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«Nel presepe c’è la nostra identità. Le scuole non lo nascondano»

Il ministro Bussetti: meno ore dedicate all’alternanza scuola-lavoro ma più qualità

01/12/2018
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

Non si sono spente le proteste nel Nordest per la riduzione dell’alternanza scuola-lavoro che un’altra polemica, quella sui presepi, arriva sul tavolo di Marco Bussetti. Il ministro non interverrà nelle scuole che li vietano ma conferma: «Crocifisso e presepe sono simboli dei nostri valori, della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra identità. Non vedo che fastidio diano a scuola. Chi pensa che l’inclusione si faccia nascondendoli, è fuori strada».

Ministro, ha smantellato l’alternanza scuola-lavoro?

«L’alternanza c’è ed è un istituto fondamentale per la crescita dei nostri giovani». Allora perché ha più che dimezzato le ore? «Guardando le esperienze di questi anni abbiamo ritenuto di ridurre il numero minimo obbligatorio delle ore. Gestire 400 ore di alternanza crea in alcune realtà difficoltà nel garantire la qualità dell’esperienza. Quindi abbiamo fissato un minimo che deve essere di 180 nei professionali, 150 negli istituti tecnici e 90 nei licei: significa che se una scuola ha una bella esperienza di scuola-lavoro, può continuare a farla per 400 o 600 ore». Senza fondi, visto che nella legge di bilancio ci sono tagli per 56 milioni? «La riduzione delle ore obbligatorie non è stata decisa per fare risparmi ma per renderle più efficaci e aderenti al percorso di studio. Diciamo che abbiamo fatto una messa a punto». Il messaggio che passa è quello di un disimpegno del governo, anche alla Maturità l’alternanza perde centralità. «L’alternanza ha degli effetti positivi per i ragazzi che hanno potuto svolgere un’attività qualificata. Potrà essere parte dell’esame orale come l’esperienza del quarto anno all’estero o il volontariato. Ma non ne può essere il centro: l’esame deve stabilire la preparazione complessiva dei cinque anni di scuola, compresa l’alternanza. Quella che invece non è più obbligatoria è la prova Invalsi, perché può essere ingiusta e fuorviante nel giudizio soprattutto per chi non è madrelingua». L’esame di Maturità che debutta a giugno sarà più facile? Due scritti invece di tre tanto per cominciare. «L’esame non va valutato in termini di difficoltà ma di equilibrio. Le due prove diventano davvero nazionali con griglie di valutazione identiche e un voto meno discrezionale. Sarà un esame più coerente con il percorso di studi. Le due prove sono più complesse. Addirittura ci potrà essere una seconda prova multidisciplinare». Greco e latino insieme? «Può succedere: versione — per esempio di latino – e tre domande di letteratura e cultura su uno scritto di greco già tradotto e con testo a fronte. Lo stesso per matematica e fisica. Per gli esami di stato ci saranno novità anche per i professori. Abbiamo le risorse per remunerare i presidenti di commissione degli esami di terza media: avranno un gettone equivalente a quello dei colleghi della Maturità». È vero che l’anno prossimo nelle scuole mancheranno 100 mila professori? «Vedremo quando ci sarà la norma su quota cento. Comunque è evidente che c’è un ricambio generazionale dei docenti, per questo entro il 2019 ci sarà il bando per il concorso ordinario. E soprattutto daremo contemporaneamente – entro metà giugno - i posti per la mobilità: così si riducono al minimo i buchi in organico: entro il 31 luglio l’assegnazione degli insegnanti alle scuole sarà fatta». Università e ricerca: pochi fondi pubblici — quasi niente nel bilancio — e privati. «Stiamo lavorando per mettere in contatto il mondo della ricerca con quello dell’impresa che in Italia è di piccole e medie dimensioni per lo più e dunque non ha la capacità di produrre ricerca. Abbiamo intenzione di far conoscere le grandi realtà nel campo della ricerca e dell’innovazione, soprattutto i brevetti, al mondo dell’impresa. Lo faremo con un grande evento a Milano in primavera». I rettori si lamentano anche per la burocrazia che di fatto ne impedisce l’autonomia. «Abbiamo in programma di dare maggiore autonomia per le assunzioni agli Atenei virtuosi, cioè con bilanci in ordine. Un’altra novità è l’abolizione della norma che impedisce di iscriversi ad un corso universitario se si è già iscritti ad un altro. Consentirà di costruire percorsi di laurea comuni (per esempio fra ingegneria e medicina) unendo competenze differenti».


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