FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3954841
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Maestri e psicologi contro le lauree telematiche “Il tirocinio è necessario”

Maestri e psicologi contro le lauree telematiche “Il tirocinio è necessario”

Vietate e ora ripristinate dalla Corte dei conti. “Ma così non si formano educatori”

09/03/2020
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Ilaria Venturi

Ci si può laureare in Psicologia o in Pedagogia per via telematica? Il titolo di dottore guadagnato con lezioni a distanza è valido per gli educatori che andranno a lavorare nei nidi, nei centri anziani, con le donne e i minori abusati? L’ex ministro all’università Lorenzo Fioramonti, poco prima delle sue dimissioni a dicembre scorso, aveva fissato dei paletti: non si può più.

Un decreto che aveva scatenato la protesta delle università telematiche e che ora è stato respinto dalla Corte dei Conti per “vizi di forma” e dunque ritirato. Sollevando lo sdegno degli ordini delle professioni sanitarie e del mondo accademico dei pedagogisti e psicologi: «Non ci si può laureare in certe professioni senza una didattica che preveda la presenza fisica degli studenti». Ora la palla passa al neo ministro Gaetano Manfredi, che da presidente della Crui aveva sostenuto il provvedimento: la richiesta è che si confermino l’uscita delle lauree in psicologia, scienze dell’educazione e pedagogiche e servizi sociali dalla modalità telematica. Richiesta che tocca più di tutti gli atenei telematici, una realtà da 82 mila iscritti e 13 mila laureati secondo il Sole 24ore. E che aspetta da anni un riordino strutturale.

Il mondo accademico è in fibrillazione, chiede che si apra almeno un tavolo sulla qualità dell’educazione a distanza. Sul fronte opposto, la difesa di un sistema riconosciuto. Gli stessi studenti iscritti alle telematiche avevano raccolto ventimila firme contro il decreto Fioramonti. «Il problema è serio, nessuno vuole chiudere le telematiche ma porre l’attenzione di come sia possibile per alcuni corsi fare didattica a distanza » spiega Pietro Lucisano, professore di pedagogia sperimentale alla Sapienza e presidente della Società italiana di ricerca didattica. «Per le professioni educative è importante che i ragazzi abbiano anche esperienze di ricerca. Ma c’è un tema più ampio relativo al senso dell’università — osserva il docente — se ci fosse un sistema di università telematiche serio e rigoroso non ci sarebbe nulla di male che parte della didattica sia a distanza. Ma non è sempre così, noi vogliamo evitare gli esamifici. Per esempio, con i crediti per l’abilitazione all’insegnamento non abbiamo riscontrato serietà ». Nessuno mette in discussione l’innovazione, tanto più con l’emergenza coronavirus che obbliga a fare lezioni on line. Ma «decadendo il decreto si è rotta l’unica diga che regolamentava la formazione a distanza — osserva David Lazzari, presidente dell’ordine degli Psicologi — Noi come ordini sanitari, compreso gli assistenti sociali, diciamo solo che le lauree delle professioni sanitarie non possono svolgersi in modo esclusivo o prevalente a distanza. E questo a tutela del cittadino ». Sulla stessa linea i pedagogisti. «Non vogliamo demonizzare le università telematiche e non siamo oscurantisti rispetto all’innovazione — mette in chiaro Maria Grazia Riva, alla guida del dipartimento di Scienze della Formazione all’università di Milano Bicocca e del coordinamento nazionale — chiediamo che ci siano distinzioni. Come insegno la capacità di ascolto a un adolescente, come faccio, se non in aula, la restituzione dei tirocini o a gestire casi che si basano sulla relazione interpersonale? ».

«Tutte le professioni dell’aver cura hanno bisogno di una formazione in cui puoi condividere delle emozioni » ragiona Silvana Colaprice, docente di pedagogia a Bari, voce del coordinamento dei presidenti dei corsi per educatore e pedagogista. Fulvio De Giorgi, storico dell’educazione, non ha dubbi: «Importante è anche come s’impara».