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Matematica? Alle prime ore

Matematica al mattino, storia di pomeriggio: gli orari ideali di studio secondo una ricercatrice.

15/04/2017
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Corriere della sera

Orsola Riva

Matematica al mattino, storia di pomeriggio: gli orari ideali di studio secondo una ricercatrice.

La matematica? Meglio studiarla al mattino, a mente fresca. Mentre la storia si digerisce più facilmente al pomeriggio, a stomaco pieno. Fa discutere il risultato di uno studio presentato mercoledì all’università di Bristol da una ricercatrice bulgara che sta facendo un PhD al Royal Holloway College. Spiega al Corriere Velichka Dimitrova, 31 anni: «Io sono un’economista, non una neuroscienziata. Ma il mio lavoro, basato sull’analisi dei risultati di un gruppo di studenti seguiti durante tutto il percorso liceale, dimostra che al mattino il nostro cervello svolge meglio compiti ripetitivi come la soluzione di problemi matematici che richiedono velocità e attenzione, mentre al pomeriggio rende di più in materie creative dove bisogna reinventarsi continuamente». Dimitrova ha analizzato una per una le pagelle di uno dei più antichi licei umanistici bulgari — l’Aprilov National High School — i cui studenti sono stati a lungo costretti, per ragioni di spazio, a doppi turni scolastici ripartiti su due quadrimestri. E cosa ha visto? «Che i voti in matematica erano più alti del 7% quando la frequenza era al mattino; l’opposto per storia: più 6% quando i corsi erano al pomeriggio». Conclusione: per migliorare il rendimento a costo zero basta calibrare l’orario: al mattino le materie più pesanti, al pomeriggio quelle «light».

Sembrerebbe un discorso di buon senso, quasi banale, ma sarà vero? Come chiunque abbia un figlio adolescente sa bene e come qualsiasi prof delle medie può testimoniare, spesso i nostri figli arrivano a scuola alle 8 del mattino che dormono letteralmente in piedi. Spiega Claire Leconte, docente di psicologia dell’Educazione a Lille ed esperta di ritmi biologici: «L’orologio degli adolescenti è spostato avanti di un’ora, perciò la scuola non dovrebbe cominciare prima delle nove». Il dibattito è noto, rilanciato negli anni sia dai pediatri americani che da esperimenti sul campo. I risultati però sono dubbi perché se i ragazzi sanno che possono svegliarsi dopo tendono anche ad andare a letto più tardi e così finisce che arrivano a scuola comunque stanchi.

Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia alla Bicocca, diffida delle generalizzazioni. «Ogni ragazzo ha i suoi ritmi. E poi c’è chi è più portato per la matematica, chi per l’italiano o per la storia». Ma soprattutto c’è un altro discorso stonato nella ricerca inglese: quello che presuppone che la matematica sia una materia noiosa e ripetitiva e la storia invece un gran divertimento. «Tutto dipende dall’insegnante — dice Mantegazza —. Anche la storia, se si riduce a puro nozionismo, diventa un peso, che sia di pomeriggio o al mattino».

L’idea di una separazione netta fra le diverse materie non convince nemmeno Leconte: «Io penso sia più utile l’alternanza: dopo due ore di matematica sarebbe bene che i ragazzi si rilassassero con una materia meno impegnativa. Quanto al pomeriggio, basta lavorare in maniera diversa da come si fa al mattino, magari in gruppo, facendo dei giochi matematici». Una vera assurdità — secondo Leconte — è relegare l’ora di ginnastica dopo la mensa, che nelle scuole francesi è intorno a mezzogiorno. Lo sport va fatto al mattino oppure nel pomeriggio, verso le tre e mezza-quattro. Facendo attenzione a non finire troppo tardi, però, perché sennò impedisce di prendere sonno. In ogni caso mai fra l’una e le due del pomeriggio. «A quell’ora il cosiddetto ritmo circadiano, cioè il ritmo veglia-sonno misurato sulle 24 ore, raggiunge il suo picco negativo con relativo abbassamento della vigilanza fisiologica», spiega Leconte. A quell’ora, i ragazzi delle scuole medie italiane sono ancora in classe per l’ultimo modulo (per di più a stomaco vuoto).

Se trovare la quadra della giornata perfetta non è impresa facile, troppo spesso gli orari scolastici sembrano dettati più dalle esigenze dei docenti che dai bisogni degli alunni, come quando alle elementari ti capita matematica alle ultime due ore del venerdì pomeriggio. «Ma anche in questo caso, dipende dalla maestra — dice Mantegazza —. Se fatta bene, la matematica può tenerti inchiodato alla sedia fino all’ultimo minuto».


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