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Miur, sottosegretaria D'Onghia si dimette: "Fallita riforma Afam"

"In tre anni nulla di concreto, la mia è una scelta di coscienza". La senatrice barese lascia in polemica contro il mancato completamento della nuova governance degli istituti di alta formazione artistica

01/12/2017
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la Repubblica

Monica Rubino

Angela D'Onghia, sottosegretaria al ministero dell'Istruzione, si dimette dal suo incarico. In polemica contro il mancato completamento della riforma Afam (acronimo di Alta formazione artistica, musicale e coreutica), che prevedeva l'equiparazione alle università degli istituti musicali pareggiati e delle accademie d'arte e di danza non statali. La sottosegretaria, infatti, aveva ricevuto una delega dalla ministra Stefania Gianninitre anni fa, riconfermata anche dalla nuova titolare di viale Trastevere Valeria Fedeli, proprio allo scopo di portare a termine la riforma, introdotta da una legge del 1999 e rimasta inattuata per 17 anni. Ma quella che doveva essere una svolta per gli istituti di formazione artistica si è conclusa con un nulla di fatto. Di qui la decisione di lasciare.

"Oltre all'equiparazione alle università - spiega D'Onghia, raggiunta al telefono -  la riforma del '99 prevedeva anche la riorganizzazione completa del settore, con norme per il reclutamento dei docenti che sono ancora classificati nel comparto scuola e non in quello pubblicistico che riguarda i professori universitari. Tutto questo in tre anni di lavoro non è stato fatto. Questi due ultimi governi si sono riempiti la bocca di arte e bellezza, di valorizzazione delle eccellenze italiane, e poi sono rimasti sordi alle richieste di un settore forse giudicato troppo piccolo. Quella di dimettermi è una scelta di coscienza". 

Complessivamente le istituzioni Afam - tra cui accademie di fama internazionale come quelle di Brera e Urbino - contano, infatti, circa 70.000 studenti iscritti (di cui quasi 26mila nelle accademie e 20mila nei conservatori), tra cui una significativa quota di studenti stranieri (7,5%). 

"Nonostante il cantiere aperto nel lontano 2014 - continua D'Onghia -  con il titolo beneagurante di 'Chiamata alle arti' la montagna ha partorito il solito topolino. L'unico risultato, infatti, è stato l'emendamento alla legge di Bilancio, in corso di approvazione, per il finanziamento di questi istituti, che altrimenti rischierebbero il collasso finanziario. Un pannicello caldo che non risolve l'esigenza di una radicale riforma della governance".

"D'Onghia ha fatto bene a dimettersi - commenta la senatrice di Sinistra italiana Alessia Petraglia, capogruppo in commissione Cultura -  visto che il governo e il Pd hanno fatto orecchie da mercante alle richieste sacrosante di un settore preso in giro da anni. Dimissioni tardive ma necessarie. Prima hanno fatto saltare due ddl, per ben due volte, relativi a organizzazione, stabilizzazione e statizzazione dei precari. Nella legge di bilancio, così come ho già più volte denunciato, non c'è assolutamente nulla. La ministra Fedeli ora deve assumersi la responsabilità di questo fallimento".

Dopo le dimissioni da sottosegretario, D'Onghia continuerà a svolgere il suo mandato parlamentare (è senatrice del gruppo Gal) fino alla scadenza della legislatura.


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