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Medicina, quei candidati in quarantena dimenticati

Il test di ingresso

04/09/2020
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Corriere della sera

di Gianna Fregonara

«Siete il futuro del nostro bene più prezioso, il Servizio sanitario nazionale», ha scritto su Facebook il ministro della Salute Roberto Speranza facendo gli auguri agli oltre 60 mila studenti che ieri si sono cimentati nel test nazionale (60 domande) per conquistare uno dei 13.027 posti nelle facoltà di Medicina. Un test inedito con misure di sicurezza studiate per tempo: mascherine, distanziamento, autocertificazioni e tutto quello che il Covid impone. Peccato che il governo si sia dimen-ticato dei candidati che sono in quarantena o in attesa dell’esito del tampone, e che ieri non hanno potuto presentarsi. Al momento non è previsto un piano B: «Valuteremo queste situazioni particolari», ha promesso il ministro dell’Università Gaetano Manfredi, facendo capire che, una volta finite tutte le prove per le facoltà a numero chiuso (anche Veterinaria, Architettura, Professioni sanitarie, Scienze della formazione primaria), un accomodamento si troverà. Il problema è giuridico, ha detto il ministro: cioè il rischio sono i ricorsi, che ormai da anni accompagnano la formazione delle graduatorie per l’ingresso a Medicina e che potrebbero aumentare ancora, se la soluzione non fosse impeccabile. In passato però di rimedi se ne sono trovati, compreso quello di allargare un po’ il numero dei posti a disposizione. Non dare una risposta equa a questo problema sarebbe un passo falso imperdonabile, alla vigilia dell’inizio delle lezioni a scuola e all’università. «Dovete essere il più responsabili possibile», è stato l’appello di inizio anno della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina agli studenti. Giusto, però non è pensabile che chi segue le regole di prevenzione, in questa situazione eccezionale, finisca per rimetterci.