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Manifesto-Atenei, la rabbia dei docenti

Atenei, la rabbia dei docenti La legge Moratti sulle università arriva in aula alla camera e in tutta Italia riesplode la protesta. Lezioni bloccate in decine di atenei. Allo sciopero dei ricercato...

24/09/2004
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il manifesto

Atenei, la rabbia dei docenti
La legge Moratti sulle università arriva in aula alla camera e in tutta Italia riesplode la protesta. Lezioni bloccate in decine di atenei. Allo sciopero dei ricercatori partecipano anche i professori. Anno accademico a rischio
MATTEO BARTOCCI
ROMA
Lezioni universitarie a rischio: negli atenei torna la protesta proprio mentre la camera sta per discutere la legge che riforma la docenza universitaria, alla quale si somma la drammatica carenza di fondi. Stavolta il là alla mobilitazione lo danno quelli che in teoria dovrebbero essere "i garantiti": i docenti e i ricercatori strutturati, segno che la misura è ormai colma. Il Coordinamento nazionale dei ricercatori universitari ha annunciato nei giorni scorsi l'indisponibilità dei ricercatori a ricoprire incarichi didattici di supplenza e affidamento fino a quando il ddl Moratti non sarà ritirato. Protesta a cui hanno aderito subito i docenti di molti atenei, causando il blocco delle lezioni e in qualche caso il rinvio dell'anno accademico: accade a Roma e Milano Bicocca, ma anche nelle università toscane e della Calabria, a Lecce, Palermo, Padova e Venezia. Si calcola che almeno il 45% delle lezioni universitarie italiane sia tenuto da ricercatori. Un compito che per legge non competerebbe loro. I professori ordinari e associati solidarizzano con la protesta e si impegnano a non ricoprire i corsi scoperti. Ad innescare la miccia la decisione della ministra Moratti di non ritirare il ddl di riforma dello stato giuridico dei docenti (che cancella la figura di ricercatore) ma anzi di accelerarne l'approvazione alla camera. Nell'università della Calabria l'anno accademico slitta di 15 giorni. A Roma Tor Vergata e a La Sapienza il rinvio sarà di una settimana, ma ieri si sono dimessi tutti i presidenti dei consigli di area didattica di ingegneria. A Padova, medicina e chirurgia, accade altrettanto: una protesta - scrivono i docenti - "che tenta di sensibilizzare l'opinione pubblica su un problema cruciale per lo sviluppo stesso del paese".

E' evidente che tutti i nodi degli anni scorsi stanno venendo al pettine. I ricercatori protestano per la cronica mancanza di fondi, accusano lo stato di "disimpegno verso l'università pubblica", criticano la massiccia "precarizzazione del lavoro", il blocco delle assunzioni e la mancata entrata in servizio di chi ha vinto il concorso. Anatole Fuksas, uno dei ricercatori che ha vinto la lotta dell'anno scorso ed è finalmente al lavoro a Cassino, rilancia l'allarme: "I problemi non riguardano questa o quella categoria ma l'università pubblica italiana nel suo complesso, il governo la vuole smantellare". Fuksas pensa che sia sempre più necessaria una protesta di sistema- dagli studenti ai rettori - e fa temere che potrebbe affacciarsi la tentazione di affidare i corsi rifiutati dai ricercatori di ruolo ai precari, manovalanza più ricattabile.

Timori che Sonia Gentili, della Rete dei ricercatori precari (Rnrp), nega decisamente: "I precari non faranno i crumiri, se i ricercatori di ruolo si mobilitano lo faremo tutti insieme, come l'anno scorso; la legge Moratti deve essere ritirata". Ormai è una lotta per la sopravvivenza, fa capire Barbara De Rosa del Coordinamento ricercatori senza presa di servizio (Conri-Sps): "Già il blocco delle assunzioni ci fa sentire come fantasmi, ma se passa il ddl Moratti spariremo del tutto, perché la legge ci dichiara una `categoria in esaurimento'".

La pausa estiva dei lavori parlamentari non sembra aver portato consiglio alla ministra. L'impianto complessivo della sua legge è sostanzialmente identico, ad eccezione dell'articolo 1 che sancisce il principio della valutazione e tutela l'autonomia degli atenei. A palazzo Chigi è imminente la presentazione del piano nazionale di ricerca (2004-2006), già approvato dal Cnr. Secondo le indiscrezioni il governo punterà sulle indagini finalizzate, prometterà un aumento dei fondi e incoraggerà gli investimenti privati. Le solite promesse: sembra infatti che in finanziaria sia previsto il blocco degli aumenti automatici degli stipendi nella scuola e nelle università. Soluzioni drastiche che farebbero lievitare la protesta ancora di più.

La responsabile università dei Ds, Flaminia Saccà, sostiene le ragioni della protesta: "Le università sono allo stremo, è emergenza per i pochi finanziamenti e per i giovani ricercatori, ma per tutta risposta il governo non finanzia le riforme già fatte, blocca le assunzioni e istituisce un sistema di precariato infinito che scoraggerebbe chiunque". "Moratti ha gettato nel caos tutto il sistema educativo, e ricostruire sarà più difficile che distruggere" aggiunge il verde Mauro Bulgarelli. Paolo Saracco (Cgil) annuncia che il sindacato sta già preparando manifestazioni interregionali (si partirà dal nord-est a Padova), ma aggiunge ridacchiando che "se la legge Moratti arriva in aula ricorreremo a ogni forma di protesta nell'ambito della legge".