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Messaggero-"Motivare i ragazzi senza scoraggiarli"

"Motivare i ragazzi senza scoraggiarli" Il sociologo Barbagli: "Nessun allarme sociale: è solo un caso isolato" di RAFFAELLA TROILI E' l'ora dei "se' ("se la scuola... se la famiglia..."). E de...

25/04/2002
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Il Messaggero

"Motivare i ragazzi senza scoraggiarli"
Il sociologo Barbagli: "Nessun allarme sociale: è solo un caso isolato"
di RAFFAELLA TROILI

E' l'ora dei "se' ("se la scuola... se la famiglia..."). E dei giudizi, di chi non vuole emetterli e di chi invece la sua idea la pronuncia ad alta voce. Se esiste per ogni persona, una chiave per entrarci dentro, Federico quella chiave l'ha portata con sè. Ed ora non restano che i 'se" e i "ma".
Adriana Coccarelli, preside del Democrito, non difende la sua categoria. "Alcuni docenti, molta parte del mondo della scuola - dice - e questo vale soprattutto nei licei, hanno conservato una funzione esclusivamente fiscale, selettiva e basta. Un ruolo non accompagnato da un'adeguata strategia psicologica da parte di chi formula giudizi. E i ragazzi lo sentono, e vivono come una sconfitta definitiva, una sentenza inappellabile, quello che è solo un brutto voto. Soprattutto, se anche la famiglia è molto esigente". La Coccarelli non risparmia critiche: "Come si fa a dire a uno studente, già a metà anno, che sarà bocciato? Eppure succede. I ragazzi devono essere fortificati, motivati, non scoraggiati. E qui c'entra anche la famiglia. Nessuno studente è incapace".
Ma parlare di uno studente forse non fa centrare il problema. Lo studente è un giovane, ed è un uomo in miniatura, con il suo volume di sensibilità da decifrare, perché ognuno ha la sua ed è come un Dna. Per Dario De Luca, preside del Russell, il problema è legato "all'irrealtà della valutazione". O meglio: "Al sistema di valutazione che c'è tra giovane e adulto, anche fuori dal mondo della scuola, e che assegna ad alcune aree un peso eccessivo. Non bisogna far sì che nel rapporto educativo viga l'equazione diretta 'profitto scolastico=valore di una persona". Vale anche in altri settori: penso all'idea che una persona vale solo se ha un oggetto firmato addosso. Da parte della società, e quindi anche della scuola e della famiglia, non c'è una valutazione attenta e reale della persone. Ma solo degli aspetti esteriori o di area, e questo nei soggetti fragili incide moltissimo. Io lo avverto questo scarto, i giovani non riescono a dare la giusta importanza alla scuola senza assolutizzarla. Invece è importante, ma è solo un'area. Attente dunque famiglie e scuola: mai sottolineare un brutto voto con battute extravalutative rispetto al profitto". "Attenti anche a non ingigantire responsabilità e doveri morali - aggiunge Donatella Poselli, presidente dell'Unione italiana genitori - Federico mi sembra un ragazzo che ha sofferto di solitudine e sensi di colpa, ma né la scuola né la famiglia ne sono responsabili. Forse c'era bisogno di una maggiore comunicazione, tra lui e i compagni e la chiesa stessa".
Attenti, "nessun allarme, nessun problema sociale, solo un caso isolato", è il commento del sociologo Marzio Barbagli. "L'Italia è uno dei paesi col più basso tasso di suicidi, e i giovani italiani si uccidono molto poco. Si tratta di casi eccezionali, legati alla persona. E non vanno imputate colpe né alla famiglia né alla scuola".


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