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Messaggero - Oggi la riforma della scuola in Consiglio dei ministri Mai più concorsi:corsi abilitanti a numero chiuso

Oggi la riforma della scuola in Consiglio dei ministri Mai più concorsi:corsi abilitanti a numero chiuso Laurea per i prof solo se c'è la cattedra di ANNA MARIA SERSALE ROMA - Cambiano le reg...

01/02/2002
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Il Messaggero

Oggi la riforma della scuola in Consiglio dei ministri
Mai più concorsi:corsi abilitanti a numero chiuso
Laurea per i prof solo se c'è la cattedra
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Cambiano le regole per diventare professori. Mai più concorsoni da un milione di candidati, come è accaduto in quello bandito a dicembre del '99. Mai più migliaia di commissioni, per un tipo di selezione ormai discutibile. Si salirà in cattedra dopo avere ottenuto l'abilitazione nelle università. Chi ha in tasca la laurea di primo livello, di durata triennale, e vuole fare l'insegnante, dovrà frequentare un biennio specialistico. Ma l'iscrizione non sarà automatica. L'Italia, che ha sempre avuto eserciti di vincitori di concorso e di idonei lasciati a marcire per anni in graduatorie zeppe di nomi, cambia sistema di reclutamento.
La laurea sarà abilitante. Però l'ingresso al biennio sarà contingentato. Le specializzazione, infatti, saranno a numero chiuso. Gli aspiranti potranno iscriversi in rapporto al numero dei posti realmente disponibili nella scuola. E, una volta ottenuto il titolo, al massimo in un anno dovrebbero essere assegnati agli istituti.
Al termine del percorso universitario è previsto un esame. Chi supererà le prove avrà il titolo abilitante e l'inserimento in graduatoria. Ma non sarà subito professore "di ruolo". Per diventare tale dovrà fare un anno o due di tirocinio.
Il ministero, sulla base di una programmazione triennale, stabilirà il fabbisogno di insegnanti per ciascuna disciplina. Ad esempio, per matematica, italiano o latino verrà "formato" un numero determinato di docenti con un minimo di elasticità. Lo stabilisce la riforma sulla scuola, che dedica un intero articolo ai docenti. Il testo complessivo verrà esaminato oggi in Consiglio dei ministri. Superati i punti di frizione, l'accordo politico c'è e per l'approvazione non ci saranno sorprese. An e Biancofiore hanno ottenuto la modifica di alcune parti della legge e la maggioranza è compatta, anche se restano dei malumori sui poteri da dare alle Regioni in materia di formazione professionale. Il dissenso nasce dal timore che venga depauperato il patrimonio di istituti tecnici e professionali di Stato. Poi, ci sono gli attacchi dell'opposizione, che stronca il provvedimento. Anche le associazioni dei Comuni e delle Province, Anci e Upi, protestano: "E' mancato il nostro coinvolgimento, molti punti della riforma non ci convincono".
Polemiche anche sul ricorso al sistema della delega per il governo. Secondo i sindacati "è un segnale di debolezza". Ma anche l'Ulivo per approvare la riforma dei cicli utilizzò la legge-delega e per i decreti attuativi lasciò ampio spazio di manovra al ministro in carica.
Intanto, la scuola è in agitazione. Il 15 febbraio ci sarà lo sciopero unitario dei professori. Tutti i sindacati diserteranno le aule. Previsto anche un corteo. I professori scendono in piazza contro il decreto "taglia-cattedre" firmato dal ministro Moratti e contro i ritardi nella definizione del nuovo contratto di lavoro. "La Finanziaria 2002 comincia a produrre i suoi effetti - sostiene Enrico Panini, Cgil - 8.500 insegnanti in meno dal prossimo settembre per arrivare ad una riduzione di 36.000 posti in due anni". Secondo i Cobas i tagli sarebbero più maggiori: 70 mila, tra cui 32.000 cattedre a 18 ore, più 44.000 con "spezzoni" di orari.