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Mancano 60mila aule per ripartire in sicurezza

Allarme dei presidi, Lombardia Campania e Lazio le regioni con maggiori problemi

08/07/2020
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Il Messaggero

Non ha retto lo stress, la scuola italiana, e nei prossimi mesi rischia di crollare. I presidi sono alla ricerca di nuovi spazi che ancora non ci sono per tutti: mancano qualcosa come 60mila aule e i dirigenti scolastici non sanno dove trovarle per riprendere le lezioni. Senza la possibilità di allestire banchi distanziati in classe, si ripartirà con la didattica a distanza. E anche in questo caso il rischio di lasciare fuori troppi studenti è altissimo. 
QUARANTENADurante la quarantena per il Covid, infatti, sono emerse tutte le difficoltà della didattica a distanza: troppi ragazzi sono rimasti tagliati fuori e le disuguaglianze si sono ampliate. A sottolinearlo è l'analisi dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella Relazione Annuale 2020 in cui definisce la pandemia come uno «tsunami» per il sistema delle comunicazioni: per la scuola infatti si è trattato di uno stress-test dagli esiti negativi, condizionato dal digital divide che rischia di «esacerbarsi nel prossimo futuro». A pregiudicare il risultato dell'e-learning sono state le condizioni socio-economiche e la presenza di dotazioni tecnologiche inadeguate che hanno segnato in modo significativo la crescita educativa degli alunni. «Durante l'emergenza - segnala l'Agcom - il 12,7% degli studenti non ha usufruito della didattica a distanza. Sono dati inaccettabili per una democrazia evoluta». In base a un sondaggio svolto dall'Autorità, un ragazzo su 4 ha avuto problemi nelle velocità di connessione, 19 su 100 hanno segnalato che non tutta la classe ha partecipato alle lezioni a distanza, quasi uno su 10 ha lamentato la mancanza di dispositivi idonei. 
Il problema non riguarda solo le famiglie ma anche le scuole stesse dove si vede correre una scuola a due velocità: non tutti gli istituti scolastici, infatti, sono raggiunti dai cavi in fibra ottica per le connessioni ad alta velocità. Ad andare più piano sono soprattutto le regioni del Sud. Un divario inaccettabile che rischia di ripresentarsi di nuovo a settembre. «Il ministero ha parlato del 15% di studenti senza lo spazio adeguato nelle classi tradizionali spiega Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi vale a dire 1milione e 200mila ragazzi. Parliamo quindi di 40mila classi che mancano, se pensiamo alle classi da 30 studenti, oppure di 60mila se ipotizziamo classi con 20 alunni. Comunque l'ordine di grandezza è questo: come troveremo nuovi spazi? E' chiaro che il problema maggiore si riscontra nelle città e nelle Regioni con più studenti: penso quindi alla Lombardia, alla Campania e al Lazio, alla Sicilia. E' vero che sono Regioni più grandi ma gli enti locali di quanti spazi possono disporre?». 
INCOGNITELe incognite su settembre, purtroppo, sono ancora tante e manca poco più di un mese e mezzo alla prima campanella prevista, per i corsi di recupero il 1 settembre per poi avviare l'anno scolastico il 14. E allora, se di crisi si tratta, scende in campo il commissario all'emergenza Domenico Arcuri che, in base a quanto previsto dalla bozza del decreto Semplificazioni, dovrà occuparsi anche della fornitura di gel, mascherine e «ogni necessario bene strumentale, compresi gli arredi scolastici, utile a garantire l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2020-2021, nonché a contenere e contrastare l'eventuale emergenza nelle istituzioni scolastiche statali». Intanto il ministero dell'Istruzione ha pubblicato la graduatoria del bando con 330 milioni di euro per il finanziamento di interventi per organizzare nuovi ambienti didattici: il numero più alto di candidature da parte di Enti locali arriva dalla Lombardia, seguita dal Piemonte, Campania e Veneto. 
Lorena Loiacono


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