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Manifesto-Da Nordovest - Una piccola storia di provincia

Da Nordovest - Una piccola storia di provincia Di ALESSANDRO ROBECCHI Chiedere di chiudere una scuola elementare. Anzi, di più. "Attivarsi in tutte le sedi istituzionali per avviare la chiusura...

04/03/2002
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il manifesto

Da Nordovest - Una piccola storia di provincia
Di ALESSANDRO ROBECCHI

Chiedere di chiudere una scuola elementare. Anzi, di più. "Attivarsi in tutte le sedi istituzionali per avviare la chiusura dell'istituto scolastico". Anzi di più. "Ravvisare presupposti di grave pericolosità sociale nei metodi d'insegnamento e didattici". Forse il neo-emigrante Massimo D'Alema (mamma mia dammi cento lire...) continuerà a negare l'esistenza di un regime. Ma forse i bambini di Lecco, le quinte elementari della scuola di Acquate, questi prototerroristi di dieci anni, saranno portati a pensarla in un altro modo, dopo che un paio d'ore di lezione nella loro scuola hanno risvegliato in lega e fascisti il vecchio dna del passo dell'oca. La storia è piccola, ma a suo modo grandissima. E il silenzio dei grandi mezzi d'informazione (nemmeno una riga, ieri, nelle cronache) segna un punto di più per la tesi secondo cui il regime invece c'è, eccome, e la sua impunità totale lo spinge al delirio: chiudere scuole, cacciare professori e direttori didattici. Manca soltanto di arrestare i bambini (campi padani di rieducazione?) e poi il cerchio si chiude. E, badate bene, non si tratta di esagerazione: più che alle prove tecniche di regime, siamo al fascismo conclamato e applaudito. La storia è semplice: alle elementari di Acquate (Lecco), concordi bambini, genitori e insegnanti, si compie un percorso didattico ricco e complesso. Il mondo com'è, com'è stato, come potrebbe essere. In cattedra, da esterni, nomi più o meno illustri della società. E l'altro giorno, annunciato da tempo, Vittorio Agnolotto. Che con il suo garbo colto e schivo ha parlato ai bimbi di ricchezza e povertà, di terzo mondo, di paesi poveri (anzi, impoveriti), di debiti insanabili e stretti come cappi intorno al collo dei poveri del mondo. I bambini, mi dicono i prof, hanno gradito. Fatto domande. Interagito (questo gergo è fastidioso, lo so, ma rende l'idea). E, insomma, hanno imparato qualcosa, come si chiede alla scuola di fare, senza passività, come purtroppo raramente si riesce a fare. Apriti cielo. Ha cominciato il sindaco di Lecco Lorenzo Bodega (Lega) a dare fuoco alle polveri. Poi ecco il gerarchetto Dadati, segretario provinciale di An. Poi su su nella scala gerarchica del moderno orbace di governo, fino alla signora Silvia Ferretto, presidente della commissione cultura del Consiglio Regionale Lombardo (sic). E poi - finalmente - il più gustoso dei pupazzi, questo tale Stefano Galli, vice capogruppo della Lega nel Consiglio regionale, che chiede "in ogni sede istituzionale" di chiudere la scuola. Non dice se con il fuoco o soltanto murandone porte e finestre. Tutti a chiedersi: come cresceranno i nostri figli? Per dirla con il Galli: "non con la devastante cultura del lancio del cubetto di porfido", per chiarire. E chiosa allegro: "Di questo passo avremo pedofili rei confessi che spiegheranno i propri orientamenti agli alunni". Tutto qui. Piccola storia di provincia, profondo Nord. Grande storia italiana, taciuta e nascosta, scopata sotto il tappeto in modo che non se ne veda lo sporco morale e culturale. Lo chiedo io, invece: come cresceranno i nostri figli? E come suonano le parole resistere-resistere-resistere in bocca a un manipolo di dieci-undicenni che non vogliono "abbassare i toni"?


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