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Niente impronte digitali ai prof, ma i presidi saranno sorvegliati

La maggioranza di governo pronta a togliere dal ddl Concretezza le misure anti furbetti per i docenti, ma non per i dirigenti. Presidi e opposizione: «Norma immotivata che denota ostilità verso i presidi»

03/04/2019
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Corriere della sera

Orsola Riva e Valentina Santarpia

Niente impronte digitali né rilevatori dell’iride per scovare i prof fannulloni. Come largamente previsto, la maggioranza di governo si avvia a emendare il disegno di legge Concretezza nella parte che estendeva le cosiddette misure anti furbetti anche al personale della scuola. Una vittoria per quella parte dei deputati e delle deputate grillini che la settimana scorsa in Commissione Cultura si erano messi di traverso al provvedimento caro alla Lega, tanto da costringere il presidente prima a sospendere e poi a rinviare la seduta. Se c’è una categoria del pubblico impiego poco esposta al rischio di assenze ingiustificate - avevano obiettato alcuni di essi, soprattutto coloro che dal mondo della scuola provengono, d’accordo con i colleghi dell’opposizione - sono proprio i maestri, le maestre e i professori che, qualora anche ci provassero, a «fare sega», verrebbero immediatamente denunciati dai loro stessi studenti. E comunque sono già «tracciati» dai registri elettronici. Per non parlare del costo di impiantare rilevatori biometrici in tutte le scuole della Repubblica, che sono ottomila, suddivise però su 40 mila plessi.

Giannelli: pronti a ricorrere

E così, con un frego, docenti e personale amministrativo sono stati cancellati dal provvedimento anti furbetti. Non però i dirigenti scolastici che sono rimasti presi in mezzo al compromesso spuntato fra i due ormai sempre più litigiosi alleati di governo. «Evidentemente - commenta l’ex sottosegretario Gabriele Toccafondi - la Lega si è impuntata. Avendo promesso ordine e disciplina nelle scuole, non potevano mollare su tutto. E così hanno preteso che almeno i presidi non sfuggissero a una qualche forma di controllo. Un controsenso, la goccia destinata a far traboccare il vaso per i presidi già sul piede di guerra». E in fatti puntuale arriva la protesta del presidente dell’Associazione presidi, Antonello Giannelli: «Ritengo che la norma sia immotivata e denoti ostilità verso la dirigenza. La qualità del lavoro dei presidi non si misura dalle ore che trascorrono in ufficio, che sono già tante, ma dai risultati. E come la mettiamo con le scuole con tante sedi? O con i dirigenti che devono reggere più istituti? Per non parlare di tutti gli incarichi e le attività collaterali che i dirigenti hanno». Paura dei controlli? «Ma assolutamente no - sottolinea Giannelli -. Sono stati giustamente tolti i controlli ai professori, e non capisco perché restino per i presidi. Ma siamo pronti a ricorrere alle vie legali, arriveremo fino alla Corte costituzionale se necessario».

Ascani: atteggiamento poliziesco

Durissime anche le opposizioni. «Questo atteggiamento poliziesco nei confronti della scuola è una vergogna - ha detto Anna Ascani, capogruppo Pd in Commissione Cultura -. Dopo giorni di tensione e di grande lavoro della relatrice (la grillina Virginia Villani che si era messa di traverso la settimana scorsa, ndr) il risultato è deludente: mentre si chiede che i docenti e il personale educativo vengano esclusi dalle misure, i dirigenti scolastici continueranno invece ad essere sottoposti a controlli sull’accesso a scuola. Per di più in un momento in cui la maggior parte di essi gestisce fino a 8 plessi scolastici contemporaneamente. La maggioranza ha intenzione di chiedere loro di dotarsi anche del dono dell’ubiquità?».

I controlli per i dirigenti

Il ddl Concretezza prevede l’introduzione di sistemi di controllo biometrico e di videosorveglianza degli accessi per tutti i dipendenti pubblici, dirigenti inclusi, ad eccezione dei comparti cosiddetti non contrattualizzati (forze dell’ordine, prefetti, corpo diplomatico). Ora, con l’emendamento che verrà presentato nei prossimi giorni in Aula, saranno esclusi anche i docenti ma non i presidi per i quali, come ha spiegato il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Mattia Fantinati, si rinvia a un decreto ad hoc. Un modo, da parte del governo, per evitare il boomerang di una misura largamente impopolare - i docenti sono oltre un milione (e vanno a votare) - e per di più costosissima (con questi chiari di luna). Anche se aver «graziato» gli insegnanti ma non i presidi toglie acqua all’argomento usato dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti per difendere il provvedimento. «Le impronte digitali a scuola? - aveva detto la settimana scorsa a Repubblica - Io sono favorevole ma non per questioni di controllo sull’assenteismo, piuttosto per ragioni di sicurezza». Se sicurezza doveva essere, allora bisognava mantenere la videosorveglianza per tutti. Non sorprende che, insieme ai deputati dell’opposizione, a votare contro il provvedimento ci sia stata pure una deputata grillina, l’ex dirigente scolastica Vittoria Casa. Non è dato sapere invece ome la pensi in merito il sottosegretario Salvatore Giuliano, fino all’anno scorso preside di un prestigioso istituto tecnico di Brindisi. «A seguire i lavoro in Commissione - dice Toccafondi - c’era anche lui. Ma non ha emesso verbo».


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