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Mobilità dei prof e tetto agli iscritti, le ricette per gli atenei

Il dossier dell’associazione «Treellle»: necessario creare delle scuole universitarie professionali

14/03/2017
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Corriere della sera

Una riforma dell’Università non è alle viste dato che il ministero è ancora alle prese con gli effetti della riforma della scuola. Ma il gruppo di esperti che si riunisce intorno all’associazione «Treellle» presieduta da Attilio Oliva, presenta oggi una lunga serie di spunti e proposte. L’esercizio che ha coinvolto tra gli altri il presidente della Conferenza dei rettori Gaetano Manfredi e i suoi predecessori Stefano Paleari e Marco Mancini, il presidente dell’Anvur Andrea Graziosi e l’ex capo dell’agenzia Stefano Fantoni, l’ex rettore della Luiss Massimo Egidi e l’ex ministro Luigi Berlinguer, ha disegnato un sistema universitario molto diverso dall’attuale. Meno burocrazia, più autonomia anche di spesa trasformando gli Atenei in Enti autonomi, una vera mobilità europea dei professori, quasi un Erasmus, nuove lauree brevi e professionalizzanti con la creazione delle «Scuole universitarie professionali», Mooc (corsi online) e digitale, rafforzamento della valutazione e dell’Anvur, Atenei con non più di 40 mila studenti perché siano palestre del sapere e non pollai. E rettori «imprenditori della ricerca» eletti in una rosa individuata da un comitato scientifico esterno. Il tutto, secondo Oliva, con un miliardo e mezzo in 5 anni, che consentirebbe al sistema di avvicinarsi un po’ alla media europea.

E del resto il tema è proprio questo: che cosa manca all’Università italiana per dirsi europea? Non solo i fondi, che oggi sono all’1 per cento del Pil contro l’1,4. Ma la media europea di laureati che abbiano meno di 35 anni è ormai sopra il 40 per cento mentre in Italia non arriva al 25: e visti i dati sulle immatricolazioni non tende a migliorare. L’Università non è europea neppure dal lato dei professori: se si esclude la ricerca con le prestigiose borse Erc per le quali tra l’altro l’Italia spende 9 miliardi a fronte di 6 che tornano come programmi finanziati, uno spazio europeo dell’istruzione superiore non esiste. Da qui la proposta che nei trattati l’Università passi da competenza esclusiva nazionale a competenza condivisa e concorrente.

«Treellle» ha ragionato anche sugli studenti. Spiega Oliva: «Bisognerebbe ridare autonomia agli Atenei sulle “tasse” universitarie. Ci vogliono regole comuni e esenzione fino a una certa soglia e poi per chi può il contributo potrebbe alzarsi a seconda dell’offerta dell’Ateneo». Via le competenze sull’erogazione delle borse di studio: bisogna che siano statali per poter distribuire i fondi in modo più equo.

Gianna Fregonara