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Merito e scatti, si apre la partita

L'anzianità non tutta da eliminare. Intanto, sciopero. Buonascuola, chiusa la consultazione con 200mila giudizi. Ora si passa ai provvedimenti

18/11/2014
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Chiusa la consultazione on line sabato scorso, la Buona scuola ora dovrà essere tradotta in provvedimenti. Un mese di tempo e poco più, per elaborare i giudizi emersi dal confronto, circa 200mila, decidere in che misura tenerne conto e poi passare alla fase 3, quella operativa. A gennaio, il primo atto atteso, il decreto legge con le misure per le 150 mila immissioni in ruolo.

Ma le «grane» da risolvere nel frattempo non mancano.

A partire dal merito dei docenti, al centro del progetto del governo, e su cui si sono riversate copiose le critiche della categoria. Il premier, Matteo Renzi, nel corso di una puntata di Porta a Porta, si è detto disponibile a dei cambiamenti: «Non è una proposta chiusa la nostra, possiamo parlarne». Pur ribadendo che guai ad illudersi che tutto rimanga così com'è: i docenti dovranno essere valutati e i più bravi pagati di più. L'ipotesi che circola a viale Trastevere è che l'anzianità di servizio, nell'attuale proposta della Buonascuola inutile ai fini della progressione economica, possa in qualche misura essere reintrodotta. E che possa anche essere rivista quella percentuale del 66% dei docenti che ogni tre anni può accedere agli scatti di merito, contro il 34% che resterebbe nella lista dei cattivi e senza un soldo di aumento. Al momento sempre e solo ipotesi, che richiedono un passaggio politico ancora tutto da tenersi con la presidenza del consiglio dei ministri e finanziario con il ministero dell'economia. Già, perché gli aumenti per gli scatti di merito previsti dalla Buonascuola sono finanziati dalle risorse oggi utilizzate per gli scatti di anzianità. Insomma, la coperta è sempre la stessa.

La retribuzione degli insegnanti si inserisce nella più ampia vertenza tra governo e sindacati sul rinnovo dei contratti della scuola e del pubblico impiego. Una vertenza che ha visto chiudersi con un nulla di fatto l'incontro di ieri a Palazzo Chigi: fondi per i contratti nella Stabilità non ci sono. E su cui si sta consumando anche la frattura nel mondo confederale, con la Cgil che su Jobs act e stabilità ha proclamato lo sciopero generale per il 5 dicembre (aderiscono anche l'univiersità e la scuola della Flc-Cgil), e Cisl e Uil che invece hanno detto no. Pronti però ad andare allo sciopero delle sole categorie di scuola e pubblico (la Cisl ha già proclamato lo stato di agitazione) e su richieste ben precise, come il rinnovo del contratto. Quali saranno gli esiti delle diverse mobilitazioni sull'azione del governo lo si vedrà nelle prossime settimane. Quando le scelte dovranno essere messe nero su bianco.


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