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«Ma il modo di apprendere sta cambiando»

Professor Antinucci, cosa cambia nella scuola?

10/04/2013
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Corriere della sera

Professor Antinucci, cosa cambia nella scuola?
«Ben poco oggi. Quello che le tecnologie cambieranno è qualcosa che i ragazzi già conoscono e che praticano ogni giorno. Le tecnologie hanno la capacità di modificare il modo di apprendere, e si arriva a scuola già con una lunga esperienza. Si usa il cellulare, si interagisce con i videogiochi, la stessa televisione è un potenziale di esperienze enorme rispetto al passato: tutto ciò attiva il modo di apprendere per esperienza anche per cose distanti o complesse».
Intende dire che...
«Ci sono due modi di apprendere. Il primo è per esperienza e con esso la conoscenza si costruisce cercando, sperimentando, tentando: è il modo che preferiamo, quello che si è evoluto con noi più lungamente. Poi c'è quello scolastico: consiste non nel costruire la propria conoscenza ma nell'assorbire la conoscenza già preparata da altri con un lungo e faticoso processo di assimilazione, attraverso la tipica lettura del manuale. Richiede attenzione, sforzo e non ci piace affatto. Il primo è quello che viene naturalmente favorito dalle nuove tecnologie, mentre il secondo domina nella scuola».
Per lei vince il primo?
«Certo, senza dubbio. I ragazzi oggi rifiutano la scuola tradizionale perché la giudicano irrilevante. Sono obbligati a seguire vecchi percorsi, ma non li sentono loro. Li considerano come qualcosa di estraneo a quanto sperimentano ogni giorno, e cioè che si apprende facendo e sperimentando non stando seduti a leggere. E dico questo ricordando che la pratica, su cui erano fondate le nostre antiche scuole, era interamente basata sul modo di apprendere per esperienza: si imparava andando a bottega e facendo, partecipando ad attività vere, che producevano risultati veri; magari sbagliando e chiedendo aiuto occasionalmente ad altri di maggiore esperienza, non ricevendo l'intera conoscenza da un manuale che poi attendeva, spesso vanamente, di essere messo in pratica».
Ma nella scuola...
«Per ora possiamo dire che si è visto poco, anzi nulla. Fuori sta avvenendo un cambiamento epocale. Dentro, tra i banchi, nelle aule, in questo momento c'è solo una mutazione di apparenza. Si è cambiata la penna con la scrittura elettronica (e non sempre!), ma l'enorme potenziale delle tecnologie digitali resta quasi totalmente inutilizzato».
Le nuove tecnologie dunque muteranno il modo di imparare?
«Sì, è qualcosa che avverrà inesorabilmente. O la scuola se ne rende conto o diventerà inutile oltre che sorpassata. La forza di attrazione del modo di apprendere per esperienza, supportata dalla piena potenza delle tecnologie interattive, non lascia dubbi in proposito».
Ar. To.
 


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