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Medie e maturità, gli esami cambiano

Le linee-guida della riforma puntano alla semplificazione delle prove alla fine dei cicli: l’obiettivo è anche risparmiare Assunzione supplenti: 100 mila nel 2015, altri 50 mila nei due anni successivi. I sindacati: attendiamo la prova dei fatti

28/08/2014
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la Repubblica


 

Corrado Zunino

ROMA .
Subito dopo il piano scuola, la larga revisione didatticocontrattuale voluta da Matteo Renzi dal suo insediamento a premier, partirà il tagliando degli esami delle medie (inferiori e superiori). Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha voluto separare questo aspetto dalla riforma vera e propria (che già prevede, entrando domani in Consiglio dei ministri, l’irrobustimento e l’anticipazione alle elementari di inglese e informatica, più storia e geografia, più storia dell’arte e musica) proprio perché la complessità della prima (la riforma) rischiava di affogare la necessità di cambiamento dei secondi (gli esami di fine ciclo).
Il primo, l’esame di terza media, è un fascicolo aperto ma che richiede una riflessione ulteriore (suggerita anche dalla moglie del premier, insegnante alle medie inferiori): troppo vasto e profondo per quattordicenni, con tutte le materie da portare. Sulla seconda revisione, la maturità, il ministro ha pronta una legge, necessaria per adeguare ai tempi gli effetti della legge Gelmini che ha fortemente ridotto gli indirizzi scolastici (prima del 2008 erano settecento), introdotto licei senza latino e licei sportivi. Ecco, le seconde prove della maturità andranno riviste ed è possibile che il ministro scelga — oltreché un aggiornamento obbligatorio — di rivedere una prova che costa 80 milioni l’anno, promuove il 99,2% degli esaminandi (dato 2014) e per gli aspiranti medici oggi si consuma dopo il test d’accesso alla facoltà di Medicina. Una contraddizione.
Sul fronte “assunzione dei centomila precari-supplenti”, oltre al personale si stanno stabilizzando anche le idee del governo e dei tecnici del Miur, anche ieri trattenuti a sera ai tavoli ministeriali. Mancano le cifre certe — restiamo al miliardo e mezzo di euro su cui il Tesoro, per ora, non ha posto veti — , ma Renzi vorrebbe allungare le assunzioni subito (nella scuola significa il primo dicembre 2015) a centoventimila. Il grosso degli “immessi in ruolo” arriverà dalle graduatorie a esaurimento, in ordine di anzianità: oggi ci sono 155 mila precari iscritti. Novemila saranno gli assunti tra i vincitori dell’ultimo concorsone Profumo (2012), per ora rimasti fuori. E poi si potrà attaccare la prima fascia delle graduatorie di istituto (sono tre le fasce, qui, e complessivamente ospitano 470 mila aspiranti docenti). Se gli “ospitati” in terza fascia — perlopiù neolaureati — rischiano di dover fare un percorso suppletivo di abilitazione, per tutti gli altri si profila la possibilità di un’assunzione nell’arco dei prossimi tre-quattro anni. Questo è il periodo previsto per lo svuotamento delle due graduatorie (a esaurimento e d’istituto) che in tutto hanno 622 mila persone all’interno.
Dopo la prima infornata dei 100-120 mila, per il 2006 e il 2007 i tecnici dell’ufficio di gabinetto del Miur prevedono 40-50 mila assunzioni l’anno, garantite per metà dalle graduatorie e per metà da nuovi concorsi. Il prossimo si svolgerà nell’autunno 2015. C’è l’ipotesi di un anno di “tirocinio” (o prova) per i neoassunti da concorso, il contratto definitivo arriverebbe dopo dodici mesi se considerati positivi. Ieri il ministero delle Finanze ha dato il via libera all’assunzione di 620 dirigenti scolastici per questa stagione. Per ora, il preconsiglio è fissato per domani sera, non è prevista la soluzione del nodo dei quota 96, che rischiano di restare in cattedra
un altro anno.


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