Va abbassata questa soglia, come nei paesi più evoluti della Ue. Tra i problemi di più lungo periodo, c'è la sicurezza degli edifici scolastici, ma anche il loro adeguamento e una didattica aperta e laboratoriale diffusa in tutti gli spazi della scuola.

A questo proposito abbiamo presentato delle proposte per superare certe rigidità imposte dalla legge 107/15, come le ore obbligatorie per l'alternanza scuola-lavoro, anche per ridare centralità all'autonomia didattica e organizzativa delle scuole, in questo come negli altri campi della programmazione educativa.

C'è, insomma, da rimboccarsi le maniche. Il sindacato è pronto, con idee e proposte che sono state consegnate in un dossier al ministro. La discussione deve andare avanti e coinvolgere anche e soprattutto le scuole e chi ci lavora.


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