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«No al numero chiuso a Medicina, sì a Lettere». Parola del fuoricorso Salvini

Il ministro dell'Interno: «Il Paese ha bisogno di medici e ingegneri, dalle facoltà umanistiche ne sono usciti tanti». Non lui però, che è stato iscritto a Storia per 16 anni ma non è mai arrivato alla laurea

14/09/2018
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Corriere della sera

Orsola Riva

«Metterei il numero chiuso nelle facoltà umanistiche, da dove ne sono usciti tanti di laureati. Ma a MEDICINA c’è bisogno di ossigeno. Abbiamo bisogno di medici e di ingegneri». Non ha risparmiato nemmeno la scuola il Salvini a tutto campo che l'altra sera ha regalato il primo trionfo stagionale a Bruno Vespa (un milione e mezzo di spettatori per la prima puntata di Porta a porta). E pazienza se per farlo il ministro dell'Interno, di solito così attento ai confini, ha invaso il campo del collega all'Istruzione Università e Ricerca. Marco Bussetti capirà: in fondo è al Miur in quota Lega.

Matteo Salvini@matteosalvinimi

: Metterei il numero chiuso nelle facoltà umanistiche, da dove ne sono usciti tanti di laureati. Ma a MEDICINA c'è bisogno di ossigeno. Abbiamo bisogno di medici e di ingegneri.

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Calcolo politico

A poco giorni dall’odiatissimo test di Medicina che ogni anno falcia decine di migliaia di aspiranti camici bianchi deludendo le loro aspettative e - quel che è forse anche più appetibile in politica - quelle dei loro familiari, Salvini torna a far suonare l’organetto dell’abolizione del numero chiuso (ricordate il tentativo maldestro dell’ex ministra dell’Istruzione Stefania Giannini prima delle Europee? Il test restò al suo posto ma in compenso Scelta civica incassò un magrissimo 0,7 per cento). Anche l'operazione politica di Salvini è chiara. Rientra nella più generale strategia del governo giallo-verde di strappare consensi con promesse non sempre facili da mantenere. Intendiamoci: che in Italia, soprattutto in prospettiva, ci sia bisogno di più medici è sacrosanto, anche se il vero imbuto non è all’inizio ma alla fine del percorso, dopo la laurea. Se Salvini avesse voglia di ascoltarli, i medici, saprebbe che il vero problema è che si sono troppe poche borse di studio per le specializzazioni ed è per questo che nei prossimi anni il Paese rischia di non avere abbastanza pediatri, cardiologi ecc.

Eleonora@Lelesmurf

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In risposta a @matteosalvinimi

A medicina servono soldi per le BORSE DI SPECIALIZZAZIONE. Ci sono tantissimi laureati in medicina che dopo 6 anni di fatica si ritrovano disoccupati e senza poter terminare il loro percorso formativo!
Non serve a nulla togliere il numero chiuso se non a creare altri disoccupati.

Susanna@Susanna95978722

Numero chiuso all'università e porti aperti a tutti.
Un gran futuro per l'italia

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Certo un po’ di spazio c’è anche in partenza, come ha fatto notare in una recente intervista al Corriere il capo dei rettori Gaetano Manfredi - un solido ingegnere, non un esangue uomo di lettere! - il quale ha proposto di aumentare - a parità di fondi - di un buon cinquanta per cento il numero dei posti a disposizione ogni anno per le matricole, portandoli da 10 a 15 mila. Ma immaginare di ammettere tutti e 65mila i candidati che ogni anno affrontano il test significa non voler fare i conti con la realtà rischiando di scassare il sistema. Le università italiane non hanno gli spazi fisici per accogliere tutte quelle matricole: lo si è visto bene nel 2014-15 quando a colpi di ricorsi al Tar furono riammessi 5.000 studenti in più costringendo così i ragazzi che non ci stavano nelle aule a seguire le lezioni da un monitor, come nei maxiconcerti allo stadio. E poi, diciamolo, il numero chiuso dove c'è funziona, nel senso che riduce al minimo la dispersione: chi riesce a passare il test ha ottime probabilità di arrivare fino in fondo al percorso, a differenza di quanto accade in altri corsi di laurea.

Matteo Salvini@matteosalvinimi

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: Metterei il numero chiuso nelle facoltà umanistiche, da dove ne sono usciti tanti di laureati. Ma a MEDICINA c'è bisogno di ossigeno. Abbiamo bisogno di medici e di ingegneri.

machescuola@machescuola

Metterei il numero chiuso nelle votazioni politiche, da dove ne sono usciti tanti di caproni. Ma all’università c’è bisogno di ossigeno. Abbiamo bisogno di LAUREATI.

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Fuoricorso storico

Va detto poi che, apparentemente, il Paese invocato da Salvini ha bisogno di medici in campagna elettorale (quella del ministro dell'Interno e segretario della Lega è permanente), ma quando si tratta di decidere per esempio cosa fare in tema di vaccini si preferisce ascoltare le (poche) famiglie no vax o il parere di un amico che quello della scienza. Come spiegare altrimenti l’incarico di incursore nel mondo dell’università dato all’ex Iena Giarrusso? Uno che sui vaccini si è espresso in passato così: «Secondo me quella dei 12 vaccini (sono 10, quelli obbligatori, ma pazienza: il Paese avrebbe bisogno anche di molti più matematici...) è una gran vaccata» (sic). Infine saranno pure tanti, troppi i laureati in Lettere (per quanto l’anno scorso gli immatricolati rappresentassero il 7 per cento del totale, meno della metà degli ingegneri per capirci), ma non tutti quelli che entrano riescono ad uscirne. Come sa bene lo stesso Salvini che, dopo la maturità classica al liceo Manzoni di Milano, si iscrisse al corso di Laurea in Storia dell'Università Statale di Milano dove, evidentemente, si trovò così bene da restarci 16 anni. Forse nel suo caso il numero chiuso - che, vale la pena di ricordarlo, per legge non si può imporre così a capocchia, ma solo là dove sia prevista la presenza di laboratori ad alta specializzazione o l'obbligo di tirocinio - sarebbe servito sì a risparmiargli altrettanti anni di tasse universitarie. Anche se, va detto, quand'era ancora un fuoricorso storico, Salvini mostrava più senso dello spirito che da ministro dell’Interno: «La mia Laurea? Arriverà prima la Padania libera».


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