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Maturità, l’anno prossimo si cambia ma i prof non sono pronti

L'anno prossimo l'esame di Stato cambierà: via la terza prova, più peso al curricolo del triennio, arriva la relazione sull'alternanza. Novità da non sottovalutare.

07/07/2018
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Il Sussidiario.net

Mario Presieri

Si consuma giorno dopo giorno il rito consueto dell'esame di Stato. Ignara di un possibile profondo cambiamento che dovrebbe interessarla fin dal prossimo anno, procede la macchina esaminatrice tra quizzoni e interrogazioni. Anche il colloquio, che, nelle intenzioni del riformatore alla fine del secolo scorso, avrebbe dovuto essere un dialogo multidisciplinare, si traduce in una somma di mini-interrogazioni sulle diverse materie.

I commissari oscillano tra la sfiducia e la delusione per i risultati raggiunti e la soddisfazione per qualche rara prova sorprendentemente positiva. Tra le pieghe delle interrogazioni qualche piccolo avvenimento induce a riflettere. In una commissione, ad esempio, gli studenti portano un programma di stringente attualità di storia in francese con riferimenti ai fatti contemporanei anche italiani. Il docente fa domande su un percorso, contenuto nel programma, sulla criminalità italiana degli anni Novanta e Duemila e, insistendo, si sofferma su una lettura del testo in adozione che è accompagnato da un brano di Saviano e dalla sua foto. Nessun segno di reazione da parte della candidata! Allora il presidente suggerisce: "C'è una serie su Sky che si intitola Gomorra: l'hai visto?" La candidata si illumina e comincia a riferire qualche notizia su Napoli e la Camorra. 

Tra un colloquio e l'altro con i diversi candidati, non è difficile riconoscere segni della distanza tra scuola e realtà quotidiana come l'episodio ora citato. Quanto diventa programma stenta per sua definizione a divenire oggetto di interesse e a suscitare il desiderio di capire e di imparare da parte dei ragazzi.

Nel frattempo, sui giornali, dopo il nostalgico refrain della "notte prima degli esami" e la rincorsa a pubblicare le prove e le soluzioni, ci si è dimenticati per un po' della notizia. Tra qualche giorno, in spazi interni e locali, si celebreranno i 100 e i 100 e lode di qualche liceo con nomi e foto in bella evidenza. Ma, come ogni anno, si è ripetuto spesso il lamento: che senso ha un esame che promuove tutti? 

Credo che si sia così persa l'occasione per riflettere su quali cambiamenti attendono l'esame e come esso verrà ad incidere sulla scuola superiore dal prossimo anno scolastico. Come cambierà? Cambierà realmente o continuerà a dire poco o nulla sulla situazione degli studenti?

Innanzi tutto verrà modificato il credito scolastico che arriverà a 40 punti su 100: ciò implicherà un forte peso del curricolo e del triennio sul voto finale e fornirà una forte indicazione alla commissione d'esame, ancor più di quanto accada oggi.

Le prove scritte saranno limitate a due, con l'eliminazione della terza prova (il cosiddetto quizzone) e la seconda prova potrebbe avere per oggetto non una sola, ma più discipline. Quest'ultima dovrebbe essere costruita sulla base di quadri di riferimento espliciti che tengano conto dei profili in uscita, delle indicazioni nazionali e delle linee guida. Essa potrebbe perciò fornire l'occasione per rendere più adeguate al livello reale degli studenti alcune delle prove d'esame.

Ma il dramma vero dell'esame, come già detto, di solito si consuma nel colloquio: il prossimo anno esso dovrà accertare il conseguimento delle competenze relative al profilo dello studente e la capacità argomentativa e critica del candidato a partire da un testo o da un documento scelto tra le proposte elaborate dalla commissione e dovrà comprendere l'esposizione delle attività svolte in alternanza scuola-lavoro mediante una breve relazione e/o un elaborato multimediale. 

Il colloquio accerterà poi le conoscenze e competenze nell'ambito delle attività  relative a "Cittadinanza e Costituzione".

Potrà il nuovo esame modificare sostanzialmente il rito e costituire il coronamento di un percorso scolastico modificato dal riordino della secondaria di secondo grado già nel 2010? Potranno queste innovazioni ricollegare il percorso di studi all'esame e all'esperienza di apprendimento e di conoscenza dei giovani?

In ogni caso resta il problema antico e sempre nuovo: la scuola prima o poi deve fare i conti con la realtà!

L'esame finale, bene o male, ha una forte influenza sulla scuola e riveste un ruolo di indirizzo sul ciclo degli studi di cui è al termine. Nel liceo di Gentile aveva un compito selettivo, nella scuola di massa deve permettere a tutti l'accesso agli studi successivi e al lavoro. 

E' possibile contemperare una nuova serietà degli studi, la necessità che la scuola si riconnetta alle forme di apprendimento e di conoscenza dei giovani, l'esigenza di far fronte alle nuove richieste del mercato del lavoro e della società? Anche il nuovo esame di Stato sarà un tassello e forse non poco influente. E per questo sarebbe meglio parlarne per tempo, evitando che la Maturità 2018-19 ripeta ancora una volta un rito ormai consunto.


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