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Manifesto-Un altro sciopero?Cofferati scrive ai leader di Cisl e Uil

Un altro sciopero" Cofferati scrive ai leader di Cisl e Uil: piattaforma comune e lotte fino allo sciopero generale Cofferati rilancia Il segretario della Cgil propone - via lettera - a Cisl e Uil...

22/05/2002
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il manifesto

Un altro sciopero"
Cofferati scrive ai leader di Cisl e Uil: piattaforma comune e lotte fino allo sciopero generale
Cofferati rilancia Il segretario della Cgil propone - via lettera - a Cisl e Uil nuove azioni di lotta unitarie contro le ipotesi del governo su lavoro, previdenza e fisco e in difesa dell'articolo 18. Angeletti frena, Pezzotta risponderà con un'altra lettera
Governo e padroni Il governo tira dritto, con difficoltà. E Antonio D'Amato si prepara a "tenere duro" sull'art.18 all'assemblea della Confindustria
CARLA CASALINI
Forse non hanno capito bene, rifacciamoci sentire, anche con un nuovo "sciopero generale". E' Sergio Cofferati a invitare Cisl e Uil a riprendere in mano l'iniziativa, con una lettera inviata ieri ai segretari generali Savino Pezzotta e Luigi Angeletti per sollecitare al più presto la convocazione di una segreteria unitaria per definire una piattaforma comune, e un programma di lotte "adeguato" a sostenerla, con l'eventuale ricorso "a completamento" di una nuova fermata generale. Scrive il segretario della Cgil: "Le difficoltà crescenti nel rapporto con il governo, i gravi problemi derivanti dalle sue scelte di politica economica, fiscale e previdenziale, insieme alla mancata attuazione degli impegni contrattuali per il pubblico impiego e la scuola, all' assenza di politiche a sostegno del Mezzogiorno e alla riconferma delle intenzioni di colpire i diritti dei lavoratori modificando l'art.18 e le norme sull'arbitrato, necessitano di una nostra ferma e ulteriore risposta".

La piattaforma comune - che fra le "priorità" deve prevedere anche "l'estensionedei diritti verso i lavoratori che ne sono privi" - Cofferati la sollecita a Pezzotta e Angeletti in vista di una "ripresa del negoziato". Negoziato possibile a una precisa condizione, ricorda e sottolinea il segretario della Cgil: "l'accoglimentodella nostra comune richiesta, sostenuta con tutte le iniziative di lotta unitariamente prodotte, compreso lo sciopero generale del 16 aprile, di stralcio e cancellazione di qualsiasi norma legislativa (delega o altro) che intervenga sul reintegro e l'arbitrato".

Cisl e Uil si mantengono caute: risponderanno a Cofferati per iscritto, attaccano la Confindustria, e al momento prevedeono piuttosto "iniziative articolate" in attesa di vedere se il governo andrà davvero avanti per la sua strada. Una scena che rievoca in parte un copione già visto (compresi i "contatti" con questi due sindacati che membri del governo continuano a evocare), quello che già portò Cisl e Uil a tentare ostinatamente di sedersi al tavolo del "dialogo sociale", per poi verificare che sul desco di Berlusconi non c'era alcun piatto e decidere gli scioperi sindacali unitari con la Cgil che già aveva anticipato la decisione di fare comunque uno "sciopero generale" avendo capito subito che su "quel tavolo" non c'era niente.

Oggi, perciò, scottati dall'esperienza già fatta, più prudentemente non "escludono niente". Per il segretario confederale Cisl Pier Paolo Baretta è sì tempo di nuove iniziative di lotta, ma "piuttosto che lo sciopero generale" sono "più efficaci una serie di iniziative articolate per costringere la Confindustria a uscire dal convento di clausura in cui si è rinchiusa". E il leader della Uil Angeletti concorda sulle "lotte articolate", giacché, dice, "non vediamo ora la necessità di fare uno sciopero generale", anche se non esclude il ricorso all'arma totale se "il governo andrà avanti in parlamento" con la delega sul lavoro.

Ma il governo "andrà avanti in parlamento"? Il sottosegretario al welfare Sacconi lo ha ribadito ieri: se sull'art.18, sui licenziamenti illegittimi, "restano in piedi le pregiudiziali" dei sindacati, il parlamento "può anche decidere di accelerare" l'approvazione della delega sul lavoro, per la quale finora ha atteso "sperando nella ripresa del dialogo". Ma tutto potrebbe avvenire anche fuori sede: il ministro dell'economia Tremonti propone di modificare comunque l'art.18, con una semplificazione: togliere la tutela dei licenziamenti anche nelle aziende sopra i 15 dipendenti. Mentre circola un'altra ipotesi, "quasi solo simbolica" - dicono alcuni dalla maggioranza - escludere l'applicazione dell'art.18 nelle aziende che "emergono" dal nero. Ieri l'ha avanzata di nuovo il ministro delle attività produttive Marzano, notando che la sola "leva fiscale" non basta per dissuadere le imprese dal "sommerso".

Anche il ministro del welfare Maroni è convinto che sul "sommerso" occorre fare di più, di contro alla narrazione di magnifici "esiti" ottenuti dalla legge del centrodestra, prodotta viceversa dal ministro Tremonti. Ma Fini ieri è intervenuto per dire che nessuno ha capito, che i due in realtà "sono pienamente d'accordo". Contro quella legge sul sommerso, sono intervenuti ieri anche il vicesegretario della Cgil Guglielmo Epifani e il segretario Cisl Bonanni. E dai Ds, Pietro Folena ha attaccato "l'irrefrenabile voglia di mentire del governo", e ribadito che "senza un'estensione dei diritti, della sicurezza, altri fallimenti seguiranno". E a tutto tondo ha attaccato il segretario Ds Piero Fassino, cogliendo l'occasione degli ultimi dati Istat.

Ma due appuntamenti di "verifica" per il governo si delineano anche oggi, dopo quello grottesco di ieri sulla Fiat. Tremonti dovrebbe infatti dare una spiegazione "tecnica" sul fisco: su come la delega che elimina la progressività delle imposte in favore dei grandi patrimoni, sia invece "ultraprogressiva" grazie alle "deduzioni" per i "redditi bassi". L'altro appuntamento è all'Aran, dove per i singoli contratti del pubblico impiego non ci sono neppure le "risorse" per gli aumenti di stipendio "a decorrere dal 1 gennaio 2002", come si era impegnato il governo: il segretario Cgil Gian Paolo Patta avanza perciò l'ipotesi di "uno sciopero generale del pubblico impiego".

Oggi, da ultimo, c'è la riunione "informale" che precede quella "pubblica" di domani, dell'assemblea della Confindustria - presente Silvio Berlusconi. I contrasti di molti imprenditori verso la "linea dura" del presidente Antonio D'Amato, a partire dall'art.18, sono noti, e in parte esplicitati (come da Garrone, di Erg). Ma a quanto dicono alcuni, alla vigilia, D'Amato "non cambierà posizione", sul punto su cui ha concentrato lo scontro, l'art.18.