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Ma sindacati, studenti e genitori bocciano la scuola in streaming

L'ipotesi per le classi delle superiori . "Così svuotiamo bus e metro"

13/10/2020
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La Stampa

Flavia Amabile

Alla fine tirano un sospiro di sollievo. Per tutto il pomeriggio studenti, genitori e sindacati fronteggiano lo spettro che più di ogni altro rappresenta il lockdown di sei mesi fa: la didattica a distanza, quelle lezioni, soli, davanti allo schermo del computer che ieri qualche governatore, tra cui, in modo esplicito, il presidente ligure Giovanni Toti, ha evocato per fermare i contagi e svuotare i mezzi pubblici, dove troppo spesso saltano le regole di distanziamento previste.

Innanzitutto i diretti interessati, i ragazzi e le ragazze a cui la possibilità di un ritorno alla scuola online suona come una resa da parte del governo, la disattesa di mille promesse sul ruolo strategico dell'istruzione per le nuove generazioni. Federico Allegretti, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi: «Riteniamo fondamentale che sia rispettata l'autonomia scolastica, gli istituti devono avere la capacità di decidere. Proprio per questo mi sembra che in questo momento non si possa imporre un lockdown alle scuole fino a quando altri comparti non essenziali resteranno aperti. È evidente che ci troviamo di fronte a una ripartenza che non è stata gestita come avrebbe dovuto».

Stessi toni tra i rappresentanti dei docenti. La Cgil presenta oggi i risultati di un'indagine sugli effetti dei lunghi mesi di didattica a distanza. Da quest'indagine emergono le forti difficoltà di connessione, le differenze nella capacità di continuare a studiare e il divario digitale nelle diverse zone d'Italia, il pesante carico di lavoro per gli insegnanti. Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil si è opposto e si opporrà anche solo all'eventualità di un ritorno alla situazione già vissuta in quei mesi nella modalità, ieri inizialmente richiesta da alcune Regioni: «Si scaricano sulla scuola difficoltà esterne. Sono molto perplesso di fronte alla incapacità di fare sistema quando si tratta di gestire il funzionamento della scuola».

L'ipotesi, ormai tramontata con grande soddisfazione da parte di chi la vita tra i banchi la respira ogni giorno, era stata avanzata dal presidente del Veneto, Luca Zaia, e da un gruppo di suoi colleghi: una misura

estrema, quasi una minaccia, legata a un'eventuale riduzione della percentuale sulla presenza consentita di passeggeri a bordo dei mezzi del Trasporto pubblico locale.

Per questa nulla di fatto, come se le voci dal basso fossero state ascoltate. Ma l'attenzione resta alta. Angela Nava è presidente del Coordinamento Genitori democratici: «Basta giocare sulla pelle dei ragazzi. Parlare ancora di didattica a distanza vuol dire chiedere a loro altri sacrifici quando invece andrebbero risarciti per il prezzo che hanno già dovuto pagare nei mesi scorsi». —